L’interrogazione della Lega «scritta dai russi», i 20 mila euro e le mail segrete di Mosca su Salvini

Due inchieste raccontano i rapporti tra Putin e la politica italiana. E puntano il dito sul Carroccio. Che avrebbe presentato una risoluzione “dettata” dallo zar per fermare le sanzioni

Un’interrogazione parlamentare contro le sanzioni alla Russia scritta da una collaboratrice di un oligarca vicino a Putin e un appunto vicino: «20 mila euro». E, insieme, una serie di email in cui Mosca parla di politica estera e svela i contatti «con i partiti euroscettici». E rivela preoccupazione per lo scandalo Metropol e per la difficoltà nel mantenere i rapporti con Matteo Salvini. Due inchieste de L’Espresso e de La Stampa oggi raccontano i rapporti tra Mosca e la politica italiana. E puntano il dito in particolare sulla Lega. Che avrebbe obbedito alle direttive di Mosca sulla protesta per le sanzioni dopo l’invasione della Crimea. Mentre la Russia avrebbe usato anche la pandemia come arma di politica estera.


Dalla Russia con amore

La prima storia la raccontano Paolo Biondani e Vittorio Malagutti e si basa su documenti ottenuti dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung e condivisi con altri giornali europei. Si parla di un’interrogazione parlamentare in cui si chiede al governo di sospendere le sanzioni contro la Russia varate dopo l’annessione della Crimea. Il testo, secondo il settimanale, risulta scritto da una collaboratrice dell’oligarca Konstantin Malofeev, sostenitore di Putin. In calce c’è una cifra: 20 mila euro. Il documento è datato 9 giugno 2016 e in Senato il 27 giugno dello stesso anno il senatore Paolo Tosato deposita la risoluzione 6-00189 in cui chiede al governo di «attivarsi in tutte le sedi competenti, ed in particolare presso il Consiglio europeo, affinché vengano immediatamente sanciti il termine e la revoca di ogni sanzione nei confronti della Federazione Russa, evitando ogni ulteriore proroga, nell’interesse dell’Italia, dell’Europa e dell’intera comunità internazionale».


E chiede poi di attivarsi «ad affrontare la questione della Crimea e del Donbass con equilibrio, nel rispetto delle regole del diritto internazionale e della volontà democratica dei popoli e delle nazioni». Si tratta soltanto di una delle decine di email che raccontano i rapporti stretti tra Mosca e alcuni partiti europei. Per la Lega il protagonista è quel Gianluca Savoini che è ancora sotto indagine a Milano per l’incontro all’hotel Metropol. Una mail del 22 dicembre inviata dall’allora braccio destro di Salvini all’ex parlamentare Claudio D’Amico serve a organizzare un meeting a Milano con i rappresentanti di Russia Unita, ovvero il partito di Putin. Alla fine all’evento parteciperanno anche Marine Le Pen, Geert Wilders ed Heinz-Christian Strache. Viene invitato anche Alexandr Dugin, ideologo dello zar oggi impegnato a sostenere che quella in Ucraina è una guerra santa contro l’Anticristo.

Dossier e veleni

All’epoca dello scandalo Metropol in più occasioni Salvini disse di non aver mai preso soldi dai russi, difendendo anche il suo braccio destro: «Per me gli italiani sono innocenti fino a prova contraria. Io aspetto che i giudici ci dicono che cosa è successo. Voglio delle prove, non sarebbe la prima volta che un audio viene montato e smontato, aspettiamo le prove». Nell’articolo a firma di Jacopo Iacoboni invece si cita come fonte una serie di documenti ottenuto dal Dossier-Center di Mikhail Khodorkovsky, ex oligarca oggi nemico di Putin, con sede a Londra. Si racconta che a metà del 2019 i russi, sono preoccupati per la situazione in cui versa Savoini e sostengono che Salvini sia sotto l’occhio dei servizi segreti locali.

E allora cercano nuovi metodi per mantenersi in contatto con “Matteo” senza più usare Savoini come tramite. Un altro testo, che risale al marzo 2021, parla di un piano per creare una rete di partiti di estrema destra ed euroscettici chiamata Altintern. Si parla anche di Covid-19 e dei tentativi russi di usare la pandemia come strumento di politica estera. Qui c’è il problema del vaccino Sputnik-V che non riesce ad ottenere l’autorizzazione in Europa. «Dobbiamo riprendere i passi per ripristinare i contatti con i partiti euroscettici. Riteniamo che al momento ci sia ancora la possibilità di ripristinare i contatti con gli euroscettici per contrastare la politica delle sanzioni di Bruxelles. Tuttavia la ripresa del lavoro con loro richiede un livello di riservatezza fondamentalmente diverso, in relazione al rafforzamento dell’opposizione all’influenza russa da parte dei servizi di intelligence occidentali», si legge nella mail.

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