È morto Diego Armando Maradona: El Pibe de Oro aveva 60 anni

L’ex campione argentino si è spento a seguito di un arresto cardiorespiratorio. Due settimane fa era stato operato al cervello. Trionfi e cadute di un campione che resterà eterno

È morto Diego Armando Maradona. El Pibe de Oro, che aveva compiuto 60 anni il 30 ottobre scorso, è deceduto oggi, 25 novembre, a seguito di un arresto cardiorespiratorio mentre si trovava nella casa di Tigre, nella periferia di Buenos Aires, dove stava passando la convalescenza dopo essere stato sottoposto a una delicata operazione al cervello. Sul posto, secondo la stampa argentina, sono sopraggiunte nove ambulanze. Ma tutti i tentativi di rianimarlo sono stati vani. El Pibe de Oro s’è spento alle 13.02 ora argentina.



L’ultimo saluto

Sarà allestita nella Casa Rosada, il palazzo della presidenza argentina, la camera ardente per rendere l’estremo omaggio a Maradona. La notizia è stata confermata ai media locali da un portavoce della Casa militare di Buenos Aires. Non si conoscono ancora i dettagli dell’evento ma pare che sarà possibile per il pubblico dare l’ultimo saluto al Pibe de Oro nel pomeriggio di giovedì. Secondo le stime, ci saranno un milione di persone in visita alla camera ardente.

L’intervento al cervello

Ansa | Un tifoso di Maradona fuori dalla clinica a La Plata, Buenos Aires, Argentina – 3 novembre 2020

Maradona era stato ricoverato d’urgenza il 3 novembre a causa di un coagulo di sangue al cervello che aveva richiesto l’intervento in una clinica di Olivos, zona alla periferia Nord di Buenos Aires. Secondo lo stesso quotidiano Clarìn, la famiglia «aveva messo in dubbio la decisione di operare presa ore prima dal medico; e aveva anche chiesto di ritardare l’intervento, ma poi lo stesso Maradona ha deciso di farsi operare». Il medico curante di Maradona, Leopoldo Luque, aveva poi spiegato che «l’operazione è andata bene e Maradona si è svegliato bene ed è già nella sua stanza di terapia, con tutti i parametri corretti». L’avvocato e amico di Maradona, Matias Morla, aveva ammesso che «quella a cui è stato sottoposto Diego non è stata affatto un’operazione di routine, per me è un miracolo che sia vivo. Credo che Diego abbia vissuto il momento più duro della sua vita».

Gli ultimi giorni a fianco della figlia Giannina

Ansa | Diego Maradona

Otto giorni dopo l’intervento, Maradona era stato dimesso. Si era fatto largo tra la folla di fan e, salito a bordo di un veicolo, era stato portato in una casa affittata nel centro residenziale Villanueva a Tigre, località a Nord dell’area metropolitana di Buenos Aires. Lì, a poche centinaia di metri di distanza, vive la figlia Giannina, che s’è presa cura del padre fino alla fine.

Lutto nazionale in Argentina

L’apertura de L’Équipe sulla morte di Maradona

La notizia della scomparsa di Maradona ha scosso immediatamente tutto il mondo, calcistico e non. A partire dall’Argentina, dove il governo ha decretato tre giorni di lutto nazionale. Il presidente Alberto Fernández ha scritto su Twitter: «Ci hai portato in cima al mondo. Ci hai reso immensamente felici. Sei stato il migliore di tutti. Grazie per essere esistito, Diego. Ci mancherai per tutta la vita».

Gli scudetti a Napoli e il capolavoro dell’86

Maradona trascinò l’Argentina alla conquista del Mondiale del 1986, regalò due scudetti a Napoli, battagliò con Pelé per il titolo di più grande calciatore di sempre. Da sempre mito e simbolo, è stato un concentrato di sport e umanità, sospeso fra debolezze umane (la dipendenza dalla droga e dall’alcol) e colpi di classe. Talento precoce dell’Argentinos Juniors, firmò a 21 anni con il Barcellona. Dopo un gravissimo infortunio, passò al Napoli. Aveva 24 anni. Per celebrarne l’ingaggio, la società azzurra organizzò un evento pubblico il 5 luglio 1984. Allo stadio San Paolo accorsero 60 mila tifosi che pagarono 3 mila lire a testa per vedere da vicino Diego. Negli anni successivi Maradona ricambiò l’amore dei tifosi con 115 gol, una Supercoppa italiana, due scudetti, una Coppa Uefa.

Il capolavoro – sportivo e di astuzia – lo realizzò in Messico. Nei quarti di finale del Mondiale, contro l’Inghilterra, beffò il portiere avversario Peter Shilton, insaccando il pallone con un tocco di mano. A fine partita, disse che quel gol lo aveva segnato La mano de Dios, non lui. Nello stesso match, Maradona mise a segno quello che per la Fifa è il Gol del secolo. Controllò palla a centrocampo, dribblò l’intera difesa inglese e depositò il pallone alle spalle del portiere. In quell’occasione, Diego trascinò fino al titolo mondiale l’Argentina, vittoriosa per 3-2 in finale contro la Germania. Della carriera di Maradona, accanto ai trionfi, si ricorderanno le cadute, l’ultima fu la positività al doping nei Mondiali statunitensi del 1994. Luci e ombre, vittorie abbaglianti e inciampi fragorosi di un campione che resterà eterno.

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