L’invasione delle varianti Covid-19 sempre più diffuso su tutto il territorio nazionale è un pericolo nuovo della pandemia che si rischia di affrontare con strategie ormai superate. La mutazione inglese corre con una potenza di trasmissibilità superiore al virus originario, la stessa che ha messo in ginocchio il Regno Unito in soli 20 giorni. «È per questo motivo che il sistema va corretto subito». A invitare il governo a un ripensamento delle misure restrittive è il virologo Fabrizio Pregliasco che al Messaggero spiega come la strategia dei colori adottata finora non sia più sufficiente per arginare i rischi.
«C’è un guaio – ricorda Pregliasco – la recente indagine a campione, nel nostro Paese, ha già rilevato la presenza sui nuovi casi di un 20% di variante inglese» continua il professore, «siamo sul filo di lana». Il pericolo è che il poco monitoraggio effettuato fino ad ora possa aver ormai compromesso il livello di diffusione delle nuove varianti, per cui l’unica strada sarebbe tamponare con misure più dure sperando di non finire come Regno Unito, Israele e Portogallo.
«Stiamo regolando i rubinetti sulla base dei dati. E in questo modo siamo riusciti a mitigare abbastanza bene gli effetti dell’epidemia del virus originario ma con le varianti è diverso», ribadisce Pregliasco, che oltre alla revisione totale del sistema dei colori ora ipotizza anche sull’immediata chiusura delle scuole.
Una delle tesi più accreditate, confermata purtroppo dalla nascita di sempre più focolai tra bambini e ragazzi, è quella di un maggiore impatto della variante “inglese” sui giovani rispetto al virus d’origine. «Dovessi decidere io chiuderei tutte le scuole da ora», ha continuato Pregliasco, «in modo da arginare le varianti e continuare a vaccinare le persone ma so bene che si tratterebbe anche di una decisione politica coraggiosa».
L’appello univoco degli esperti
E a chiedere coraggio al neo governo di Mario Draghi ora sono in molti. Gli scienziati italiani fin da inizio pandemia in prima linea nella lotta al virus ora invocano un cambio di passo per arginare un rischio che in grande parte stiamo già correndo. «Dovevamo attuare da novembre un preciso piano di sequenziamento di tutte le varianti presenti nel Paese, ora è troppo tardi e non c’è una Regione che non sia in pericolo» ha spiegato a Open nelle ultime ore il professor Andrea Crisanti.
«Bisogna affrettarsi anche nell’immunizzazione perché un’unica dose non fa altro che facilitare la formazione di nuove varianti» aveva ribadito ancora prima il professor Galli. La revisione delle misure a cui spinge la maggior parte degli esperti ora è quella di un nuovo lockdown inevitabile. Chiudere tutto ora per limitare un’esplosione che, come anticipato dal professor Ricciardi «potremmo con alte probabilità aspettarci già a marzo», sembrerebbe tra le poche cose rimaste da fare.
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