Giuseppe Conte: «Non abbiamo mai tradito gli impegni con gli elettori». Ma è davvero così?

Prendiamo in esame tre temi (Tav Torino-Lione, il gasdotto Tap e l’ex Ilva di Taranto) per verificare l’affermazione del leader 5 Stelle

Il 16 settembre, in un’intervista con Il Giornale, il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha difeso quanto fatto in questa legislatura dal suo partito, che è sempre stato al governo da giugno 2018 in poi, con maggioranze diverse. «Non abbiamo mai tradito gli impegni» presi con gli elettori, ha dichiarato Conte. L’ex presidente del Consiglio sbaglia: su varie questioni, una volta andato al governo il Movimento 5 stelle ha fatto l’opposto di quanto promesso ai suoi elettori. Ricordiamo tre delle “retromarce” più celebri fatte negli ultimi anni dal partito di Conte.

La versione originale di questo articolo è stata pubblicata il 16 settembre 2022 sul sito di Pagella Politica. Clicca qui per scoprire tutti i fact-checking, divisi per politici e partiti.

Per chi ha fretta:

  • Il leader 5 Stelle Giuseppe Conte ha affermato lo scorso 16 settembre che il suo partito non ha mai tradito gli impegni presi con gli elettori
  • In realtà esistono casi in cui il Movimento ha preso decisioni opposte rispetto a quanto promesso in campagna elettorale
  • Tre dei casi più celebri riguardano la Tav Torino-Lione, il gasdotto Tap e l’acciaieria ex Ilva di Taranto

La Tav Torino-Lione

Sin da quando è nato, il Movimento 5 stelle si è opposto alla realizzazione della cosiddetta “Tav”, la linea ferroviaria ad alta velocità in corso di costruzione per collegare Torino, in Piemonte, e Lione, in Francia. L’opposizione a questo progetto ferroviario è stata una battaglia storica anche del fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo. Da quando il Movimento 5 stelle è salito al governo, a giugno 2018, la linea del partito ha iniziato a scricchiolare. All’epoca, gli esponenti del M5s al governo hanno spesso fatto dichiarazioni vaghe e contraddittorie sulla Tav. Per esempio, in un primo momento, l’allora ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, capo politico del partito, aveva detto che la realizzazione della Tav non era «sul tavolo di governo», mentre il suo compagno di partito, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, aveva minacciato la chiusura dei cantieri. 

A febbraio 2019, il primo governo Conte aveva pubblicato un’analisi costi-benefici, che dava un parere negativo sull’opera. In quell’occasione, Di Maio aveva dichiarato che con il Movimento 5 stelle al governo la Tav non aveva né «storia» né «futuro». Le cose sono poi andate diversamente . A luglio 2019, l’allora presidente del Consiglio Conte ha dato il via libera definitivo alla realizzazione del progetto ferroviario, dicendo che i costi per bloccare l’opera sarebbero stati superiori a quelli per la sua costruzione.

Il gasdotto Tap

Un’altra promessa tradita dal Movimento 5 stelle riguarda il Trans-adriatic pipeline, il gasdotto meglio noto con il nome di “Tap”, che porta in Puglia il gas proveniente dall’Azerbaigian. Il Movimento 5 Stelle è stato da sempre l’unico grande partito in Italia contrario alla realizzazione del Tap, definito più volte dal partito come un’opera «inutile» e dal «violento impatto ambientale». Anche per il Tap, Grillo ha partecipato a manifestazioni di protesta, accusando i favorevoli all’opera di essere «speculatori». Prima delle elezioni del 2018, vari esponenti del Movimento 5 stelle avevano promesso che, in caso di vittoria alle urne, avrebbero bloccato la costruzione del Tap. Le cose sono poi andate diversamente. Una volta al governo, il Movimento 5 stelle ha mostrato più volte un atteggiamento ambiguo sul gasdotto, fino alla fine di ottobre 2018, quando il primo governo Conte ha dato il via libera alla conclusione dei lavori, motivando la scelta, anche in questo caso, con i costi troppo alti per fermarli. Questo scenario era comunque già preventivabile da tempo. Da gennaio a luglio 2022, oltre il 13 per cento del gas importato dall’Italia arriva nel nostro Paese con il Tap.

L’acciaieria ex Ilva di Taranto

Nel corso della legislatura precedente, il Movimento 5 stelle ha più volte promesso la chiusura dell’acciaieria ex Ilva di Taranto, la bonifica dell’area e la riconversione dei lavoratori in altre mansioni, per non perdere posti di lavoro. A maggio 2018, due mesi dopo il voto, sul suo sito ufficiale il partito ribadiva il suo impegno a lavorare per la «chiusura dell’Ilva», anche se su questo punto il Contratto di governo siglato con la Lega, a sostegno del primo governo Conte, era più vago. In ogni caso, a settembre 2018 i sindacati italiani dei lavoratori metalmeccanici e la multinazionale ArcelorMittal, con la mediazione dello stesso Di Maio, hanno firmato un accordo sull’ex llva simile a quello trovato nell’estate del 2017 grazie alla mediazione del precedente ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda. Questa intesa, tra le altre cose, consentiva alla struttura di continuare a produrre acciaio. A dicembre 2020 il secondo governo Conte, sostenuto tra gli altri dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle, ha poi deciso di far rientrare lo Stato nel capitale dell’acciaieria, dove il processo di risanamento ambientale, al momento, non è ancora stato completato.

Conclusioni

In un’intervista con Il Giornale, il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha dichiarato: «Non abbiamo mai tradito gli impegni con gli elettori». Non è vero: in varie occasioni, il Movimento 5 stelle ha preso decisioni opposte rispetto a quanto promesso in campagna elettorale. Tre dei casi più celebri riguardano la Tav Torino-Lione, il gasdotto Tap e l’acciaieria ex Ilva di Taranto. 

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