Riapertura del 3 giugno, il Governo nella morsa delle Regioni: decisione possibile tra stasera e domani

Il numero di contagi al Nord e in particolare in Lombardia preoccupano alcune regioni del Sud. Rischia così di slittare la riapertura annunciata con il decreto del 18 maggio

Si avvicina il momento clou: tra stasera e domani, 30 maggio, il governo deciderà se gli italiani potranno tornare a muoversi liberamente da una Regione all’altra. La riapertura era già stata ipotizzata per il 3 giugno, ma a fronte di un’onda incerta dei contagi da Coronavirus in alcune Regioni (la Lombardia su tutte), il timore era che i movimenti interregionali potessero riguardare solo una parte del Paese.


In realtà, fonti vicine al Ministero della Salute hanno fatto capire che i numeri dell’Iss sarebbero abbastanza incoraggianti da permettere una riapertura totale già il prossimo mercoledì. Il ministro Speranza è in possesso dei dati già da stamattina e ne sta discutendo con il resto della maggioranza.


Secondo il portavoce di Francesco Boccia, ministro per gli Affari Regionali, non c’è ancora stato un incontro tra governo e presidenti delle varie Regioni – ma dovrebbe essere a breve. Sfuma così l’ipotesi che la decisione sulle riaperture possa slittare di una settimana. L’incontro con i territori sarà comunque delicato.

Il Sud alza i muri

Se alcune Regioni come il Veneto di Zaia fremono per riaprire i confini, altre come la Toscana di Rossi invitano alla cautela, e altre ancora alzano muri. È il caso della Sicilia: l’isola resterà blindata almeno fino al 7 giugno per effetto di un’ordinanza regionale.

Se Toti in Liguria dice di essere pronto ad accogliere i turisti, il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas insiste sui controlli sanitari in entrata, nonostante i commenti offesi del sindaco di Milano Beppe Sala («Ce ne ricorderemo») e i no del ministro Francesco Boccia («Viola l’articolo 120 della Costituzione»).

Per Solinas, sono «polemiche sterili» e «salotterie». «Io non ho mai parlato di improbabili patenti di immunità», scrive in una lettera al Corriere della Sera per poi aggiungere che tutti coloro che vorranno andare in Sardegna dovranno munirsi di «un semplice certificato che attesti al momento della partenza di non essere positivi al Covid- 19».

Anche il governatore siciliano Nello Musumeci propone un «protocollo per garantire la sicurezza sanitaria» di chi arriva in Sicilia mentre il sindaco di Napoli Luigi De Magistris sostiene che senza tamponi «non ci sono le condizioni per consentire liberamente uno spostamento tra regioni».

Ipotesi quarantena breve

Chiaramente sono paure legate a un esodo dal Nord e in particolare dalla Lombardia (che ieri contava il 64% dei nuovi contagi) anche vista la scarsità di tamponi e le incertezze sui numeri. Su questi elementi, la Fondazione Gimbe ha accusato la Regione Lombardia di truccare i numeri (dal Pirellone per tutta risposta hanno annunciato la querela). La situazione è talmente delicata che già da giorni, l’Istituto superiore di sanità ha annullato l’abituale conferenza stampa con cui ogni venerdì commenta i dati sul monitoraggio delle regioni e i relativi Rt.

Il primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, pur riconoscendo il problema, ritiene sia giusto riaprire anche le regioni: «[…] o si rimandavano una serie di altre riaperture oppure adesso che la gente esce liberamente di casa mi pare inutile tenere chiusa una o più regioni», dichiara in un’intervista a La Stampa.

«Il virus non conosce frontiere nazionali, figuriamoci regionali». Il presidente della Regione Lombardia Fontana invece si dice «convinto che dal 3 giugno anche i lombardi saranno liberi di circolare in tutta Italia» al netto di dati «positivi e in miglioramento».

Per risolvere la tensione tra stato e regioni ed evitare un rinvio, era spuntata l’ipotesi di una quarantena breve: quattro o cinque giorni necessari per escludere che una persona abbia contratto il virus. Una regola che in caso andrebbe applicata anche a chi viene in Italia dall’estero, per evitare che gli stranieri siano più “liberi” degli italiani. 

Dal 3 giugno infatti, salvo nuovi rimandi, dovrebbe essere possibile venire in Italia senza quarantena da tutti i paesi dell’area Schengen (più il Regno Unito). Lo stesso non vale automaticamente per chi dall’Italia si dirige all’estero: per il momento Germania e Francia dovrebbero fare altrettanto a partire dal 15 giugno, mentre il Regno Unito ha confermato settimana scorsa che da giugno tutte le persone in entrata dovranno passare due settimane in quarantena.

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