Coronavirus, Pregliasco sul lockdown: «Non c’erano alternative. Fontana sbaglia: la decisione del governo è basata su criteri oggettivi»

di Giada Giorgi

Il virologo e membro del Comitato tecnico scientifico lombardo si dichiara favorevole alla suddivisione dell’Italia in più zone di rischio decisa dal governo. E sui risultati: «Non saranno eclatanti ma aiuteranno»

«Un lockdown ci voleva». Non ha dubbi il professor Fabrizio Pregliasco, membro del Comitato tecnico scientifico lombardo, su quale sia la soluzione più efficace per arginare l’attuale situazione di contagi da Covid-19 in Italia. Il virologo commenta a Fanpage.it le polemiche arrivate nelle ultime ore dal presidente della Lombardia Attilio Fontana sulle decisioni del governo per arginare la curva epidemica, in aumento esponenziale ormai da settimane.


«Al contrario di quanto pensi Fontana credo che quella del governo sia stata una decisione basata su criteri oggettivi», ha detto Pregliasco, dichiarandosi favorevole alla divisione dell’Italia in più aree di rischio. Sull’efficacia delle misure bisognerà aspettare i 15 giorni canonici ma il virologo non ha dubbi sul fatto che la suddivisione in più zone non abbia fatto altro che andare incontro alle esigenze delle Regioni. «Ma neanche questo sembra essere andato bene», dice riferendosi alle numerose rimostranze arrivate dai governatori locali.


La strada ancora più efficace, secondo il virologo, sarebbe stata quella di un lockdown più duro, che avrebbe portato a risultati certi. «Questo vedremo se avrà un effetto, sicuramente un effetto inferiore rispetto a un lockdown più restrittivo». Sulle proteste di commercianti e lavoratori il virologo si mostra solidale ma ricorda l’obiettivo primario ora da perseguire, quello di «ridurre al più possibile i contatti».

In diverse realtà locali, comuni e province si stanno unendo alle proteste dei governatori soprattutto in merito ai dati sull’indice Rt. Nonostante si trovino in Regioni dichiarate rosse o arancioni il loro valore Rt, uno dei criteri fondamentali per la determinazione della fascia di rischio di appartenenza, si rivela molto più basso. Esempio di ciò sono alcuni dei comuni lombardi non appartenenti alla provincia di Milano, che chiedono dunque di essere tolti dalla zona rossa.

Una valutazione che secondo Pregliasco non può essere criterio per un’azione efficace: «Credo sia un approccio sbagliato: tutti dovremmo fare la cosa più dura» ha detto, spiegando come in questo momento della nostra storia alcune libertà «sono concessioni» e questo «dobbiamo capirlo». Il virologo ribadisce che i risultati che dovremmo aspettarci da questa chiusura non saranno così «eclatanti», quello su cui puntare e sperare è «l’abbassamento della curva» al fine di tornare a essere in grado di tracciare e monitorare la velocità di diffusione.

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