Uno «studio pediatrico» dimostra che le mascherine espongono i bambini a troppa anidride carbonica? No!

Mascherine e livelli eccessivi di anidride carbonica nei minori. Il nuovo controverso «studio pediatrico» dell’omeopata Harald Walach

La pandemia dovuta al nuovo Coronavirus ha visto nell’uso delle mascherine, anche a scuola, un metodo pragmatico per contenere la diffusione della Covid-19 sulla base delle nostre conoscenze epidemiologiche riguardo ai virus trasmissibili per via aerea. SARS-CoV-2 è intrinsecamente da tre a quattro volte più trasmissibile rispetto ai virus influenzali. Una lettera pubblicata su Jama lo scorso 30 giungo riporta i risultati di una ricerca condotta su 45 minori tra i 6 e 17 anni, dove risulterebbe che le mascherine FFP2 e quelle chirurgiche tratterrebbero quantità pericolose di anidride carbonica, tanto da esporre i ragazzi al pericolo di ipercapnia. Tuttavia, il metodo e i dati riportati dai ricercatori non mostrano niente di tutto questo. Inoltre, il primo firmatario è Harald Walach (Ph.D in psicologia clinica, insegna mindfulness agli studenti di medicina), lo stesso professore dell’Università di Poznan dello studio che suggeriva la pericolosità dei vaccini anti-Covid, successivamente ritrattato perché basato su dati non verificati.

Per chi ha fretta:

  • Il metodo utilizzato per misurare la quantità di CO2 inalata dai minori nell’esperimento non è quello corretto (già smentito in passato).
  • I livelli riscontrati sono nella norma, anche sulla base di esperti della sanità tedesca.
  • Il collegamento tra uso di mascherine e ipercapnia non è stato riscontrato durante la sperimentazione.
  • Il coordinatore dello studio Harald Walach aveva firmato un precedente studio sospetto poi ritrattato.

Analisi

Come si evince dal protocollo utilizzato per l’esperimento, sono state misurate mediamente tra le 13.120 e 13.910 ppm (parti per milione) di anidride carbonica sotto le mascherine FFP2 e chirurgiche fatte indossare dai 45 volontari. Secondo i ricercatori questi valori supererebbero di gran lunga i limiti consentiti, che secondo l’Ufficio federale dell’ambiente tedesco non sarebbero più tollerabili oltre le 2.000 ppm. La fonte di questo dato è uno studio del 2008 che cita misurazioni risalenti al 1858.

«Il contenuto normale di anidride carbonica all’aperto è di circa lo 0,04% in volume (cioè 400 ppm). Un livello dello 0,2% in volume o 2000 ppm è il limite per i locali chiusi secondo l’Ufficio federale dell’ambiente tedesco, e tutto ciò che va oltre questo livello è inaccettabile», affermano i ricercatori.

Si tratta appunto di qualità dell’aria in ambienti chiusi. L’esperimento come presentato nel protocollo riguarda invece la stima dell’anidride carbonica trattenuta in un breve lasso di tempo dalle mascherine. È importante a questo punto capire il metodo utilizzato:

«Tutte le misurazioni sono non invasive, utilizzano sonde che vengono attaccate al viso del bambino; quindi, non entrerano né nel naso né nella bocca – continuano i ricercatori – L’ossigenazione del sangue e la temperatura sono misurate in modo non invasivo mediante mezzi ottici e misure a infrarossi».

Gli autori non menzionano alcun esame diretto del sangue. Inoltre sembrano ignorare che i limiti per l’uso delle mascherine sono ben diversi. Avevamo già visto in un articolo precedente che nei lavoratori che indossano mascherine per otto ore non dovrebbero essere superate le 5.000 ppm; sotto questi valori il limite si aggira invece attorno alle 40.000 ppm.

«I bambini in condizioni normali nelle scuole indossano tali maschere per una media di 270 (intervallo interquartile, 120-390) minuti», continuano i ricercatori.

Ma 270 minuti equivalgono a 4,5 ore. Anche il metodo utilizzato non è molto convincente. I colleghi tedeschi del sito di fact checking Correctiv hanno intervistato Wolfgang Straff, medico e direttore del Dipartimento di Medicina Ambientale e Valutazione della Salute presso l’Agenzia federale tedesca per l’Ambiente e Robert Bethke che lavora presso lo stesso Ente:

«L’inerzia dei dispositivi di misurazione assicura anche che non possano reagire con la stessa rapidità con cui il nostro respiro scambia lo spazio aereo sotto la maschera – spiega Straff – Ecco perché a coloro che effettuano le misurazioni sembra che la concentrazione continui ad aumentare fino al raggiungimento dei 10.000 PPM o che il dispositivo emetta un segnale acustico».

«In altre parole, si potrebbe anche dire che la nostra frequenza respiratoria è così veloce che il sensore non riesce a tenere il passo – continua Bethke – Ciò è dovuto anche alla quantità di CO2 che espiriamo con un respiro, ovvero circa 40.000 PPM. I dispositivi di misurazione stanno raggiungendo i loro limiti. Ad esempio, i dispositivi che possono essere visti nei video si spengono a 10.000 PPM e sono sovraccarichi».

