E il ministro della Difesa di Londra sbottò per le richieste di rifornimenti da Kiev: «Non siamo Amazon!»

Ben Wallace ha svelato il litigio con le autorità ucraine dopo l’ennesimo attacco di Zelensky: «Ci vuole cautela, state chiedendo ad altri Paesi di rinunciare ai loro stock»

Le pressioni sempre più esplicite dell’Ucraina per ottenere di più e prima dagli Alleati per resistere all’aggressione russa, culminate ieri nello sfogo via Twitter di Zelensky per la mancata calendarizzazione dell’ingresso nella Nato, non vanno giù a tutti i partner occidentali. E a dar voce a questa «contro-frustrazione» è stato oggi il ministro della Difesa britannico Ben Wallace. Le autorità ucraine dovrebbero mostrare «più gratitudine» per gli ingenti rifornimenti militari ricevuti dall’inizio della guerra, ha detto chiaro e tondo Wallace parlando coi cronisti a margine del vertice Nato di Vilnius. Colto nel vivo, il ministro della Difesa del governo-Sunak (che lo era già nel precedente esecutivo guidato da Boris Johnson) ha allora ricordato un mezzo litigio avuto lo scorso anno con gli ucraini. Quando sul suo tavolo planò l’ennesima «lista della spesa» di rifornimenti militari, Wallace sbottò con la controparte facendo con un lampo: «Non siamo Amazon!». Il Regno Unito tramite i suoi governi a guida conservatrice, va ricordato, è stato fin dall’inizio dell’aggressione russa tra i più strenui sostenitori di Kiev sul piano politico e militare, e ancora nei giorni scorsi ha vissuto con disagio la chiusura di Joe Biden all’ingresso «prevedibile» dell’Ucraina nella Nato, poi formalizzata al vertice di Vilnius. Ma i toni dei leader di Kiev a volte, e non è un segreto, hanno irritato gli Alleati, anche quelli più filo-ucraini.


«Ci state chiedendo di rinunciare alle nostre armi…»

«Ci andrebbe un minimo di cautela: che piaccia o meno, le persone vogliono vedere gratitudine» per gli aiuti ingenti forniti, ha detto oggi Wallace, che ha delicatamente ricordato agli alleati ucraini come essenzialmente «state chiedendo ad altri Paesi di rinunciare ai propri stock» di armi per consegnarle a Kiev. «Certo – ha ricordato Wallace – state combattendo una guerra nobile, e vediamo perfettamente come state combattendo non solo per voi stessi ma anche per le nostre libertà, ma a volte dovete fare attenzione a come convincere politici in altri Paesi che possono avere dei dubbi che ne valga la pena. È la semplice realtà». Quanto al destino dell’Ucraina, comunque, Wallace ha detto che ci potrà essere a volte qualche mugugno da parte di membri del Congresso Usa, ma non v’è dubbio che Kiev entrerà nella Nato. In attesa che già succeda, il summit di Vilnius, per il momento, si è concluso con l’impegno dei Paesi del G7 a fornire una serie di pesanti «garanzie di sicurezza» politico-militari.


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