Un film già visto: Open Arms salva 52 migranti, Salvini, Trenta e Toninelli firmano divieto di sbarco

Sono 34 uomini, 16 donne e due bambini. Il fondatore della ong twitta: «Stavano affondando ora abbiamo bisogno di un porto sicuro»

Due casi fotocopia in meno di ventiquattro ore. Ieri, 31 luglio, la Alan Kurdi, nave della ong tedesca Sea Eye, ha salvato 40 migranti al largo della Libia, tra cui un bambino ferito con un colpo d’arma da fuoco, e si è infranta sul muro invisibile eretto da Salvini, Toninelli e Trenta alle soglie di Lampedusa. Poche ore dopo, stessa scena con diversi protagonisti. Stavolta è la Open Arms ad aver salvato dei naufraghi al largo delle coste libiche: sono 52, 34 uomini, 16 donne e due bambini.


«Stavano affondando, l’acqua stava entrando nel gommone, ma siamo arrivati in tempo – ha twittato il fondatore della Ong catalana Oscar Camps – Sono al sicuro e ora abbiamo bisogno di un porto sicuro». Se si esclude la Libia, che Salvini considera un interlocutore valido nonostante le smentite (tra cui la sua e quella del ministro degli Esteri Moavero Milanesi) il porto più vicino è italiano.


Ma i tre ministri Salvini (Interno), Toninelli (Infrastrutture e Trasporti), Trenta (Difesa) hanno già firmato un nuovo divieto di sbarco sulle coste italiane. Possibile, quindi, che le due navi si “incontrino” appena fuori Lampedusa dove la Guardia di Finanza, nel pomeriggio di oggi – 1 agosto – ha fatto visita alla Alan Kurdi, notificando a bordo il divieto italiano.

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