Italia Viva, Renzi lancia la sua legge contro l’omotransfobia: «Faremo la nostra proposta, quella di Zan è defunta»

Il fondatore di Italia Viva attacca ancora il Pd: «Ha fatto un autogol. Alla Leopolda parleremo del nostro progetto»

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, in un evento a Bruxelles, è tornato a parlare del ddl Zan, la legge contro l’omotransbifobia bocciata dal Senato grazie alla tagliola proposta da Lega e Fratelli d’Italia (e non da Forza Italia, che, però, alla fine l’ha appoggiata, facendo infuriare il deputato Elio Vito). «Sul ddl Zan il Pd ha fatto un autogol», ha detto Renzi, il quale il giorno in cui si votava il ddl Zan non era in Aula bensì in Arabia Saudita. «Noi alla Leopolda faremo una proposta di legge sulla omotransfobia e l’abilismo», ha aggiunto il senatore. Poi, a voler rimarcare che la loro sarà una legge differente da quella del Pd, ha ribadito che la proposta che intende rilanciare non è affatto quella del ddl Zan che ormai è «defunto».


Tutti contro Renzi

Secondo il promotore della legge affossata, il deputato del Pd Alessandro Zan, il ruolo di Renzi nel fallimento del ddl contro l’omotransbifobia sarebbe centrale. Sedici i voti che mancavano all’appello nella votazione segreta che ha portato all’affossamento della legge. Chi ha tradito la maggioranza? Chi sono i franchi tiratori? C’è chi parla di Italia Viva, chi di Pd e M5s. In una lettera inviata a Maurizio Molinari, direttore del quotidiano la Repubblica, Zan non ha risparmiato critiche al leader di Italia Viva: «Il tatticismo di chi, come Renzi, ha sostenuto la legge alla Camera per poi metterla in discussione e farla morire al Senato non ha solo fatto vergognare l’Italia, ma ha anche nutrito la delusione cronica di ragazze e ragazzi che avvertono la politica come una pratica lontana, distante, aliena. Sono stato al Pride di Budapest, capitale di un paese dove essere persona Lgbtq+ significa avere paura. Italia Viva chiedeva una mediazione con chi ha le stesse idee di Orbàn, ed è con loro che ha scelto di stare».


Dello stesso avviso anche il segretario dem Enrico Letta: «È evidente che si è sancita una rottura della fiducia, con Italia Viva, ma riguarda tutta la parte che ha votato in quel modo». «Letta mi ascolti, la Lega è pronta dalla settimana prossima a discutere in Commissione di Giustizia al Senato un disegno di legge che aumenta le pene per chi discrimina o aggredisce in base all’orientamento sessuale», è la replica, invece, del leader della Lega Matteo Salvini. Intanto Renzi non ci sta e attacca il Pd dicendo che «ha deliberatamente scelto di rischiare sulla pelle delle persone omosessuali, transessuali, con disabilità. I dirigenti dem hanno preferito scrivere post indignati sui social anziché scrivere leggi in Gazzetta Ufficiale. E naturalmente si è scatenata la campagna di aggressione contro chi proponeva il compromesso, a cominciare da Italia Viva».

L’Italia resta ancora senza una legge contro l’omotransbifobia

Italia Viva in Aula si è espressa contro la “tagliola” e ha annunciato di aver votato compatta per evitare la votazione segreta (che alla fine c’è stata per la felicità del centro-destra). Fin dall’inizio, il partito guidato da Renzi ha invitato i dem a trovare una mediazione, a non impuntarsi troppo su questa legge, così com’era stata approvata alla Camera. Temevano, dicono loro, la vittoria del centrodestra, che poi c’è stata. Sul ddl Zan, infine, come ricordato dallo stesso Zan in una diretta su Instagram, potrebbe essersi giocata anche la partita del Quirinale con un Silvio Berlusconi che, pur di salire al Colle, ha spinto Forza Italia (che aveva sempre mostrato aperture sul tema) a votare a favore della “tagliola” insieme a Fratelli d’Italia e Lega. Ora, una cosa è certa: l’Italia, dopo mesi di discussione, resta ancora senza una legge che punisca l’omotransbifobia. E nessuna discussione potrà essere intavolata sul testo di Zan dopo la bocciatura in Senato con tanto di applausi e abbracci che hanno suscitato l’indignazione popolare facendo scendere in piazza migliaia di persone.

Foto in copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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