Europee, all’estero c’è un’altra Italia: primo Pd, i Verdi e la Sinistra entrano in Parlamento

di OPEN

L’affluenza degli italiani all’estero è stata del 7,7%, di quasi due punti percentuali in più rispetto al 2014. E i risultati ci parlano di uno scenario ben diverso di quello dei seggi italiani

Un Partito Democratico che stacca i suoi rivali politici di quasi 15 punti percentuali. I Verdi e La Sinistra che superano la soglia di sbarramento percentuale per l’ingresso nel Parlamento europeo. Non è il gioco dell’assurdo all’indomani delle elezioni europee, ma il risultato delle votazioni degli italiani residenti all’estero.


Le percentuali dei voti complessivi le conosciamo tutti: una Lega che trionfa sull’alleato di governo pentastellato, un Pd che torna a prendere quota senza giocarsi mai il testa a testa con il Carroccio. Silvio Berlusconi che torna in carrozza con un 8,8% e il Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che rompe il tetto del 6%.


A dare una sterzata a quello che sembra il sentire comune degli italiani è però il voto degli expat, che, immersi in altri contesti quotidiani e culturali, hanno scelto con ben altro piglio. Pd al 32%, Europa Verde al 9,8%, +Europa all’8,7%, La Sinistra al 4%. Restano gli zoccoli duri del momento: la Lega che prende comunque il 18% e il Movimento 5 Stelle che prende il 14%. O il 6% di Forza Italia.

Nonostante la presenza inevitabile dei partiti forti, gli italiani all’estero sembrano parlare un linguaggio più europeista e meno sovranista. Nel Regno Unito, dove la questione Brexit sta creando disordini sia nel Parlamento che tra i cittadini, il Pd ha raggiunto quota 36%, contro un 16% del M5S e appena un 12% della Lega. In Svezia il Pd raggiunge il 45,29%, mentre in Austria, Francia e Danimarca il Partito dei Verdi è addirittura nella top 3 delle preferenze.

Gli unici Paesi che sfuggono al “ribaltone europeista” sono gli Stati dell’Est: Croazia, Ungheria, Romania, Bulgaria puntano il picchetto del partito di Matteo Salvini. Così come anche Estonia (36%) e Lettonia a Nord-Est (26%).

Insomma, se il voto degli italiani all’estero servisse ad assegnare delle wild card per i seggi elettorali, anche l’Italia avrebbe partecipato all’onda verde che, dopo mesi di mobilitazioni giovanili per il clima, è riuscita a tingere il Parlamento europeo. Non un effetto Greta da capogiro, certo, se lo si paragona al risultato di altri Stati; ma in un Paese come l’Italia, dove la coalizione verde non ha mai raggiunto risultati significativi, è sicuramente il segno di una scossa.

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