Salvini, Grillo e Renzi. Quando il gioco si fa duro…

di OPEN

Due ostacoli, probabilmente inaspettati, alla marcia militare a tappe forzate di Salvini verso un trionfo elettorale

«When the going gets tough, the tough get going»: quando un leader politico comincia a dominare il gioco, e a dar segno di voler stravincere, allora invariabilmente ritornano in campo i pesi massimi delle stagioni passate. Salvini resta fortissimo, e ogni volta che arriva in una piazza verifica un entusiastico consenso popolare, senza bisogno di sforzi organizzativi.


Ma la sua marcia militare a tappe forzate verso un trionfo elettorale ha da ieri due ostacoli più impervi da superare, con tutto il rispetto per Di Maio e Zingaretti, su cui il leader leghista aveva ormai cominciato a bulleggiare. E lui, il Capitano social, se ne è subito reso conto.


Alla fine del pomeriggio di ieri ha postato su Facebook: «Sento Grillo e Renzi e inorridisco al pensiero di un governo tra loro». Inorridisce, ma forse non se lo aspettava, di ritrovare in campo coloro che sono stati, nel 2013 e nel 2014, i protagonisti dei soli due miracoli elettorali paragonabili al suo di quest’anno: l’esordio bomba col Movimento a trazione grilllina da zero al 25% e il successivo boom al 41% del sindaco di Firenze diventato asso pigliatutto del Pd.

Sono passati pochi anni, ma Grillo è già “solo” il garante del M5s e Renzi un senatore senza ruolo formale. Eppure i bagni di folla del Salvini di oggi hanno un precedente quasi uguale in quelli di allora, davanti a folle altrettanto adoranti. È per questo che in casa leghista è scattato l’allarme: pur se ammaccato Beppe Grillo è ancora l’anima del Movimento, e nonostante gli schiaffi subiti Matteo Renzi resta l’unico uomo forte del Pd (anche perché a lui fa tuttora riferimento la maggioranza dei gruppi parlamentari del partito). Sono riapparsi contemporaneamente sulla scena per dire che le elezioni non sono ineluttabili, ribaltando le posizioni di Di Maio e Zingaretti.

E così la partita si è riaperta, perché Salvini non è certo stupido, e sa che non può girare per le spiagge per anni, perché il consenso non è garantito a tempo indeterminato.

Ne sono esempio proprio quei due: l’immagine di Grillo che si prende un Maalox dopo la disfatta delle Europee, e soprattutto quella di Renzi che annuncia le dimissioni dopo il referendum sono i classici dello Youtube politico. La nuova partita è appena iniziata, e i duri sono tornati in gioco.

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