Non solo Open Arms, che fine ha fatto la Ocean Viking: «Malta nega lo sbarco. Dall’Italia nessuna risposta» – Il punto

«La situazione non è facile, ma per il momento c’è pazienza. Però non è una situazione normale: la gente, dopo tutto quello che ha passato in Libia e in mare, non dovrebbe essere bloccata su una nave a dormire per terra sul ponte», spiegano a Open dalla Ocean Viking

Mentre 27 minori non accompagnati (anche se sulla loro età è già polemica) toccano finalmente terra dopo 16 giorni a bordo della nave della ong spagnola Open Arms, ancora bloccata con altre 107 persone salvate nel Mediterraneo centrale, l’Unicef lancia un appello per un’altra nave, di cui si sta parlando meno ma che è a sua volta bloccata in mezzo al mare. Si stratta della Ocean Viking delle ong Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere con a bordo 356 persone.


L’Unicef accoglie «positivamente» la decisione del governo italiano di far sbarcare a Lampedusa i minorenni presenti sulla Open Arms. «Chiediamo protezione», spiega il portavoce Unicef Italia Andrea Iacomini, «per tutti i minori, accompagnati e non. Auspichiamo che una decisione simile sia presa anche per i 103 minorenni che si trovano a bordo della Ocean Viking; tra questi, vogliamo ricordarlo, pare che soltanto 11 siano accompagnati da un genitore o tutore, gli altri sono arrivati soli».


Da otto giorni in mare

La Ocean Viking si trova in questo momento, secondo i siti di tracciamento on line, tra Linosa e Malta, in acque internazionali. È quanto conferma anche un video diffuso su Twitter da Sos Mediterranèe.

«Le persone a bordo soffrono il mal di mare, sono state curate dallo staff di Medici senza Frontiere. Devono essere sbarcate nel più breve tempo possibile», dice il capomissione Nick Romaniuk. «Ci chiedono dove andiamo, cosa succede. Gli rispondiamo che non li riporteremo mai in Libia», spiegano dal team a bordo di Medici senza frontiere. «Fisicamente ora stanno bene, ma psicologicamente il trauma ritorna. Le nostre sono soluzioni temporanee: questa nave serve solo per salvare le persone dalla morte in mezzo al mare. Ma staranno bene solo una volta sbarcati».

Le persone «continuano a scappare dalla Libia, che noi ci siamo o no», dice Romaniuk. «Il mio auspicio è che presto la nostra presenza nellarea sia inutile. Ma non è ancora il caso».

Dopo quattro giorni di soccorsi, il 13 agosto scorso la Ocean Viking aveva comunicato di aver ufficialmente richiesto un porto di sbarco sicuro alle autorità maltesi e italiane. La nave ha ricevuto due no ufficiali da Malta allo sbarco, spiegano dalla Ocean Viking a Open, «mentre non abbiamo ricevuto alcuna risposta dall’Italia».

«Abbiamo sempre in copia nelle nostre comunicazioni il JRCC il centro di coordinamento e soccorso libico, ndr), ma dopo averci dato Tripoli come porto di sbarco – porto che abbiamo rifiutato chiedendo un alternativa – non hanno più risposto».

«Cosa dire… le persone soccorse chiedono dove andiamo e quanto ci mettiamo», raccontano ancora a Open da Sos Mediterranèe. «La situazione non è facile, ma per il momento c’è pazienza. Però non è una situazione normale: la gente, dopo tutto quello che ha passato in Libia e in mare, non dovrebbe essere bloccata su una nave a dormire per terra sul ponte. Anche se non ci sono state evacuazioni mediche, non vuol dire che le persone debbano essere trattate così. Speriamo si trovi presto una soluzione, e che queste persone possano sbarcare finalmente in un luogo sicuro!».

Foto e video/Sos Mediterranèe/Medici senza Frontiere

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