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Coronavirus, la storia di Luca, uno dei 50 italiani bloccati in Bolivia: «Vi prego, fateci tornare a casa» – Il video

17 Aprile 2020 - 05:58 Felice Florio
Luca Profenna si trova a La Paz, la capitale della Bolivia. È in contatto con l'ambasciata italiana da un mese, ma nessuno è riuscito a organizzare il suo rientro e della cinquantina di connazionali bloccati nel Paese

«Sono Luca, un ragazzo abruzzese residente a Torino, partito per un lungo viaggio in Sudamerica il 5 dicembre, quando il Coronavirus nemmeno esisteva. Ho viaggiato per mesi in Argentina e Cile, documentando con foto e parole ciò che incontravo, con l’obiettivo di arrivare fino in Colombia, passando per Perù ed Ecuador. Sono entrato in Bolivia il 12 Febbraio». Inizia così l’appello di Luca Profenna, un giovane italiano bloccato a La Paz. Fa fatica anche a parlare a telefono: «Mi trovo a oltre 3.600 metri di altitudine da mesi, l’aria è rarefatta e non si riesce a respirare».

Prende il fiato, e racconta l’odissea che sta vivendo insieme ad altri 50 connazionali che non riescono a tornare in Italia. «Ho recuperato i contatti dalle mail che l’ambasciata italiana in Bolivia ci ha spedito in questo periodo. Abbiamo creato un gruppo su Whatsapp per farci forza a vicenda». Le storie che si scambiano sul gruppo sono incredibili: c’è chi è rimasto bloccato da settimane su un isolotto del lago Titicaca, chi è costretto a vivere in un ostello, minorenni che non riescono a stare al passo con i compagni di classe perché il fuso orario non permette loro di seguire le lezioni.

«Ciò che l’ambasciata italiana in Bolivia ha fatto, in questo mese, è mandarci alcune mail. Le prime mail erano le informazioni di un volo organizzato dall’Ambasciata di Francia con arrivo a Parigi. Le altre mail per avvertirci di un volo organizzato dall’ambasciata della Malesia in Perù con arrivo a San Paolo in Brasile. Entrambi in maniera completamente disorganizzata, senza orari precisi, facendo numerosi scali e soprattutto a prezzi assurdi», afferma nel testo che ha scritto insieme agli altri connazionali.

Una delle mail ricevute dagli italiani bloccati in Bolivia

«Un esempio? Il volo organizzato dall’ambasciata della Malesia in Perù che ci avrebbe portato da La Paz a San Paolo in Brasile costava circa 2000 dollari, facendo scalo a Lima. Poi da San Paolo, ovviamente, avremmo dovuto cercarci autonomamente un volo per rientrare in Italia – e si chiede -. Perché in Argentina, in Cile, in Perù le nostre ambasciate hanno organizzato voli di rientro e dalla Bolivia no? Perché le altre ambasciate di Paesi come Germania, Francia, Spagna hanno organizzato voli di rimpatrio per i loro concittadini dalla Bolivia e l’Italia non lo fa?».

L’appello si conclude con un eloquente «abbiamo bisogno di voi. Perché qui o se ne esce tutti e tutte assieme, o non se ne esce. Caro ministro degli Esteri Luigi Di Maio, caro ambasciatore Francesco Tafuri, possiamo darci una mossa?».

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