Il potere dei live, i social, la musica che piace ai giovani: i veri motivi del successo di Geolier

Il fattore Napoli evocato da molti in realtà è solo uno dei motivi dietro il 60% del voto popolare. Ecco quali sono gli altri

Per spiegare uno dei più clamorosi paradossi della saga di Sanremo – quello di una storica vittoria popolare che comunque non è valsa la corona della competizione al rapper napoletano Geolier – non bastano pareri tecnici, la misura del suo rap, la rivoluzione sulle tematiche umane, sociali, il gusto straordinariamente sviluppato per un ragazzo così giovane, o la raffinatezza del suono. Per capire il 60% di voti incassati da Geolier contro Angelina Mango, Ghali, Irama e Annalisa, quindi, rapper con una solida community a parte, tre personaggi ampiamente noti proprio al pubblico televisivo, che il televoto ha incoraggiato e battezzato in partenza dalla casa di Amici, bastano semplicemente i dati. A chi, specie sui social, ma non solo, sta proponendo tesi ai limiti del complottismo, e quindi una macchina, con base chiaramente a Napoli, che si è messa in moto per far vincere il figlio della città, rispondiamo che in realtà Napoli, non solo città natale di Geolier, ma città che Geolier ha scelto di voler rappresentare sul palco dell’Ariston, così come dichiarato senza mezzi termini anche i microfoni di Open, in realtà è solo la terza in Italia a preferire l’ascolto della sua musica.  Infatti i dati, facilmente reperibili sulla sua pagina Spotify, che possiamo considerare la più popolare per quel che riguarda l’ascolto della musica, ci dicono che il rapper, quasi 6 milioni di ascolti mensili (per chi fosse poco avvezzo ai numeri della musica, un’infinità), ne raccoglie oltre un milione e mezzo a Milano, oltre 850mila a Roma e poi un pelo sopra i 400mila a Napoli. Quindi, ad occhio e croce, la metà di quanti lo seguono nella capitale e addirittura meno di un terzo di quanti lo ascoltano nel capoluogo lombardo. Strano che una città intera si mobiliti per un artista di casa che però non li appassiona quanto i cugini romani e milanesi. Durante la conferenza stampa dei vincitori, stamane, Geolier infatti fa un passo indietro rispetto, per esempio, alla gigantesca vittoria nella serata delle cover, dicendo che «Quella sera ha vinto il rap».


Cosa dicono i dati dell’industria musicale

Esiste in Italia – e su questo anche i vari direttori artistici che negli anni si sono susseguiti alla guida del Festival non sono esentati da colpe – una netta spaccatura tra la musica che passa in tv e quella dei live, che negli ultimi 15 anni la notorietà non proviene solo dal mezzo televisivo. Certo, le ospitate in tv, le video interviste, i talent, danno la notorietà ma non l’assicurazione che poi quel pubblico televisivo, senza discriminazioni relative alla qualità, finisca per convincersi ad acquistare il biglietto per un tuo concerto, spesso molto caro, e ad abbandonare il divano per venire a guardare dal vivo ciò che ti ha già visto fare in tv. Non è detto che la musica gli interessi oltre il mero intrattenimento serale. Non è detto che se ti guardi (e televoti), anche appassionatamente, cantare in tv, poi ti percepisca per qualcosa di diverso da un personaggio televisivo. E poi ovviamente ci sono i social che rappresentano un contatto diretto con il pubblico, quasi intimo. Geolier per esempio parla dai suoi canali a milioni di ragazzi, che storicamente rappresentano l’anima del mercato musicale e ai ragazzi piace il rap, è in quell’estetica, in quella narrazione, che si riconoscono, e trattasi probabilmente di un riflesso del cambiamento della società che chiaramente non ci prendiamo la responsabilità di affrontare in questa sede; la percentuale sulle principali piattaforme è schiacciante fino a rendere gli altri generi quasi inesistenti, un trend tra l’altro non solo italiano, anzi a dire il vero un trend sul quale l’Italia è arrivata perfino in ritardo. Dunque se siano tanti o pochi i follower di Geolier non è importante, ciò che importa è che Emanuele Palumbo, così all’anagrafe, mette piede all’Ariston forte di un tour che si avvia agevolmente verso un total sold out, già registrati i primi due allo Stadio Maradona di Napoli ed è già stata annunciata una terza data. Napoli, 12km e spicci da Secondigliano, il suo quartiere, «troppo facile» penserà qualcuno. La risposta arriva da altri numeri, quelli delle vendite forniti dalla FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana, che ci dice che Il coraggio dei bambini, il secondo album di Geolier, è il più venduto del 2023, l’anno che si è chiuso 41 giorni fa. Se incrociamo questi numeri con i dati forniti dalla Rai sulla fascia di pubblico 15-24 che quest’anno è rimasta davanti alla tv a guardare il Festival, in questa edizione letteralmente esplosa, viene facile ipotizzare che Amadeus in Geolier abbia trovato l’esca perfetta per risolvere un annoso problema del Festival, praticamente eterno per la televisione pubblica, quello dei giovani. E che quel pubblico portato dal rapper napoletano sia stato anche particolarmente attivo. Digerite le polemiche che hanno riguardato la partecipazione di Geolier, a questo punto bisognerà capire chi sarà il prossimo direttore artistico del Festival di Sanremo, se non sarà Amadeus (data l’esperienza ci perdonerà lo scetticismo), e se il raggiunto target giovanile, qualora l’esca non sarà altrettanto appetibile, si confermerà. Magari le due strade torneranno a separarsi, come a dire: I p‘ me tu p‘ te.


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