Il contro-Sanremo di Freccero e Di Battista: «L’intervento di Zelensky al Festival? Profondamente irrispettoso»

In una petizione alcuni intellettuali si scagliano contro la decisione di ospitare un videocollegamento con il leader di Kiev nel corso della kermesse musicale

Diversi nomi noti, tra cui molti sostenitori della commissione DuPre (Dubbio e Precauzione), storcono il naso davanti alla notizia della presenza di Volodymyr Zelensky a Sanremo 2023. Da Franco Cardini a Carlo Freccero, passando per Joseph Halevi, Moni Ovadia, Paolo Cappellini e Alessandro Di Battista -solo per citarne alcuni -, esprimono perplessità sul videocollegamento che dovrebbe tenersi con il leader di Kiev nel corso dell’ultima serata del Festival. Soprattutto perché, spiegano in un documento condiviso, il leader ucraino si trova a guidare lo Stato di uno dei due paesi che oggi combattono «la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile, fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili, che ha ragioni complesse, tra cui il fatto che la Nato sia andata ad ‘abbaiare ai confini della Russia‘ (per citare le parole di Papa Francesco), oltre alle conseguenze della brutale repressione del governo nazionalista di Zelensky contro la popolazione russofona. Una guerra che come italiani abbiamo il dovere costituzionale di ripudiare».


E che, puntualizzano, «non è altro che l’epilogo di un conflitto ben più lungo, quale quello del Donbass, che i maggiori Stati della Nato (quegli stessi cui oggi l’Italia è accodata!) hanno contribuito ampiamente a fomentare, limitandosi ad appoggiare militarmente l’Ucraina, nel corso degli anni». Per questo, prosegue l’attacco, l’invito è da considerarsi «tragicamente ridicolo e profondamente irrispettoso di un’ampia fetta dell’opinione pubblica che non si riconosce nelle politiche militari dei governi Draghi e Meloni». Dalle parole ai fatti, i firmatari del documento hanno anche annunciato una «mobilitazione sabato 11 febbraio a Sanremo, per partecipare ad una grande assemblea popolare di piazza»: «Per dire al mondo, in modo motivato e razionale ma forte e chiaro: il ripudio della guerra significa ripudio senza se e senza ma. La sovranità può essere limitata solo per assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni».


L’allarme di Freccero: «Non siamo in un film»

Carlo Freccero, tra i principali promotori della Du.pre, sottolinea all’Ansa che a suo avviso «in questa storia c’è un elemento frivolo e un elemento tragico. È da mesi che Zelensky si esibisce su tutti i palcoscenici e alle sue performance da star mancava solo Sanremo». L’esperto televisivo incolpa parzialmente la pandemia, «periodo storico in cui ci siamo abituati a rimbalzare tra terrore e farsa, bollettino delle morti e personale medico e paramedico che balla Jerusalema come un grande musical. È un modo per sdoganare l’indicibile». «La mia generazione – spiega ancora Freccero – è cresciuta col tabù del nucleare. Oggi Zelensky ci presenta la guerra con la leggerezza di un musical tra canzoni e siparietti di costume». E dunque, a suo avviso, è necessario «riacquistare il senso della realtà e del pericolo, indipendentemente da come la pensiamo»: «Non siamo in un film. Ci sono e ci saranno morti reali e vittime reali. La società dello spettacolo non era mai arrivata a tanto. Questo è il motivo per cui ho firmato il documento», conclude.

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