L’incubo dei pazienti oncologici che aspettano il vaccino (e non sanno come prenotarlo): «Totale caos, ogni Regione fa come vuole»

Parla a Open Elisabetta Iannelli, segretaria generale della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia, che definisce «inaccettabile» la scelta di alcune Regioni di vaccinare categorie “sane” come magistrati o giornalisti. Mentre sono quasi un milione gli estremamente fragili in attesa

«Ci sono pazienti oncologici che stanno accedendo al vaccino anti-Covid, altri invece che non riescono a prenotarlo. Tutto cambia da Regione a Regione, ci sono quelle più virtuose come il Lazio, dove i centri di cura segnalano i pazienti estremamente fragili alla Regione, e altre dove va peggio come nel caso di Basilicata, Abruzzo, Marche e Sardegna. Insomma non c’è un disegno uniforme, ogni Regione fa come vuole. Vanno per i fatti loro, con criteri diversi. C’è chi non ha finito gli over 80 e chi non ha dosi a sufficienza. Dunque, situazioni diverse che devono essere domate dalla ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini a cui abbiamo scritto. Sì, perché al momento c’è il caos più totale. E in attesa del vaccino potrebbero esserci anche 800 mila persone».


A parlare a Open è Elisabetta Iannelli, segretaria generale della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) che, proprio in queste ore, ha ricevuto centinaia di segnalazioni da tutta Italia. Segno che la campagna vaccinale sta facendo acqua da tutte le parti: basti pensare al caos con gli over 80 in Lombardia o alla vicenda di Marta Di Palma – raccontata da Open – costretta a tornare a scuola, visto che è una docente, senza vaccino, nonostante sia una paziente oncologica. E pensare che tutti i suoi colleghi “sani” sono già stati vaccinati con AstraZeneca.


Cosa non va nel nuovo piano vaccinale

Il nuovo piano vaccinale definisce sì le patologie che rientrano nella categoria degli estremamente fragili ma non indica chiaramente chi deve identificarli o, più banalmente, chi deve chiamarli. Così ci sono Regioni che si affidano ai medici di base, altre agli specialisti che li hanno in cura, altre agli ospedali, altre ancora alle piattaforme online a cui accedono direttamente i pazienti con i codici di esenzione. Insomma una giungla, un caos. Un altro problema che potrebbe esplodere a breve – ci anticipa la Iannelli – potrebbe essere quello dei pazienti oncologici in cura in un istituto che ha sede in una Regione differente da quella di residenza.

Il grido d’allarme dal Molise

Il risultato è quello di avere persone con la stessa patologia che, in alcune Regioni, riescono a vaccinarsi, in altre no. Senza un criterio definito. In Molise, ad esempio, un gruppo di pazienti oncologici qualche giorno fa ha lanciato un grido d’allarme: sono stanchi di aspettare, delusi e indignati. Si sono già iscritti ma al momento non hanno avuto alcuna notizia. Sono lì, in un limbo, in attesa del vaccino che non arriva. E, intanto, restano barricati a casa

«Vaccinano i magistrati ma non i pazienti oncologici»

Come da protocollo, gli ospedali prendono in carico la vaccinazione dei pazienti oncologici che hanno effettuato la loro ultima chemio nei 6 mesi precedenti. Se, invece, come accaduto con Marta Di Palma, i mesi trascorsi sono 7, inizia il dramma. Un corto circuito fatto di pazienti rimbalzati alle Asl agli istituti in cui sono in cura fino ai medici di base che spesso non hanno vaccini a sufficienza. Ma il fatto che fa più arrabbiare la Iannelli è la scelta di alcune Regioni di vaccinare ad esempio magistrati, avvocati e giornalisti. «Categorie sane vaccinate prima dei pazienti oncologici. Questo è inaccettabile», tuona la Iannelli.

Foto in copertina: ANSA/SIMONE VENEZIA

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