In Evidenza IsraeleTrasporti pubbliciFedez
ATTUALITÀCinaCoronavirusLombardiaSanità

Coronavirus, il confronto tra Hubei e la Lombardia

21 Marzo 2020 - 07:54 YouTrend
Il raffronto tra la provincia cinese, primo focolaio dell'epidemia, e la regione italiana più colpita da contagi e vittime

In questi giorni l’Italia sta fronteggiando i momenti più difficili, finora, della pandemia da Coronavirus. In Lombardia, in particolare, il tasso grezzo di letalità – cioè il rapporto fra deceduti e il totale dei casi noti – è ormai stabilmente superiore al 10%, anche se è probabilmente sovrastimato vista la politica di fare i tamponi solamente ai sintomatici. Ma come potrebbe evolvere la situazione in Lombardia? Per capirlo, proviamo a confrontare l’evoluzione dell’epidemia in Lombardia con quella nel primo focolaio: la provincia cinese di Hubei, il cui capoluogo è Wuhan.

Prima di iniziare l’analisi, è importante avanzare due disclaimer: fra Lombardia e Hubei, infatti, ci sono due differenze rilevanti. La prima riguarda la popolazione: Hubei ha circa 60 milioni di abitanti contro i 10 della Lombardia. Nonostante ciò la densità abitativa delle due regioni è comparabile, con circa 320 abitanti per chilometro quadrato nella provincia cinese e 420 in Lombardia. La seconda discrepanza è che, per quanto riguarda Hubei, i dati sono disponibili solamente dal 22 gennaio, il giorno prima dell’inizio del lockdown a Wuhan. Per la Lombardia, invece, sono disponibili dati ufficiali dal 25 febbraio, 12 giorni prima dell’emanazione del Dpcm che ha esteso la Zona Rossa a tutta la regione.

Per rendere meglio confrontabili i dati nei nostri grafici, abbiamo scelto di partire dal 23 gennaio per Hubei (che quel giorno aveva 444 casi e 17 decessi) e dal 27 febbraio per la Lombardia (403 casi, 14 decessi).

Il confronto tra i casi totali

Come si vede nel grafico, Hubei ha avuto tre momenti in cui la curva ha decisamente cambiato direzione. Il 2 febbraio (giorno 11 nel grafico) c’è stata una prima impennata. A questa è seguito da un’altro picco di un solo giorno il 13 febbraio (giorno 22). Infine dal 18 febbraio (giorno 27) in poi, c’è stato un netto rallentamento, fino ad oggi. Il secondo picco, bisogna precisarlo, è stato dovuto a un cambiamento nel sistema di diagnosi del Coronavirus in Cina. Dal 13 febbraio, infatti, per accertare un caso in Hubei non è stato più necessario il tampone, ma è stato sufficiente l’accertamento dei sintomi da parte dei medici.

La curva della Lombardia, dal canto suo, finora non ha subito deviazioni significative. Ciò significa che la tendenza del contagio nella regione è ancora esponenziale, anche se la crescita ha lievemente rallentato rispetto ai primi giorni.

Passando ora all’aspetto più tragico della pandemia, il numero dei deceduti, è importante avanzare un altro disclaimer. Il dato dei morti, infatti, dipende da numerosi fattori diversi, fra cui comorbilità (presenza di altre patologie oltre al Covid 19), struttura demografica della società e disponibilità di strutture di cura e letti in terapia intensiva. Queste variabili sono inevitabilmente molto diverse fra Lombardia e Hubei, quindi il confronto sui decessi va preso con le pinze ancor di più rispetto a quello sui casi totali.

Il confronto dei decessi

In questo grafico si nota una divergenza netta fra le due linee. In Lombardia, i decessi sono cresciuti di molto rispetto a quelli in Hubei a partire dal 9 marzo, il giorno 12 nel grafico. Nei dieci giorni successivi a questo cambio, cioè fino a ieri, in Lombardia sono morte oltre 180 persone al giorno, più del doppio di quanto è successo fra il giorno 12 e il giorno 22 in Hubei.

Per cercare di capire le cause del terribile numero di vite perse, può essere utile osservare i dati del numero di posti letto in terapia intensiva in Lombardia.

L’andamento dei casi e dei ricoverati in terapia intensiva in Lombardia

Dal grafico si può vedere l’incremento percentuale sia dei casi di Covid 19 sia dei pazienti in terapia intensiva. Si può notare come dall’inizio di marzo l’incremento dei casi sia costantemente maggiore dei nuovi posti di terapia intensiva utilizzati. Questo elemento, al netto dei pazienti che escono dalla terapia intensiva (perché superano la fase acuta o perché muoiono), va unito a un’età media della popolazione più elevata e probabilmente a un numero di tamponi effettuati più basso rispetto al campione cinese. Queste possono essere alcune delle motivazioni per cui il tasso grezzo di letalità sia decisamente più alto rispetto alla Cina e ad altri stati europei (dove in ogni caso la curva epidemica è in una fase precedente).

articolo di Giovanni Forti – Youtrend, in collaborazione con Federico Boscaino

Il parere degli esperti:

Leggi anche: