Dopo i ritardi di Astrazeneca, il governo apre a una riforma del piano vaccinale. Sileri: «Ripensare la strategia insieme all’Europa»

di Giada Giorgi

Il viceministro alla Salute Sileri commenta le ultime dichiarazioni di Ema sul ritardo delle dosi del vaccino di Oxford. «Facciamo in modo che aumentino le dosi dei vaccini che hanno già avuto l’autorizzazione»

È un cambio in corsa la soluzione ipotizzata dal viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri per rimediare al possibile ritardo delle dosi del vaccino Astrazeneca. Il farmaco anti Covid su cui l’Italia ha puntato più di tutto per il suo piano vaccinale, 40 milioni di dosi acquistate, rischia di allungare ancora i tempi di arrivo, lasciando in panne la prima fase della campagna. E mentre l’ente regolatore europeo, incaricato di valutare il sì definitivo, frena le aspettative, «improbabile per gennaio», la Germania fa da sé, provvedendo all’acquisto di altre 30 milioni di dosi fuori quota da Pfizer – BioNtech.


E l’Italia? Domanda, dopo le dichiarazioni di Ema, ancora più stringente a cui Sileri risponde tenendo il punto prima di tutto sull’accordo europeo avvenuto ormai settimane fa. «C’è un’intesa generale a cui far fede» ha ricordato il vice ministro, «secondo la quale all’Italia spettano il 13,5% delle dosi». L’intesa a cui Sileri si riferisce è la stessa che ora la Germania ha deciso di minare con l’acquisto indipendente, mossa che, al netto dei toni pacati mantenuti dal vice ministro, starebbe creando non pochi malumori nel governo.


«Ripensare la strategia»

Il punto è che il rischio di un primo trimestre 2021 senza dosi Astrazeneca comincia a diventare sempre più concreto e le aspettative ottimistiche sulle sperimentazioni non rassicurano più. Dal vaccino di Oxford, l’Italia si è sempre aspettata molto e ora i conti fatti per il piano rischiano di non tornare in maniera determinante. «Nello scenario in cui sia presente solo un vaccino e gli altri non abbiano raggiunto l’ok, forse dovrebbero essere anche cambiate le strategie per far sì che aumentino le dosi di quel vaccino che ha già avuto l’autorizzazione».

Dopo giorni di piani B smentiti e rassicurazioni sui tempi, ora dal governo sembra arrivare l’ipotesi di una nuova strategia di acquisto. Se sul ritardo di Sanofi lo stesso ministro Speranza aveva mostrato tranquillità, «con le dosi che attendiamo da tutte le altre aziende l’Italia dovrebbe avere comunque una copertura sufficiente», ora il ministero della Salute comincia ad arrendersi all’idea di un nuovo piano di forniture.

Lo stesso Sileri ha un’idea più chiara su quanto spetterà di fare non solo all’Italia ma all’Europa intera. La sfida di eventuali dosi in più è la soluzione che il governo sembrerebbe pronto a prendere in linea con un piano europeo ancora una volta condiviso, escludendo di conseguenza una corsa all’acquisto in autonomia, così come successo in Germania. Il tavolo della Commissione europea potrebbe dunque riunirsi per ristabilire le parti di una nuova azione congiunta a cui il Paese deciderebbe di partecipare così come ha fatto all’inizio.

Ancora speranze sui tempi?

«Vediamo intanto quando arriveranno le altre autorizzazioni, ma nel caso in cui si dovesse registrare un ritardo, è necessaria una strategia diversa, ovviamente per recuperare dosi in più», ha continuato a spiegare Sileri. Il punto decisivo, infine, sarà proprio sulle tempistiche. Il governo sembrerebbe nutrire ancora speranze nell’esito positivo di Ema, nell’aspettativa che il ritardo annunciato riguardi soltanto il mese di gennaio. In quel caso, secondo il ministero della Salute, ci sarebbero ancora margini di attuazione del piano programmato, con le 16 milioni di dosi Astrazeneca pronte ad essere iniettate agli italiani nel primo trimestre del 2021. Le speranze ancora in piedi però sono le stesse che hanno accompagnato una sperimentazione difficile e incerta già dopo i primi mesi.

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