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Paradigma Cascina. La città che ha lanciato Ceccardi ci spiega come la Lega può prendersi la Toscana – Il video

21 Settembre 2020 - 10:37 Valerio Berra
Nel 1970 in consiglio comunale più della metà degli eletti erano tesserati Pci. Ora questo paese nel cuore della campagna pisana è diventato il simbolo di un’inversione di tendenza

«Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». Cascina, corso Matteotti. Queste parole, attribuite a Gandhi, sono la prima cosa che vede chi entra nella sede locale della Lega. Scritte con vernice blu su sfondo ocra campeggiano sull’unica parete sgombra da ritagli di articoli di giornale, vecchi manifesti elettorali e un orologio (sempre blu) sagomato come il Sole delle Alpi. Su tutto però domina una presenza: Susanna Ceccardi. È lei la protagonista delle doppie pagine appese sui pannelli di sughero, è suo lo sguardo che dai cartelloni invita i cittadini a cambiare la storia e, a quanto pare, è stata sua anche l’idea di scrivere sul muro le parole del Mahatma. Cascina ha 45mila abitanti e si trova nelle campagne della provincia di Pisa. La sua storia politica era quella di tante città toscane. Vocazione comunista, una scuola di partito intitolata al partigiano Emilio Sereni e la certezza che a ogni elezione i colori dominanti sarebbero stati quelli della sinistra. Almeno fino al 2016, quando Cascina è diventata la prima città in tutta la Toscana a eleggere una sindaca della Lega. Per il primato assoluto Cascina è arrivata in ritardo di 17 anni: la prima fascia tricolore sul busto di un leghista è stata messa ad Antonio Contrucci, eletto sindaco di Bagni di Lucca nel 1999.

La mosca verde

ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI | Susanna Ceccardi durante la chiusura della campagna elettorale a Firenze

Trentatré anni, una laurea (in corso) in Giurisprudenza, una figlia di nome Kinzica (eroina pisana che sconfisse i Saraceni) e cinque campagne elettorali alle spalle (più una, anche questa in corso). Dopo essere stata eletta come sindaca di Cascina, Ceccardi aveva spiegato al Fatto Quotidiano di non essere una «mosca bianca» ma una «mosca verde». Comunque vada, fra poche ore potrebbe non essere più una creatura politica così rara in Toscana visto che nonostante la partenza in svantaggio Ceccardi è riuscita a recuperare terreno sul rivale Eugenio Giani, candidato del centrosinistra e presidente uscente del Consiglio regionale, da cui è lontana solo un 1,1%. Dati quasi per dispersi i 5 Stelle: Irene Galletti (peraltro anche lei di Cascina) si muove sulla linea del 9%. Nonostante il suo nome rimarrà intrecciato nella storia politica di Cascina, Ceccardi non ha mai ultimato il mandato da sindaco. Anzi. Nel 2018 ha accettato un incarico nello staff di Matteo Salvini, appena diventato ministro dell’Interno e vicepresidente del consiglio.

Nel 2019 invece è diventata europarlamentare. Proprio a Bruxelles, anticipa il Tirreno, la «mosca verde» dovrebbe andare a svernare in caso di sconfitta. Una campagna elettorale quasi ininterrotta, quindi, che in questi giorni sta diventando la principale fonte di accuse tra le strade della sua città. Cascina infatti si prepara a nuove elezioni comunali. Questa volta il candidato del Pd sarà Michelangelo Betti. Fermo a chiacchierare fuori dalla sede del suo comitato elettorale (esattamente sulla piazza principale) spiega che Ceccardi non ha ancora dato prova delle sue capacità come amministratrice: «Oltre che per le comunali, l’Europarlamento e ora le Regionali, Ceccardi ha corso anche nel 2013 per le elezioni in Parlamento e nel 2015 per le scorse Regionali. Qui, bisogna dirlo, è stata sfortunata. In lista con lei c’era un candidato che si chiamava Salvini che ovviamente ha preso, solo per l’omonimia con Matteo, valanghe di preferenze».

La Toscana rossa

 

ANSA/PROFILO TWITTER GIORGIA MELONI | Un selfie dal profilo Twitter di Giorgia Meloni con Matteo Salvini, Susanna Ceccardi e Antonio Tajani

«Su 10mila abitanti, oltre mille erano tesserati al Pci. Di 40 consiglieri comunali, solo noi ne eleggevamo 24», ricorda Carlo Viegi, che nel 1970 era il segretario del Pci di Cascina. Esattamente l’anno in cui si sono organizzate in Italia le prime elezioni regionali. Appoggiato sul divano della sua casa racconta di quel momento in cui i nodi che hanno sempre legato i cittadini toscani alla tradizione politica di sinistra hanno cominciato a sciogliersi. «Qui si parla di tempesta perfetta. C’era un calo del Pd a livello nazionale, scelte sbagliate della vecchia amministrazione e delle primarie interne che sono state fratricide. Ceccardi è stata sottovalutata. Per la prima volta abbiamo avuto un ballottaggio. Lei ha raddoppiato i suoi voti e ha vinto».

La Toscana rossa non è più rossa da un po’. Sei capoluoghi su dieci sono a guida centrodestra, alle Europee il Pd era il primo partito con il 33,3% ma la Lega era al 31,5%. Due dati che impressionano, soprattutto se confrontati con le elezioni europee del 2014, quando trainato dall’onda del primo renzismo il Pd era arrivato al 56% e la Lega si era fermata al 2,4%. Il vento è cambiato per sempre? Per l’erede di Ceccardi a Cascina, Leonardo Cosentini, il nuovo candidato sindaco della Lega, forse no ma sicuramente ora lo spazio che prima aveva il Pd è passato ad altri: «Qui vicino abbiamo il più grande stabilimento al mondo della Piaggio. Voglio vedere se il Pd fa un banchetto chi va a firmare. Ora gli elettori non sono più ideologizzati come qualche anno fa. Si guarda alla battaglie, a chi difende davvero i diritti. E il Pd queste battaglie non ne sta più facendo da un pezzo».

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