La Maturità col Coronavirus, diario di un presidente di commissione: i mille dubbi del fischio di inizio

Cronache di un docente incaricato di presiedere la giungla dell’esame ai tempi della pandemia

Secondo giorno di mobilitazione. Chi tra i presidenti delle Commissioni d’esame non ha concluso le operazioni preliminari ieri, ha dovuto, oggi, ripetere a soggetto. Non sempre per causa propria, per indolenza, per incapacità, per scarsa conoscenza dei mezzi informatici (che dopo il Covid non è più tollerata). Talvolta per difficoltà intrinseche, situazioni spinosissime, cavilli e arzigogoli, contorcimenti di pancia, indubitabili dubbi. 


Ma l’armata non è lasciata sola, allo sbaraglio. Non sarà certo una scolastica Teutoburgo: sono stati chiamati i riservisti (freschi pensionati) schierate le retroguardie dallo Stato Maggiore attraverso gli uffici territoriali. Ogni Regione dispone di una task force: partono in continuazione virtuali portaordini, si diramano digitali staffette a sostenere i fanti della prima linea. E così avanti avanti, corsi di formazione on line con decine di Dominus ispettorali che spiegano l’ordinanza in tutti i suoi articoli, te la raccontano, te la fanno digerire, te la buttano giù, ti accompagnano nel dubbio.


E, dietro di loro, un’orda di meno blasonati, meno medagliati, ma pur sempre pedine dell’Appartnik, che aiutano gli aiutanti. E poi, dopo le  riunioni preliminari, dove gli sventurati Presidenti hanno accolto i ragionevoli dubbi, raccolto ogni indecisione, si mettono con santa pazienza  a rispondere a qualsivoglia quesito, in una ulteriore sessione obbligatoria (certo perché se non lo fosse chi diavolo mai si collegherebbe? Solo i nordici riconoscono, con luterano senso di responsabilità, l’aspetto formativo come necessario, per affrontare una sfida, noi no. E si vede dal successo della formazione dei docenti …quasi obbligatoria, epico fallimento!).

Ebbene, in questa occasione ogni domanda è lecita. E l’homus italicus, nella sua più pura essenza, dubitante e interrogante, bisognoso di risposte e vaticini, esce allo scoperto. Le domande dovevano pervenire a una mail istituzionale, vagliate dagli aiutati degli aiutanti, per permettere agli Inspektor di offrire precise e argute risposte, ma niente… l’indisciplinato statale in chat si scatena a babbo morto e i più arditi prendono addirittura la parola, a scapito della connessione, accendono il video, per innato protagonismo e pongono il loro sibillino dilemma.

C’è chi  chiede se deve chiamare i genitori nel caso in cui  un ragazzo non si presenti all’esame, chi ha il problema di alunni che vorrebbero fare la maturità a distanza e pensano di aver capito che si può (e anche il Presidente della commissione non ha le idee chiare, tentenna pensoso), chi vuole sapere se può dare il “liberi tutti” ai Commissari della 5D terminati gli esami o se i docenti debbano restare reperibili (come i medici) fino alla fine di tutte le commissioni, fino alla fine del mondo.

Qualche temerario osa addirittura mettere in dubbio il sapere dei Sapienti. Altri hanno il problema del famigerato pacco: cosa ci mettiamo dentro quest’anno dentro ‘sto pacco, che non ci sono le prove scritte? Una chiavetta? Sia mai rispondono gli espertissimi, e le firme??? Per i non addetti, il pacco, così chiamato, è l’incartamento finale che contiene tutti i sontuosi documenti firmati, sottoscritti e controfirmati dai membri dell’equipaggio e, chiuso con pomposo rito, verrà riaperto solo in caso di ricorso.

Insomma la burocrazia allo stato estremo, nella sua forma più raffinata, più paralizzata. «Ogni organizzazione burocratica – scrive Hans Magnus Enzensberger – si comporta come fosse diretta dagli agenti segreti dei suoi avversari». Naturalmente non vale per tutti. C’è chi nello Stato ci crede, come me. Oggi si comincia, si va! «Presidente, a che punto è la notte?».

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