Sea Watch, anche Giorgia Meloni vittima di attacchi sessisti

Il sessismo e la misoginia online non sembra avere un chiaro colore politico. Anche la leader dei Fratelli d’Italia è stata oggetto di pesanti insulti sul web

La vicenda della Sea Watch – la nave della Ong approdata a Lampedusa con a bordo 43 migranti la mattina del 29 giugno – continua a scatenare reazioni spropositate, sia in rete che offline. L’ultima vittima è Giorgia Meloni, leader del partito di destra Fratelli d’Italia.


Prima è stato il turno della capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, che ha raccolto sia encomi che critiche e insulti online ed è stata ferocemente apostrofata al suo arrivo al porto di Lampedusa.


Poi è arrivato il momento di Emma Marone: la cantante aveva pubblicato su Instagram il video di Open che mostrava gli insulti piovuti su Rackete nel momento in cui è scesa dalla nave. Questo gesto – il video era accompagnato da una didascalia critica – le è costato una valanga di insulti sui social.

Ma, evidentemente, gli odiatori esistono da entrambe le parti: sia tra chi è anti-immigrazione e vorrebbe che i porti fossero chiusi sul serio, sia tra chi invece vede in Carola Rackete e, più generalmente, nell’operato delle Ong nel Mediterraneo, un esempio positivo da seguire.

Tra gli insulti rivolti a Giorgia Meloni, diversi sono di chiara natura sessista: «zoccola», «puttana», «troia» ecc. ecc., accompagnati talvolta da parole di solidarietà nei confronti del capitolo Sea Watch. Poi ci sono i riferimenti all’orientamento ideologico: «fascista di merda», «fascista e nazista, farai la fine del sorcio topo di fogna Mussolini».

Che il sessismo faccia parte della cultura online e del modo di fare e di consumare la politica, in Italia come all’estero, non è una novità. Un caso per tutti: le demonizzazione di Laura Boldrini, prima in qualità di presidente della Camera dei deputati, in seguito come simbolo di un modo di fare e intendere la politica inviso a molti. Ma sopratutto in quanto donna.

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