Coronavirus. Il vaccino sperimentale Moderna provoca una vittima ed è un sacerdote? No!

di David Puente

Il prete si era sottoposto al vaccino sperimentale, ma il decesso è dovuto a un problema cardiaco

Il 27 novembre 2020 è morto all’età di 70 anni padre John M. Fields, sacerdote della Pennsylvania noto per essere uno dei primi volontari del vaccino Moderna contro la Covid19. La notizia è rimbalzata su diversi siti italiani con titoli del tipo «Prete morto a 70 anni: era il primo volontario della terza fase del vaccino» senza specificare che poteva aver ricevuto il placebo, generando inevitabilmente il dubbio come avvenne nel caso del medico brasiliano ad ottobre.

Uno degli articoli che attribuisce dal titolo la responsabilità della morte al vaccino: «Covid, il vaccino sperimentale provoca una vittima: è un sacerdote»

Quello di Moderna è un vaccino a mRNA (RNA messaggero) che rispetto agli altri vaccini non si basa su parti inattivate del virus. Secondo quanto riportato dal sito dell’Arcieparchia di Philadelphia, luogo dove operava padre Fields, pare che la morte sia dovuta a un attacco cardiaco. Non essendoci alcun comunicato da parte di Moderna, nel web era iniziata a circolare la presunta colpevolezza del vaccino legata al fatto che il virus possa causare problemi cardiaci.

Per chi ha fretta

  • Il sacerdote ha partecipato alla terza fase della sperimentazione dove sono stati somministrati ai volontari dosi del vaccino o placebo.
  • Non sappiamo se il sacerdote abbia ricevuto la dose del vaccino sperimentale o il placebo.
  • Il sacerdote aveva ricevuto l’ultima iniezione il primo ottobre ed era stato visitato il 26 ottobre senza riscontrare problemi.
  • La sperimentazione non è stata fermata a seguito del decesso, avviando dunque un’indagine al fine di verificare una eventuale connessione con il vaccino.

Analisi

La terza fase della sperimentazione del vaccino Moderna ha fornito ai propri volontari la dose del vaccino sperimentale o il placebo, essendo di fatto uno studio a doppio cieco. Secondo quanto riportato nel sito dell’Arciparchia di Philadelphia, il sacerdote si era sottoposto – insieme ad altri 30 mila volontari – a due iniezioni previste dalla sperimentazione e a un controllo a distanza di qualche settimana:

Fr. Fields was the first volunteer in the study at the University of Pennsylvania, and received his first injection August 31, said CNS.

[…] He received a second injection on October 1, after which he again felt no symptoms.

[…] On October 26, he returned for a follow-up evaluation.

Il decesso è avvenuto a circa un mese di distanza dalla visita di controllo avvenuta il 26 ottobre e a circa due mesi dall’ultima iniezione che, per quanto ne sappiamo, poteva essere il semplice placebo. Si apprende, sempre dal sito dell’Arciparcia, che alla sua morte non aveva contratto la Covid-19.

Uno dei titoli sulla vicenda: «Prete morto dopo essersi offerto volontario per i test del vaccino Moderna»

Secondo alcuni siti fonte dei NoVax, nel caso del sacerdote ci sarebbe stato un comportamento scorretto:

Due pesi e due misure: se un soggetto muore dopo essersi offerto volontario per testare un vaccino, la causa della morte, anche se a distanza, non può essere giammai imputata al vaccino; se, invece, un soggetto muore a 85 anni con comorbilità diagnosticate, si fa di tutto per ricondurre la causa della morte al COVID-19

Risulta controproducente, se non addirittura catastrofico, nascondere un decesso causato dalla sperimentazione per poi rischiare di riscontrare ulteriori casi a seguito della somministrazione su larga scala. Di fatto, il sacerdote si era sottoposto alla sperimentazione e a successivi controlli che non avevano rilevato eventuali problematiche. Ricordiamo che eventuali reazioni al vaccino sono riscontrabili nei primi giorni dalla somministrazione e generalmente si concludono in tempi brevi.

La narrativa relativa ai decessi con comorbilità diagnosticate associati in maniera forzata alla Covid19 è una costante per coloro che desiderano negare la pericolosità del Sars-Cov-2. Come ben sappiamo, consultando correttamente e per intero il «Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia» fornito dall’Istituto Superiore di Sanità (il più recente è quello pubblicato il 2 dicembre 2020), le complicanze riscontrate nelle cartelle cliniche dei deceduti sono le seguenti: nel 94,2% dei casi analizzati è stata riscontrata un’insufficienza respiratoria, nel 23,6% un danno renale acuto, nel 19,3% sovrainfezione e per il 10,8% un danno micardico acuto.

Come Open Fact-checking abbiamo fatto richiesta a Moderna di fornire una risposta in merito all’accusa mossa da alcuni media, ma al momento non sono giunte comunicazioni. Nel frattempo, negli Stati Uniti l’agenzia del farmaco FDA si avvia all’approvazione del loro vaccino.

Conclusioni

Il sacerdote non risultava positivo al Sars-Cov-2 e il citato arresto cardiaco non è riconducibile ad esso. Non si hanno riscontri in merito a quale iniezione abbia ricevuto il sacerdote, contenente la dose del vaccino o il placebo. Dal periodo trascorso dalle iniezioni alla visita di controllo non si riscontrano eventuali complicanze relative alla sperimentazione. Infine, rispetto ad altri casi precedenti, la sperimentazione del vaccino Moderna non ha subito alcun arresto a seguito del decesso del sacerdote.

In merito alla teoria fornita dal sito fonte dei NoVax, quella che vede un tentativo forzato per «ricondurre la causa della morte al COVID-19» a persone aventi comorbilità diagnosticate, quest’ultimo permette a determinati lettori di considerare forzatamente un legame tra il vaccino sperimentale e il decesso senza alcuna prova.

Open.online is working with the CoronaVirusFacts/DatosCoronaVirus Alliance, a coalition of more than 100 fact-checkers who are fighting misinformation related to the COVID-19 pandemic. Learn more about the alliance here (in English).

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