Migranti, Lamorgese riapre il Viminale alle Ong: la sfida sul “codice di condotta” che non riuscì a Minniti

Il cambio di passo della ministra dell’Interno sull’immigrazione

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha intenzione di riaprire «un confronto con le Ong impegnate in operazioni di soccorso in mare», andando a recuperare un discorso interrotto sin da quando al suo posto sedeva il dem Marco Minniti, cioè «partendo – ha detto in un’intervista al Corriere della Sera – dal codice di condotta già sottoscritto al Viminale».


Una sfida tutt’altro che semplice, che dovrà innanzitutto superare le riserve che due anni fa sollevarono le Ong, quasi tutte contrarie alle regole che il Viminale voleva loro imporre, a partire dalla presenza di agenti di polizia giudiziaria armati sulle loro imbarcazioni.


Il cambio di passo sul tema dell’immigrazione è ormai evidente rispetto all’epoca salviniana, ribadito in quest’ultima – rara – intervista concessa dalla ministra: «È fondamentale proseguire nell’azione di sostegno alla stabilizzazione della Libia – ha aggiunto – impegnarsi per la realizzazione di un piano umanitario europeo oltre che per il rafforzamento della capacità di tutte le guardie di frontiera dei nostri partner africani ai fini di una gestione dei flussi dei migranti sicura e rispettosa dei diritti delle persone. Dobbiamo agire con decisione perché non si ripetano tragedie del mare come quelle dello scorso 7 ottobre, vicino a Lampedusa».

La cesura col passato passa anche dall’obiettivo che Lamorgese si pone: «Sul piano nazionale, invece, è indispensabile uno sforzo ulteriore in direzione di reali politiche di integrazione, precondizione per la tenuta della coesione sociale del Paese, il cui livello di democrazia passa per la garanzia dei diritti civili e sociali e quindi per la capacità di rispondere ai bisogni di sicurezza dei cittadini».

I recenti vertici ristretti a livello europeo, prima Malta e poi Lussemburgo, non hanno dato segnali particolarmente incoraggianti verso un nuovo accordo sulle redistribuzioni. Ma la ministra punta al bicchiere mezzo pieno: «Ho registrato un rinnovato clima di solidarietà, necessario per una effettiva condivisione del problema. Finora l’impegno del nostro Paese su questo fronte è stato eccezionale. Adesso solo una risposta coordinata e condivisa a livello europeo può consentire però una strategia efficace che coniughi il necessario rigore contro lo sfruttamento dei migranti e i trafficanti di esseri umani con il rispetto dei diritti fondamentali e dei principi di solidarietà che sono alla base della costruzione e dell’integrazione europea»

Secondo la ministra il punto chiave è «il superamento degli attuali squilibri nella ripartizione degli oneri tra gli Stati membri. L’introduzione di un meccanismo di redistribuzione dei migranti basato su procedure di ricollocazione automatiche, veloci ed efficaci, fa sì che non vi siano incertezze in merito alla gestione dell’accoglienza al momento dello sbarco e allo Stato membro che se ne debba fare carico. Questi elementi potrebbero rappresentare una svolta decisiva soprattutto nella prospettiva di una riforma del Regolamento di Dublino».

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