Gerli fa un passo indietro: l’ingegnere delle previsioni sbagliate rinuncia all’incarico nel Cts

Nelle ultime ore erano montati gli appelli perché Draghi revocasse la nomina. Domani è in programma la prima riunione del nuovo Comitato tecnico scientifico

Alla fine è arrivato il passo indietro. Alla vigilia della prima riunione del nuovo Comitato tecnico scientifico è arrivata la rinuncia formale all’incarico da parte di Alberto Giovanni Gerli, uno dei dodici membri nominati martedì scorso dalla Protezione civile sotto il nuovo governo Draghi. La sua nomina ha suscitato molto scalpore dal momento che Gerli, ingegnere di formazione e di professione, s’è messo in mostra per le tante previsioni sbagliate dall’inizio della pandemia di Coronavirus. Pur essendosi lanciato in diverse stime (dalla zona bianca in Veneto al crollo delle positività in Lombardia a marzo) queste si sono per lo più rivelate sbagliate nel tempo. Previsioni disattese che i giornali hanno collezionato nelle ultime ore per evidenziare quanto strana fosse la sua nomina nel nuovo Cts, visti i dubbi sulla sua competenza con riguardo all’epidemia da Covid.


Il commento di Gerli: «Polemiche sorprendenti»

In particolare, ad aver criticato l’assegnazione dell’incarico all’ingegnere sono stati i Verdi e Sinistra italiana. Oggi Angelo Bonelli aveva esplicitamente chiesto al premier Mario Draghi di revocare quella nomina. Poco prima delle 17 – a meno di 24 ore dalla prima riunione del nuovo Cts – è arrivata la rinuncia formale all’incarico. Domani 19 marzo alle 14.30 è previsto l’incontro tra i nuovi esperti al quale prenderanno parte anche il capo del dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Gerli ha commentato: «A seguito delle inattese e sorprendenti polemiche esplose all’indomani della mia nomina, ho ritenuto opportuno rinunciare al mio incarico così da evitare al Cts e alle istituzioni in generale ulteriori, inutili ostacoli e distrazioni rispetto alle importanti e difficili decisioni che sono chiamati a prendere in un momento tanto delicato per il Paese».


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