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Mes, Conte alla Camera all’attacco di Salvini e Meloni: «Contro di me accuse gravissime»

02 Dicembre 2019 - 14:00 Alessandro Parodi
Il premier nega che ci sia stata una trattativa segreta e ricorda che il percorso del Salva Stati era noto e condiviso dai ministri del governo gialloverde. Attesa per la replica di Matteo Salvini al Senato

Dopo il muro contro muro nell’esecutivo sul Mes fra M5S e Pd, che è culminato nel vertice notturno di ieri sera, che sostanzialmente non ha sciolto il nodo delle posizioni contrapposte, è il momento del premier Conte che tiene la sua nota informativa, su richiesta delle opposizioni, sulle modifiche al Salva Stati prima alla Camera poi al Senato.

Proprio a Palazzo Madama si attende un bis dello scontro fra il premier e Matteo Salvini del 20 agosto: in quell’occasione Conte andò all’attacco del suo, ormai ex, vicepremier nelle giornate della crisi di governo del governo gialloverde, oggi si aspetta una replica, e una controreplica, alle accuse arrivate da Salvini di aver sottoscritto il trattato senza il consenso del Parlamento di aver «avere tradito gli italiani» perché la riforma del Mes «favorirebbe le banche tedesche». Parole a cui il presidente del Consiglio ha annunciato di voler rispondere con una querela.

La replica alle accuse di tradimento

«Sono qui per l’informativa sulle modifiche al Mes non solo perché doverosa dopo la richiesta ma anche perché ho sempre cercato di assicurare una interlocuzione chiara e trasparente con Il Parlamento», ha esordito il presidente del Consiglio alla Camera.

«Non posso nascondere che questa informativa non può essere degradata a ordinario momento della fisiologica interlocuzione tra il governo e il Parlamento: questo mio passaggio assume un rilievo particolare. Da alcune settimane – ha aggiunto il premier – i massimi esponenti di alcune forze di opposizione hanno condotto una insistita, capillare campagna mediatica accusandomi di condotte talmente improprie e illegittime nella trattativa con l’Ue da essermi reso responsabile di alto tradimento. Sarei uno spergiuro perché venuto meno al vincolo di essere fedele alla Repubblica: si è perfino adombrato che avrei tenuto questa condotta per biechi interessi personali. Questa accusa possiamo dobbiamo convenirne tutti non rientra nell’ambito dell’ordinaria dialettica politica».

«Mi sono sorpreso – ha detto ancora Conte – se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui “disinvoltura” a restituire la verità e la cui “resistenza” a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni» nel «diffondere notizie allarmistiche, palesemente false» sul Mes.

Alle parole del premier si sono alzate grida dai banchi da Fratelli d’Italia che hanno interrotto il discorso del premier. Il presidente della Camera Fico è dovuto intervenire rivolgendosi a Giorgia Meloni ricordandole che potrà intervenire in seguito. Nell’Aula la tensione è altissima. Conte è più volte interrotto dagli applausi della maggioranza e dalle proteste della opposizione. Accanto ai banchi della presidenza ci sono diversi commessi pronti ad intervenire in caso di disordini.

Conte, tornando sugli attacchi arrivati dalle opposizioni ha aggiunto: «Una falsa accusa di alto tradimento della Costituzione è questione differente dall’accusa di avere commesso errori politici o di avere fatto cattive riforme: è un’accusa che non si limita solo a inquinare il dibattito pubblico e a disorientare i cittadini, è indice della forma più grave di spregiudicatezza perché pur di lucrare un qualche effimero vantaggio finisce per minare alle basi la credibilità delle istituzioni democratiche e la fiducia che i cittadini ripongono in esse».

Sul percorso del Mes

Dopo la replica alle polemiche sul suo ruolo nella revisione del trattato, il premier ha riassunto i passaggi parlamentari relativi al Salva Stati, con il fine di dimostrare di non “aver scavalcato” il Parlamento stesso.

«Sulla riforma del Meccanismo europeo di Stabilità e sulle altre proposte della Commissione europea in merito al completamento dell’Unione economica e monetaria, fin dall’avvio della mia prima esperienza di governo, il Parlamento italiano è stato sempre e costantemente tenuto aggiornato, come di seguito dimostrerò», ha spiegato il premier.

In Cdm nessun ministro obiettò

Poi l’affondo agli ex alleati: «Nel Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2019 è stata presentata e illustrata nel dettaglio la “Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2018» in cui si parlava della trattativa condotta anche del Mes. Conte ha inoltre sottolineato che «nessuno dei ministri presenti, compresi quelli della Lega, ha mosso obiezioni sul punto e, in particolare, sulla relazione da presentare alle Camere».

