Via libera al Recovery Plan con l’astensione di Italia Viva. L’ultimo strappo sul Mes, governo verso la crisi

Cresce a quasi 20 miliardi il fondo per la Sanità e del 70% il comparto degli investimenti finanziati dai fondi europei. Approvato nella notte il nuovo Recovery Plan che comprende diverse richieste di Italia Viva, ma i renziani restano insoddisfatti per l’assenza del Mes

Via libera nella notte al Recovery Plan, approvato poco dopo l’una in quello che potrebbe essere uno degli ultimi Consigli dei ministri del governo Conte II. Il piano passa con l’astensione delle due ministre di Italia Viva, con il partito di Matteo Renzi ancora insoddisfatto per l’assenza del Mes e pronto nelle prossime ore a lasciare il governo per aprire così la crisi. Il dossier di 172 pagine appena approvato sui 209 miliardi di euro tra finanziamenti e prestiti della Commissione europea destinati all’Italia arriva profondamente segnato dall’ultimo mese di scontri e tensioni all’interno della maggioranza. Scontri accesi proprio da Italia Viva, che sin dall’inizio aveva contestato le quote con cui erano distribuiti i fondi sui vari settori e il modello di governance che avrebbe gestito progetti finanziati dal Next Generation Eu.


Rispetto alla prima bozza che prevedeva 196 miliardi direttamente legati al Recovery Fund, la nuova versione del piano prevede l’aggiunta di una quota dal Fondo coesione sviluppo, più i 13 miliardi del React Eu con gli aiuti europei previsti per l’immediata emergenza sanitaria. Al pacchetto si sono aggiunte risorse già programmate nel bilancio nazionale, circa 80 miliardi, e 7 miliardi invece dai fondi strutturali europei. In totale così, il pacchetto di progetti inserito nel Recovery Plan a circa 310 miliardi. Una delle novità nel piano approvato è l’aumento dei fondi destinati alla Sanità, passati da 9 miliardi nella bozza iniziale a 19,7. Di questi 12,8 andranno all’innovazione, ricerca e digitalizzazione, mentre 7,9 per l’assistenza di prossimità e la telemedicina. Sei le macroaree finanziate con 223 miliardi dedicate agli investimenti, cresciuti del 70% rispetto alla prima versione:


Il nodo della governance, che appena un mese fa aveva aperto gli scontri all’interno del governo con la contestazione renziana, resta tutto da definire. Nel nuovo testo il governo scrive che sarà presentato in Parlamento: «Un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano, garantisca il coordinamento dei ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa». Sul come e chi è ancora tutto da chiarire.

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