Finanziamenti esteri ai partiti: spunta un emendamento leghista

Pochi giorni dopo l’incontro del Metropol il Carroccio voleva fermare il blocco ai fondi esteri dello Spazzacorrotti

Un emendamento leghista allo Spazzacorrotti e un comma del decreto Crescita sembrano non alleggerire la posizione del Carroccio, e dell’esecutivo gialloverde tutto, in merito alla vicenda dei presunti finanziamenti illeciti di provenienza russa portati alla luce prima da un’inchiesta dell’Espresso, poi dagli audio diffusi da BuzzFeed con la conversazione, all’hotel Metropol di Mosca fra il leghista Gianluca Savoini, Presidente dell’Associazione Lombardia-Russia, e uomini russi non ancora identificati con i quali avrebbe discusso di possibili fondi a favore della campagna elettorale della Lega.


L’incontro al Metropol, come ormai è noto, è avvenuto lo scorso 18 ottobre. Poche settimane dopo, nel pieno del dibattito anche aspro, all’interno delle forze di governo sul cosiddetto Spazzacorrotti, il decreto voluto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafade, bandiera dei 5 Stelle, la Lega presenta un emendamento al comma 2 dell’articolo 7 che prevede il divieto ai partiti e ai movimenti politici di ricevere «contributi provenienti da Governi o enti pubblici di Stati esteri, da persone giuridiche aventi sede in Stato estero».


L’emendamento, presentato in Commissione alla Camera da nove parlamentari del Carroccio (Iezzi, Bordonali, De Angelis, Giglio Vigna, Invernizzi, Maturi, Stefani, Tonelli, Vinci) all’intero di un pacchetto ben più ampio è lapidario: «Sopprimere il comma 2».

La proposta di modifica verrà poi ritirata, ma a leggerla oggi, nasce più di qualche dubbio. Soprattutto perché, se l’emendamento non ha visto la luce probabilmente per uno stop arrivato dai 5 Stelle, il tema è stato però riproposto, e con parole molto simili, in un altro provvedimento in cui il braccio di ferro fra le due forze di governo è andato avanti per mesi: il decreto Crescita.

La legge, che dovrebbe essere di natura squisitamente economica, approvata alla fine di aprile del 2019, quindi con le elezioni europee alle porte, all’articolo 43 introduce, come si diceva con parole molto simili a quelle del naufragato emendamento leghista di novembre, una deroga al finanziamento estero, questa volta non ai partiti, ma alle fondazioni.

Dal fronte 5 Stelle qualcuno deve avere storto il naso: la deputata pentastellata Anna Macina presenta infatti un emendamento che vieta alle fondazioni di “girare” i finanziamenti arrivati dall’estero ai partiti e ai movimenti politici. Blocco più formale che sostanziale, visto che è assai difficile monitorare un flusso di denaro di quel tipo.

Quest’iter legislativo certamente ha poco a che fare con il versante giudiziario della vicenda moscovita che vede indagato dalla procura di Milano Gianluca Savoini per corruzione internazionale. Dal punto di vista politico però sembra mostrare una volontà da parte della Lega, di alleggerire le maglie che regolano e limitano il finanziamento ai partiti da parte di attori stranieri.

Il leghista Igor Iezzi respinge le accuse su la Repubblica: «Una carognata vera ricollegarlo alla storia dei russi di questi giorni. Abbiamo presentato un intero blocco di emendamenti soppressivi della seconda parte della legge, che non ci convinceva per nulla. Quella norma secondo noi andava cancellata perché vietava per esempio a un’associazione di veneti emigrati, che è persona giuridica con sede all’estero di inviarci un contributo qualsiasi».

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