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La risoluzione del Pd sul consiglio europeo parla poco di Ucraina e molto di Gaza. Zero riferimenti fornitura di armi e sugli asset russi

16 Dicembre 2025 - 19:10 Sofia Spagnoli
Il documento sarà votato domani in aula alla Camera dopo le comunicazioni di Meloni: a marzo dieci dem votarono a favore del riarmo europeo sfidando la linea di Schlein

Il Partito democratico arriverà domani in Aula con una risoluzione “annacquata” in vista del Consiglio europeo. È la sensazione che emerge leggendo il testo, visionato da Open, che il gruppo guidato dalla segretaria Elly Schlein presenterà e voterà domani in Parlamento, alla vigilia del vertice di giovedì, al quale parteciperà la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Il centrodestra arriverà con un unico testo compatto – anch’esso però diluito per conciliare le posizioni più filo-russe della Lega con quelle di FdI e Forza Itali – mentre il centrosinistra non è riuscito a trovare una sintesi: ogni partito di opposizione porterà la propria risoluzione.

Il nodo degli asset russi congelati

Tutti questi tentativi di funamboleria e di annacquamento derivano probabilmente dal fatto che il Consiglio di giovedì dovrà confrontarsi con un tema estremamente spinoso: la gestione degli asset russi congelati. Sarà necessario decidere se impiegarli per coprire parte delle spese militari, colmando il buco di bilancio di 135 miliardi di euro previsto per il biennio 2027-2028, destinarli alla ricostruzione postuma dell’Ucraina, o lasciarli inutilizzati. Si tratta di scelte complesse, per le quali è difficile individuare una soluzione univoca. Anche all’interno degli stessi partiti, e soprattutto nel Pd, un partito dalle mille anime e correnti, dove già in passato le crepe sul tema della Difesa sono state evidenti.

Uno spazio risicato

Innanzitutto, gli impegni richiesti al Governo dai dem sull’Ucraina sono relativamente pochi: tre se si vuole includere anche il primo punto di carattere molto generale, che fa riferimento in modo ampio alle minacce globali e alle sfide cui è sottoposta l’Europa. Al contrario, al conflitto nella Striscia di Gaza e all’occupazione della Cisgiordania è riservato uno spazio decisamente maggiore, con cinque impegni, sei se si considera anche il punto, in cui si chiede che vengano recepite e rispettate le decisioni assunte dalla Corte penale internazionale e dalla Corte internazionale di giustizia.

Non si parla di armi o aiuti militari

Passando dalla “quantità” alla “qualità”, nel testo, in cui viene ribadita a più riprese la necessità di una reazione adeguata da parte dell’Unione Europea ai gravi rischi e pressioni a cui è sottoposta, non c’è mai un riferimento diretto agli aiuti militari destinati all’Ucraina. Non compaiono dunque le parole «armi» o «aiuti militari». Vengono sollecittate invece iniziative diplomatiche e politiche.

Gli asset russi

Ma c’è un’altro assente: nessun impegno concreto sui beni russi congelati. I dem si limitano a chiedere che l’Esecutivo collabori con gli altri partner europei per definire un piano legale e sostenibile per il loro utilizzo.

I precedenti

Una risoluzione quella del Pd che appare quindi del tutto contratta rispetto ai diversi orientamenti del partito sulla difesa. Un esempio di questa “complessità” si è avuta il 13 marzo scorso, quando il Parlamento europeo si espresse sul Piano di riarmo europeo di Ursula von der Leyen: dieci eurodeputati della minoranza dem votarono a favore, undici vicini a Schlein scelsero l’astensione. La minoranza riformista confermava così la propria attenzione ai temi della difesa, mentre la maggioranza più mostrava cautela. Oggi, però, quella complessità sembra essersi completamente dissolta.

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