Coronavirus, il premier albanese Edi Rama: «Giovani medici partiti per l’Italia senza dirlo ai genitori»

«La nostra amicizia non è episodica – spiega il primo ministro – esiste da quando siamo usciti dal comunismo reale. Quando ho accennato alla nostra iniziativa tutto il popolo albanese ha applaudito con entusiasmo»

È diventato virale il video del primo ministro albanese Edi Rama che annunciava l’invio di medici del suo Paese per aiutare l’Italia nell’emergenza Coronavirus. «Laggiù è casa nostra» ha detto Rama: «Noi non abbandoniamo l’amico in difficoltà». Intervistato da la Repubblica Rama spiega che non manda i sanitari soltanto per gli aiuti ricevuti durante il terremoto: «Il nostro legame con l’Italia è fortissimo». E parla dei contatti con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che gli ha confermato il bisogno d’aiuto.


Rama ricorda che il suo Paese è stato il primo in Europa ad aver chiuso scuole ed università e ad aver fatto il lockdown totale. Il paziente zero è arrivato dall’Italia. Alla domanda perché aiutare proprio il nostro Paese, il primo ministro albanese risponde: «La nostra amicizia non è episodica, esiste da quando siamo usciti dal comunismo reale. Quando ho accennato alla nostra iniziativa, tutto il popolo albanese ha applaudito con entusiasmo. Nessuno ha detto siamo nei casini anche noi, abbiamo bisogno di medici e infermieri, se collassa un sistema sanitario come quello lombardo come facciamo a mandare le nostre riserve? No, gli albanesi sono fieri di aiutarvi».


Poi ricorda l’aiuto italiano dopo il terremoto: «C’è stato alle 6 di mattina, ho scritto messaggi a tutti e il premier Conte è stato tra i primissimi a rispondermi. In giornata è arrivata la Protezione Civile e ha iniziato a salvare vite». I sanitari albanesi inviati in Italia sono «dieci medici e venti infermieri: a inizio epidemia – spiega Rama – avevamo fatto appello al personale sanitario per iscriversi volontariamente in un elenco nel caso che la pandemia fosse andata oltre le capacità di rianimatori, infermieri già operativi nei nostri ospedali. Da quell’elenco abbiamo fatto una chiamata…sottovoce. Non sapevamo come avrebbero reagito, era loro diritto dire di no, avere magari paura; ma è stato incredibile, la ministra della Sanità ha fatto un giro di telefonate e ha trovato tutti pronti a partire».

Il primo ministro racconta: «In aeroporto c’erano giovani medici e infermieri che non lo avevano detto neanche ai genitori, temevano che dicessero di no. È una vera guerra. Mi hanno detto: li avvertiremo solo all’arrivo. Almeno due di loro hanno studiato Medicina in Italia». Sulla loro formazione Rama è sicuro: «Sono completamente pronti: ho voluto che la missione fosse completamene a nostre spese. Abbiamo messo a loro disposizione un salario, italiano, e pagato tutto il materiale. Faranno un’esperienza in prima linea in guerra, e la riporteranno in Albania dove abbiamo già la nostra guerra e i nostri caduti».

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