Covid, «in Cina 9000 morti al giorno». E gli Usa pensano di analizzare l’acqua di scarico degli aerei per trovare i positivi

Secondo gli esperti i morti nel Paese potrebbero toccare gli 1,7 milioni

Fino a 9000 morti al giorno per Covid in Cina. Questa è la stima di Airfinity, associazione di esperti che analizza dati sanitari, citata dal Guardian. Il tutto mentre Pechino continua a diffondere dati rassicuranti: tre morti, un morto, due morti. Sono questi i risultati del nuovo sistema di conteggio per mascherare i veri effetti del virus sulla popolazione. Nel gigante asiatico, i contagi hanno iniziato ad aumentare sensibilmente a novembre, ma è da quanto il Paese ha abbandonato la politica zero Covid, allentando gran parte delle severe restrizioni, che il Coronavirus sta circolando con insistenza. Sono circa 100 mila i contagi in Cina dall’1 dicembre e il picco pare essere ancora lontano, secondo Airfinity, non arriverà prima del 13 gennaio, quando dovrebbero essere raggiunti i 25 mila contagi al giorno, e oltre mezzo milione dall’inizio di dicembre. Ad aprile, i morti potrebbero toccare gli 1,7 milioni. Nulla di vero per Pechino, secondo cui il punto massimo sarebbe già stato raggiunto e superato, spiega La Stampa.


Gli ospedali cinesi in tilt

Anche negli ospedali cinesi la situazione è drammatica, con la metà del personale del Drum Tower Hospital di Nanchino positiva e numerosi centri sportivi di Pechino che sono stati trasformati in pronto soccorso d’emergenza. Nelle strutture sanitare vere e proprie, le barelle sono ovunque: nei corridoi, negli ascensori, nelle aree pubbliche. Le vaccinazioni, in Cina, procedono a rilento. Per questo, tra i tanti viaggi all’estero prenotati non appena il governo ne ha dato possibilità, non c’è solo chi parte per piacere o affari, ma anche un nutrito numero di turisti vaccinali. La prima a veder arrivare i cittadini cinesi bisognosi di vaccino è stata Macao, dall’altro lato della baia formata dall’estuario del fiume delle Perle rispetto ad Hong Kong, con la quale condivide lo status regione amministrativa speciale della Cina. Il turismo vaccinale, però, potrebbe intensificarsi da gennaio, quando le autorità cinesi riprenderanno a rilasciare e rinnovare passaporti. Alcuni Paesi asiatici iniziano a vedere la situazione come un’opportunità. È il caso della Thailandia che sta prendendo in considerazione la possibilità di offrire la vaccinazione gratuitamente ai cittadini cinesi. L’idea è di incentivare il turismo proveniente dal gigante asiatico. Un flusso che ha sempre rappresentato un’entrata importante per Bangkok, che si aspetta circa 5 milioni di turisti cinesi nel 2023.


L’acqua di scarico degli aerei funziona meglio dei tamponi

Nel frattempo, preoccupa la mancanza di informazioni circa la natura del virus e delle sue varianti, che la Cina non fornisce. Per questo alcuni Paesi, tra cui l’Italia, stanno effettuando tamponi ai passeggeri cinesi all’arrivo negli aeroporti, non senza problemi, polemica e contraddizioni. Una misura, ha fatto sapere l’Ue, che «non è giustificata» se l’obiettivo è quello di contenere i contagi. Infatti, ha fatto sapere l’Ecdc: «I Paesi dell’Ue hanno livelli relativamente alti di immunizzazione e vaccinazione, e le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’Ue». Per questo, gli esperti suggeriscono, piuttosto, di analizzare l’acqua di scarico degli aerei alla ricerca di potenziali nuove varianti che potrebbero creare scompiglio nei Paesi occidentali. Un’opzione al vaglio del Center for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitense, nonostante sull’altra sponda dell’Atlantico siano già in vigore i tamponi obbligatori per chi arriva dalla Cina.

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