Coronavirus. Molto rari i contagi degli asintomatici? Cosa è stato detto durante la conferenza dell’OMS

Siamo davvero sicuri che gli asintomatici sono raramente contagiosi? L’OMS non sembra avere una posizione precisa

Leggiamo titoli come «Oms, molto raro che asintomatico trasmetta Coronavirus», ma non si tratta di una posizione ufficiale dell’Organizzazione, bensì le dichiarazioni estrapolate dalla Cnn da un intervento della dottoressa Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell’Oms.

«E’ molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus», afferma Van Kerkhove alla Cnn. Mentre nel Q&A dell’Organizzazione possiamo leggere una spiegazione un po’ più ampia che rispecchia meglio la sua linea:

«È possibile prendere il COVID-19 da qualcuno che ha solo una leggera tosse e non si sente male. Alcuni rapporti hanno indicato che le persone senza sintomi possono trasmettere il virus. Non è ancora noto quanto spesso accada. L’OMS sta valutando la ricerca in corso sull’argomento e continuerà a condividere i risultati aggiornati».

Problemi di comunicazione

Quindi l’Oms non sembra prendere una posizione netta pro o contro la possibilità di essere contagiati da pazienti asintomatici, una eventualità che non può essere esclusa, anche alla luce della letteratura disponibile, né possiamo essere certi che si tratti di una eventualità rara.

Secondo la dottoressa sarebbero emersi da diversi Paesi dei casi che escludono la trasmissibilità del virus da parte degli asintomatici. Sono tante le incognite che si aprono, e avevamo già trattato l’argomento in diversi articoli. Uno studio pubblicato su Respir Med. basato su 455 individui, è stato rilanciato in diverse testate perché dimostrerebbe che gli asintomatici non sono contagiosi, ma non ci dà modo di capire come escludere il ruolo degli interventi non farmaceutici, quali mascherine, e distanziamento sociale. Anche diversi guru amati dalle frange complottiste hanno ricamato sugli studi riguardanti la non contagiosità «dimostrata» degli asintomatici.

D’altro canto noi ci stupiamo molto facilmente. Così se sentiamo che mascherine o guanti possono creare problemi ci sentiamo traditi dagli esperti, quando da sempre si raccomandano tempi e modi adeguati per il loro utilizzo. Altrimenti diventa difficile persino stimare l’incidenza delle misure di contenimento, nella «ritirata» del Covid-19.

Una trasmissione insidiosa

Così anche per asintomatici e bambini l’incertezza dei dati fa sì che si valutino i rischi in assenza di sufficienti ampie analisi della letteratura in merito, che possano sul serio confermare o smentire del tutto certi rischi rispetto ad altri. Diventa così problematico anche per l’Oms riuscire a comunicare adeguatamente il rischio in tempi di pandemia.

Il problema maggiore che rende la diffusione di SARS-CoV2 così forte è la difficoltà di distinguere diverse tipologie di pazienti. Secondo alcuni studi infatti, il virus potrebbe rendere contagiosi fin da tre giorni prima che si manifestino i sintomi. Come distinguiamo al primo colpo un asintomatico da un presintomatico allora? Ricordiamo anche diversi casi, in cui pazienti apparentemente guariti sembravano tornare ad ammalarsi. Si tratta di ricadute o convalescenze non ancora terminate? Si ritiene più probabile la seconda ipotesi, ma senza escludere del tutto la prima.

La Scienza non è fatta per trasmettere certezze, vive di dubbi e correzioni continue. Allora diventa piuttosto evidente che sia piuttosto difficile, non solo monitorare tutti i positivi esistenti in una popolazione, ma anche i casi e la frequenza con cui avviene la trasmissione del virus attraverso gli asintomatici.

Il fenomeno è documentato, fin da quello studio di The Lancet lanciato in Italia da Roberto Burioni nel gennaio scorso e chi indossa la mascherina e mantiene le distanze nell’eventualità di essere positivo senza saperlo sta facendo bene.

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