Dietro la nomina del generale Vannacci la paura di una sua candidatura alle Europee. E lui: «Femminicidio? La parola non mi piace»

La scelta di Crosetto e il pericolo di una sconfitta in tribunale. Il corteggiamento di Salvini e le sue parole sulla morte di Giulia Cecchettin

Il generale Roberto Vannacci fa più paura a Giorgia Meloni che all’opposizione. E una candidatura alle elezioni europee con la Lega è quello che teme Fratelli d’Italia. Per questo ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto ha deciso di nominarlo capo di Stato maggiore de Comando Forze Operative Terrestri. Vannacci si trasferirà a Roma. Per avere un incarico «a lui consono», che però «non è una promozione», secondo il governo. Mentre il procedimento disciplinare aperto dopo la pubblicazione del libro “Il mondo al contrario” non si è ancora concluso. E lui intanto parla della morte di Giulia Cecchettin: «Non mi piace chiamarlo femminicidio». Il problema, per il generale, «non è il patriarcato: sono gli uomini deboli a fare male alle donne. Noi educhiamo uomini deboli, non uomini forti».


Le due logiche

La Stampa spiega oggi che dietro la nomina del generale Vannacci ci sono due logiche. Una militare e l’altra politica. Dal punto di vista dell’esercito risarcire Vannacci con la nomina di ieri serve a dargli un incarico all’altezza del suo status. E quindi a evitare che il generale faccia causa e vinca in tribunale dopo la polemica di quest’estate. L’ex parà però dovrà rispondere a due suoi superiori. Ma in questo modo, è il ragionamento, Vannacci non potrà più dire di essere stato messo da parte per ragioni politiche. E qui entra in scena la seconda motivazione. Dentro Fratelli d’Italia sono convinti che se Vannacci fosse stato redarguito dal suo superiore, senza l’entrata in scena del ministro, del caso non si sarebbe parlato così tanto. Il conflitto con il generale era ciò che Meloni temeva di più. Perché rappresentava l’accusa di aver cambiato linea una volta entrata a Palazzo Chigi.


La candidatura alle Europee

Ieri tra i primi a complimentarsi per la nuova nomina di Vannacci è stato il ministro Matteo Salvini. E non a caso, visto che la candidatura alle europee nel Carroccio è quello su cui si vociferava in questo periodo. Meloni invece non vuole lasciare spazio alla sua destra. Per non avere attacchi sul valore che la premier oggi rivendica: la coerenza. Per Crosetto invece la nomina è servita per recuperare qualcosa ma senza sconfessare la sua linea sul generale. Che intanto in un’intervista proprio con La Stampa dice la sua sull’omicidio commesso da Filippo Turetta. Con Simonetta Scandivasci Vannacci prima contesta il concetto di femminicidio: «Non mi piace chiamarlo così. Quindi l’assassinio di un tabacchino lo chiameremmo commercianticidio?

L’omicidio di un uomo e di una donna

Mentre, secondo lui, se l’omicidio di una donna diventa più grave di quello di un uomo «si viola il principio di applicazione universale della legge». E poi: «Il paradosso è che pensare che la responsabilità di quella che chiamiamo cultura patriarcale sia di uomini forti e prevaricatori: è il contrario. Sono gli uomini deboli a fare del male alle donne. Noi educhiamo uomini deboli, non uomini forti». Per Vannacci «quelli che ammazzano le donne sono uomini che non sanno stare da soli, che sono dipendenti da loro e che, quando temono di venire abbandonati, perdono la testa. Altro che maschi patriarcali: sono mollaccioni smidollati che abbiamo prodotto noi».

Le sue figlie

Vannacci fa poi sapere che le sue figlie vogliono fare da grandi «le youtuber. E io dico: ok, ma sappiate che dovrete essere le migliori, altrimenti fallirete». E ancora: «Qualsiasi cosa facciano, le mie figlie devono emergere: meritocrazia e competitività mandano avanti una società. Guardi la Cina». Anche se lì ammazzano le bambine: «Lasci perdere questo aspetto». Poi parla del film di Paola Cortellesi, che non ha visto: «Lo farò: mi hanno detto che è bellissimo. Guardi che io adoro le donne. Nella mia famiglia sono nati solo maschi per cent’anni e io sono stato l’eccezione: ho avuto due bambine. E ringrazio sempre il giorno che è successo, anche se all’inizio sono rimasto un po’ sbalordito». La cosa che lo affligge di più, invece, è che «l’Italia venga trattata come l’ultima ruota del carro del mondo».

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