Consip, processo al via. Lotti in aula: «Renzi mi affidò il dialogo con le partecipate» – Esclusiva

L’ex ministro rende dichiarazioni spontanee, nell’udienza preliminare del processo in cui è accusato di favoreggiamento

Luca Lotti parla. Del caso Consip e non delle cene nel corso delle quali, assieme al leader di Unicost Luca Palamara decideva le nomine nelle più importanti procure itaiane. Dopo la difesa arrivata attraverso comunicazioni sui social per il suo coinvolgimento nelle indagini di Perugia, l’ex ministro dello Sport ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Renzi, oggi parlamentare autosospeso dal Pd, ha cominciato a rispondere alle domande del pm Mario Palazzi nel corso dell’udienza preliminare del processo Consip, nella quale è imputato per favoreggiamento.


Le dichiarazioni in aula

«Parlavo con Marroni perché ero informalmente delegato da Renzi a intrattenere rapporti per suo conto con Consip e altre partecipate», ha detto nel corso della deposizione. Il riferimento è a Luigi Marroni, all’epoca dell’inchiesta amministratore delegato di Consip. Secondo la ricostruzione della procura di Roma, Luigi Marroni sarebbe stato avvertito dell’esistenza di una indagine legata agli appalti Consip proprio da Lotti, che all’epoca dei fatti era sottosegretario alla presidenza del consiglio. Non solo: Marroni avrebbe subito anche richieste e avvicinamenti, poi considerati non penalmente rilevanti, da parte del padre dell’ex premier, Tiziano Renzi.


Luca Lotti ha sempre sostenuto di non sapere nulla delle dichiarazioni di Marroni. L’incontro con l’ad di Consip, ha spiegato, è stato chiesto da quest’ultimo. E in ogni caso non gli avrebbe mai parlato di un’indagine in corso: «Ero contrario alla nomina di Marroni in Consip per ragioni politiche essendo il Marroni legato ai nostri avversari interni di partito e in particolare era legato al Presidente della regione Rossi».

L’ex sottosegretario è messo alle strette anche dal gup, Clementina Forleo che gli chiede quando seppe dell’inchiesta: «Ma lei il 3 agosto 2016 quando incontra Marroni sapeva dell’indagine?», chiede la gup. E Lotti: «Escludo in maniera categorica di aver parlato dell’indagine Consip con l’allora amministratore delegato, Luigi Marroni, nel nostro incontro del 3 agosto 2016. Non potevo dire ciò che non sapevo»; «Ho saputo solo a dicembre dal Fatto Quotidiano dell’esistenza di un’inchiesta».

La sua difesa ha chiesto l’acquisizione del fascicolo disciplinare nei confronti del pm di Napoli Henry John Woodcock, che si sarebbe occupato proprio della rivelazione del segreto istruttorio.

L’inchiesta sulle toghe

Ovviamente, mentre si parla del caso Consip il gigantesco non detto riguarda l’inchiesta sulle nomine al Csm. Secondo le intercettazioni, raccolte dalla procura di Perugia, Lotti era d’accordo con Palamara per azzerare la “gestione Pignatone” a Roma e mettere all’angolo il pm che ha gestito l’inchiesta Consip, Paolo Ielo.

Lotti, in seguito alla diffusione delle intercettazioni dell’incontro con Palamara e con il collega di partito ed ex magistrato Cosimo Ferri, con i componenti del Csm Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli, Gianluigi Morlini e Luigi Spina, quest’ultimo indagato a Perugia come lo stesso Palamara, e alle polemiche che ne sono conseguite, si è autosospeso dal Pd; ma già il 28 maggio nel corso della prima udienza a porte chiuse, lo stesso giorno in cui Repubblica diffondeva la notizia delle indagini su Palamara, Lotti aveva avanzato di persona la mossa, a sorpresa e inusuale. Prima della richiesta di costituzione di parte civile da parte di Consip, l’ex ministro aveva preso la parola e aveva annunciato al gup Clementina Forleo che avrebbe reso dichiarazioni spontanee.

Seppure Lotti non sia indagato nell’ambito dell’inchiesta di Perugia, ciò che trapela dalle conversazioni durante gli incontri con i magistrati non ha di certo alleggerito la sua posizione all’interno della vicenda Consip: in particolare aver riferito di una faccia a faccia con il Quirinale sulla vicenda processuale, incontro smentito dal Colle in modo categorico.

Lotti nega con decisione qualsiasi addebito anche sul caso Perugia: «Non ho commesso alcun reato, pressione o forzatura», ha scritto.

L’udienza si è chiusa con le sue dichiarazioni e quelle del suo avvocato, Franco Coppi. La prossima udienza, il 28 giugno, sarà la volta della difesa del generale Tullio Del Sette, accusato di rivelazione del segreto e favoreggiamento, assistito dall’avvocato Roberto De Vita.

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