Le cause del terremoto in Turchia e Siria: perché l’Anatolia si è spostata di 3 metri e cos’è il “rischio epidemia sismica”

I giornali turchi parlano di evento previsto. Ma il terremoto non si può prevedere. Cosa è successo alle placche della faglia

Durante la notte la Turchia ha aggiornato a 3.419 il numero dei morti in seguito al terremoto di magnitudo 7.9 al confine con la Siria. Il dato porta il bilancio provvisorio complessivo delle vittime del sisma a 5.016: le autorità siriane che da parte loro hanno contato finora 1.598 morti. Un esperto turco, l’ingegnere geofisico Övgün Ahmet Ercan, afferma che il sisma la potenza di 130 bombe atomiche. Mentre i giornali turchi parlano di Naci Görür. Uno «dei massimi sismologi della Turchia» da due anni avvisava di un possibile sisma nella provincia di Kahramanmaras. L’ultima volta, sostengono, era stato tre giorni fa, commentando un sisma di magnitudo 4 nell’area di Osmaniye, a circa un centinaio di chilometri a ovest di Gaziantep. Ma in realtà i terremoti non si possono prevedere. Mentre il rischio sismico sì.


Cosa è successo

La responsabile del terremoto in Turchia è la faglia dell’Anatolia orientale. Il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri, ha riferito il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Carlo Doglioni. La faglia Sud-est anatolica «è probabilmente arrivata a deformare la costa», secondo Alessandro Amato, sismologo e direttore del Centro Tsunami dell’Ingv. Mario Tozzi su La Stampa oggi spiega che le due placche sono in continuo movimento e sfregano lungo la faglia. «Quando si accumula abbastanza energia le due parti scattano lateralmente una rispetto all’altra. Provocando uno spostamento. In questo caso stimato di circa tre metri in orizzontale. Contestualmente in profondità si liberano le onde sismiche che dispiegano in superficie gli effetti più gravi». Compresa la possibilità di generare uno tsunami. Che ieri in Italia è stato revocato solo dopo le 7 del mattino. «Al momento la faglia si è chiusa», ha detto ieri Doglioni.


I paragoni con i terremoti italiani

«Teoricamente queste magnitudo in Italia non dovrebbero arrivare, non abbiamo evidenze per dire che da noi ci saranno delle scosse». Magnitudo 7.8 della scala Richter significa un terremoto centinaia di volte più potente di quello di Norcia e Amatrice nel 2016. E trenta volte più forte di quello dell’Irpinia del 1980. Questo perché la magnitudo viene calcolata secondo una scala logaritmica nella quale all’aumento di ogni grado corrisponde l’aumento di un fattore 30. Uno degli eventi sismici italiani più devastanti, il terremoto di Messina del 1908, aveva raggiunto una magnitudo di 7.1. Che i terremoti non si possano prevedere lo ha ribadito ieri Doglioni: «Però queste immagini, drammatiche, terribili, ci ricordano che è fondamentale essere coscienti che il terremoto ci può essere e che quindi dobbiamo costruire in maniera antisismica. La prevenzione è la prima arma contro i terremoti. Se anche un giorno arriveremo a prevederli, la cosa più importante sarà avere delle case sicure».

Il rischio sismico

Sullo stesso tema punta Tozzi. Il quale aggiunge che «quando vediamo palazzi di cemento armato schiacciati in quel modo e magari accanto palazzi simili perfettamente integri, vuol dire che si è costruito male. Già nel 1999 a Izmit emerse un quadro preoccupante: il boom dell’edilizia turca era avvenuto in maniera incontrollata e non pianificata, con poco rispetto per il rischio sismico e con una speculazione che aveva trasformato, sostanzialmente, alcuni grossisti alimentari in costruttori privi di scrupoli che hanno innalzato edifici molto alti e poco sicuri, pur utilizzando il cemento armato». Per l’esperto la progettazione antisismica e l’uso di materiali di qualità nella costruzione è la chiave. «Gli eventi naturali diventano catastrofi solo per nostra responsabilità».

L’epidemia sismica

Il Corriere della Sera oggi aggiunge che l’imponente lacerazione ha coinvolto una zona lunga 190 chilometri e larga 25 scuotendo violentemente il suolo e provocando una sequenza che ha raggiunto i due picchi più intensi a distanza di nove ore uno dall’altro. Ma la terra ha continuato a tremare e a distruggere con intensità spesso rilevante, intorno ai 5-6 gradi della scala Richter. E si è aggiunta un’infinità di sussulti minori, circa 200 già nelle prime ore. In queste condizioni c’è il “rischio epidemia sismica”. Ovvero il fenomeno può durare a lungo nel tempo. Potrebbe proseguire per giorni, forse mesi, anche anni. Il fenomeno non si interromperà fino a quando l’energia accumulata non sarà liberata.

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