Conte ha poi ricordato come la Commissione Europea abbia «presentato, nel dicembre del 2017, un pacchetto di proposte per il completamento dell’Unione Economica e Monetaria. Tra queste, figurava la proposta di riformare il Trattato istitutivo del Mes», cosa che ha ha dapprima «affiancato – e poi sostituito – il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM) nel compito di fornire, laddove necessario, assistenza finanziaria agli Stati membri della zona euro».

«Posso dunque affermare – ha chiarito Conte – che, poco meno di un anno fa, l’Italia, da me rappresentata, si è espressa in sede europea in maniera perfettamente coerente con il mandato ricevuto da questo Parlamento. Su tali basi è stato dato l’incarico all’Eurogruppo di procedere alla predisposizione di una bozza di revisione del Trattato Mes».

«Mi sembra quasi superfluo confermare a quest’Aula – ha detto il presidente del Consiglio caustico – un fatto di tutta evidenza, ossia che né da parte mia né da parte di alcun membro del mio Governo si è proceduto alla firma di un trattato ancora incompleto: nessun trattato è stato infatti ancora sottoposto alla firma dei Paesi europei».

La polemica con Borghi e Bagnai

Bersagli polemici del premier sul percorso del Mes i deputati della Lega Claudio Borghi e Alberto Bagnai, di cui Conte ha citato i suoi “grazie” nei suoi confronti per il lavoro sul Mes.

«In conclusione – ha chiosato il presidente del Consiglio – considerando i numerosi interventi svolti, in Assemblea e nelle commissioni parlamentari, sia alla Camera sia in Senato, possiamo convenire che le accuse, mosse in questi giorni da diversi esponenti politici di opposizione, circa una carenza di informazione e di consultazione sulla questa materia così sensibile, siano completamente false».

Conte poi ha rivendicato la trasparenza del suo operato: «Fermo restando che il presidente Centeno redige un resoconto dei lavori dell’Eurogruppo, che è disponibile sul sito ufficiale dell’Unione Europea. Desidero inoltre precisare che tutto quanto avveniva sui tavoli europei, a livello tecnico e politico, era pienamente conosciuto dai membri del primo Governo da me guidato, i quali prendevano parte ai vari Consigli dei Ministri, contribuendo a definire la corale posizione dell’Esecutivo italiano sul tema».

«Nessuno può insinuare negoziati segreti»

Per il premier «alla luce della ricostruzione appena sopra riassunta, corroborata da precisi riscontri documentali, nessuno può oggi permettersi, non dico di sostenere apertamente ma anche solo di insinuare velatamente l’idea che il processo di riforma del Mes sia stato condotto segretamente o, peggio, firmato nottetempo. Non solo c’è stata piena condivisione all’interno del Governo, ma su questa materia vi è stato, con il Parlamento italiano, un dialogo costante, un aggiornamento approfondito».

«Mes non è né contro o a favore di un Paese. Vantaggio per tutti»

Nel merito del trattato Conte ha affermato che «il nuovo Trattato, lascia a una valutazione tutt’altro che automatica la verifica della sostenibilità del debito e delle condizioni macroeconomiche dei paesi beneficiari dell’intervento del Mes, coerentemente con quanto preteso dall’Italia che si è opposta ad altri paesi che avrebbero invece voluto maggiori automatismi».

Per il premier «il Mes non è indirizzato contro un Paese o costruito a vantaggio di alcuni Paesi a scapito di altri. E’ una assicurazione contro il pericolo di contagio e panico finanziario, a vantaggio di tutti. Nel negoziato abbiamo ottenuto regole che fossero vantaggiose per l’Italia sia nel remotissimo caso in cui dovessimo arrivare a chiedere anche noi fondi al Mes, sia in quelli, molto più frequenti, in cui l’Italia si ritrovasse dal lato di coloro che erogano il prestito».

«È un bene che il Parlamento sia protagonista – ha concluso Conte – è un bene che vi sia un confronto su temi così rilevanti per il nostro futuro. Sono certo che da questo confronto possa nascere un impulso positivo per il nostro contributo nel negoziato europeo. Perché questo accada, tuttavia, bisogna mantenere l’approccio che il Parlamento aveva giustamente sollecitato lo scorso giugno e che il Governo ha seguito nelle sue negoziazioni, e cioè al fatto che si guardi all’architettura che veniamo definendo in Europa nel suo complesso, secondo una logica di pacchetto».

Il testo completo dell’informativa di Conte alla Camera

Dalla Ue via libera al rinvio

A stretto giro dall’informativa del premier alla Camera fonti europee coinvolte nel negoziato informano che «la firma del Trattato sul Mes a dicembre non è necessaria, può avvenire uno due-mesi più tardi». L’Italia quindi avrà più tempo per lavorare all’approccio “pacchetto” , caldeggiato dal leader pentastellato Di Maio e che sembra la strada maestra scelta dalla guida dell’esecutivo.

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