«Ciò che espiriamo non è tossico. Come ho detto, contiene circa 40.000 PPM di CO2, a seconda dell’attività. Ma non ci soffocheremmo neanche – conclude Straff – Una quantità veramente tossica di CO2, alla quale l’effetto diventa narcotico (intorpidimento) ed è possibile morire, parte da 80.000 PPM».

A diffondere lo studio ci ha pensato la testata Byoblu.

Il collegamento infondato con l’ipercapnia

Il riferimento al rischio di ipercapnia o altri disturbi da parte dei ricercatori è puramente surrogato. Non lo hanno riscontrato nell’esperimento. Fanno riferimento invece a una revisione pubblicata lo scorso 20 aprile su Environmental Research and Public Health della casa editrice svizzera MDPI, la stessa della rivista che ha dovuto ritrattare il precedente recente articolo di Walach sulla presunta prericolosità dei vaccini anti-Covid.

Si tratta di un lavoro limitato da diversi bias. Basta leggere i limiti riportati dagli stessi autori:

«La nostra ricerca nella letteratura si è concentrata sugli effetti negativi negativi delle maschere, in particolare per evidenziare i rischi soprattutto per alcuni gruppi di pazienti. Pertanto, le pubblicazioni che presentano solo effetti positivi delle maschere non sono state considerate in questa revisione».

Gli studi analizzati nella revisione che trattavano specificamente di ipercapina sono tre su un totale di 178 (1, 2, 3); il primo riguarda gli obesi che soffrono di apnea notturna; il secondo tratta dei pazienti che soffrono di patologie polmonari; il terzo una analisi degli effetti della ipercapnia.

Chi è Harald Walach

Dopo due studi discutibili pubblicati nel giro di pochi giorni, di cui uno già ritrattato, vale forse la pensa di capire chi è Walach e di cosa si è occupato in precedenza lo psicologo clinico che oggi insegna mindfulness a Poznan. Dobbiamo fare un salto indietro nel 2012, quando Walach partecipa a una campagna di denigrazione di un collega, Edzard Ernst, «reo» di aver pubblicato studi che negano l’efficacia dell’omeopatia e addirittura ne mostra gli effetti nocivi. Sulle ragioni per cui l’omeopatia è una pseudoscienza rimandiamo alla lettura di un nostro articolo precedente.

I fatti vennero resi pubblici da un articolo del Süddeutsche Zeitung intitolato «Gli sporchi metodi della medicina alternativa», dove rivelava che un consorzio di aziende omeopatiche aveva pagato 43 mila euro al «giornalista» Claus Fritzsche, allo scopo di creare una catena di siti Web volti a denigrare i ricercatori che avessero screditato col loro lavoro l’efficacia dei preparati omeopatici. Il nemico numero uno del consorzio era il professore britannico Edzard Ernst. L’accademico è stato il primo al mondo a ottenere una cattedra di Medicina complementare. Dunque non partiva da un atteggiamento di chiusura. Voleva semplicemente verificare col rigore scientifico l’effettiva efficacia delle Medicine alternative.

Tra i blog attribuiti a Fritzsche, impegnati nella macchina del fango contro Ernst e tutti colo che avevano atteggiamenti poco lusinghieri nei confronti dell’omeopatia, troviamo Cam Media.Watch, come rivela il portale di fact checking Quackometer. Ed è qui che appare tra i coautori Harald Walach, noto già in precedenti articoli del Süddeutsche Zeitung per la sua idea in base alla quale la quantistica avrebbe fornito un valido aiuto all’omeopatia. Secondo i colleghi di Quackometer Walach sarebbe stato anche responsabile dell’Institute for Transcultural Health Sciences presso la European University Viadrina Frankfurt (Oder), dove si svolgono studi sulla chiaroveggenza e «guarigioni esoteriche». È possibile farsi un’idea più dettagliata dando un’occhiata alle pubblicazioni di Wallach elencate su ResearchGate.

Conclusioni

Abbiamo visto che – al netto del metodo di misurazione controverso – i valori di anidride carbonica e le tempistiche non superano i limiti previsti per chi usa le mascherine meno di otto ore al giorno. I collegamenti con ipercapnia o altre patologie sono surrogati: non vengono accertati durante la sperimentazione, ma si rifanno a una revisione limitata; bisogna infatti considerare tutta la letteratura, non solo quella che dà gli effetti che cerchiamo. Già in articoli precedenti avevamo trattato tesi che collegavano le mascherine con l’ipercapnia e i tumori (gli autori della revisione citano anche il rischio di cancro). Tutte argomentazioni rivelatesi infondate. Infine, sussistono forti dubbi di bias che potrebbero aver condizionato l’operato di Walach nel coordinare lo studio, visti diversi precedenti controversi.

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