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L’inverno del governo, ecco le date di gennaio che rischiano di far traballare la maggioranza

27 Dicembre 2019 - 09:20 OPEN
Dal referendum sul taglio dei parlamentari, al voto in Emilia. Le tappe che rischiano di far traballare l'alleanza giallorossa

Dopo la crisi di agosto, i timori di un’altra scossa al governo si spostano ora su gennaio. E sarà il periodo subito dopo la fine delle feste a essere lastricato di date, che possono rivelarsi “pericolose” per la tenuta della maggioranza e il proseguo dell’alleanza giallorossa.

7 gennaio

Già subito dopo l’Epifania il governo dovrà affrontare il nodo della prescrizione. Il vertice si terrà a sei giorni dalla sua entrata in vigore. E non a caso i renziani, contrari allo stop della prescrizione, dopo la sentenza di primo grado, sia essa di assoluzione o condanna, come prevede la norma Bonafede, hanno già definito “inutile” vedersi dopo l’avvio del 2020, lasciando intendere che, qualora non sopraggiungano novità prima del 31 dicembre, potrebbero disertare il vertice.

Ma anche il Pd non resterà alla finestra: i dem hanno annunciato una loro proposta di legge da presentare a breve in parlamento, chiedendo anche loro che il vertice venga anticipato, altrimenti faranno partire l’iter del provvedimento in commissione. Già oggi, alle 11.30, è prevista una conferenza stampa in cui il Partito Democratico presenterà il suo testo.

E i numeri non sono sicuramente dalla parte dei 5 stelle, che finora tengono il punto: tranne i pentastellati, infatti, tutte le altre forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, sono fortemente critiche nei confronti della riforma.

12 gennaio

Dopo l’approvazione lo scorso 8 ottobre, con il sì quasi unanime e definitivo della Camera, il taglio dei parlamentari è diventato legge. Ma, la riforma costituzionale potrebbe ancora slittare se non saltare.

Il 12 gennaio scadrà il termine per depositare le firme dei parlamentari per chiedere un referendum confermativo alla riforma costituzionale, referendum che deve avvenire entro sei mesi. Il cambiamento della composizione del parlamento prevede un taglio di 230 deputati e 115 senatori. Le 64 firme necessarie per chiedere il referendum sembrano essere state raggiunte.

15 gennaio

Il futuro della legge sul taglio dei parlamentari e della nuova composizione del parlamento è però intrecciata con la modifica della legge elettorale. Tre giorni dopo la presentazione delle firme, toccherà alla Corte Costituzionale pronunciarsi su un altro referendum, quello voluto dalla Lega per cancellare la quota proporzionale del Rosatellum.

L’obiettivo del Carroccio è quello di arrivare a collegi uninominali. Un eventuale risposta positiva della Corte alla proposta della Lega complicherebbe non poco la coesistenza della maggioranza al governo dove sono in corso “trattative” su un sistema proporzionale.

Una legge elettorale che non mette d’accordo quasi nessuno all’interno della maggioranza con M5S, Italia Viva e Pd su posizioni opposte e su cui potrebbe inficiare la decisione sul referendum del taglio dei parlamentari.

20 gennaio

Ancora una volta potrebbe essere indirettamente il Carroccio l’ago della bilancia sulla tenuta o meno del governo. Il 20 gennaio la giunta per le immunità al Senato è chiamata a pronunciarsi su Matteo Salvini e il caso della Gregoretti. Il Senato dovrà decidere se avallare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del segretario della Lega accusato di sequestro di persona.

Particolarmente critica è la posizione dei cinque stelle. Durante l’esperienza del governo gialloverde, i pentastellati avevano detto “no” all’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini sul caso Diciotti. Ma, questa volta, il M5s si è detto pronto a dire si.

Nonostante i due casi appaiano molto simili, il M5s ha dichiarato di essere questa volta estraneo ai fatti e di non essere stato consultato da Salvini prima di intervenire nei confronti della Gregoretti e dello sbarco di migranti. Ma, a poter ribaltare la situazione sono i renziani che, mentre prendono tempo, non hanno ancora chiarito se e cosa voteranno.

26 gennaio

Tra gli appuntamenti politici di maggior rilievo, il 2020 si apre con il voto in Emilia Romagna. Le regionali del 26 gennaio sono un banco di prova cruciale per il Partito Democratico dopo la sconfitta alle elezioni umbre. L’appuntamento di fine gennaio è diventato la cartina tornasole dello scontro al governo tra Pd e Lega, con Matteo Salvini che con la sua candidata Lucia Borgonzoni vuole replicare il ribaltone umbro e spingere per un ritorno alle urne per eleggere un nuovo governo. L’incognita potrebbe essere rappresentata dalle sardine.

Il movimento nato proprio in Emilia, a Bologna, in protesta contro il populismo, e la politica dell’odio, sarà l’ago della bilancia in favore di Stefano Bonaccini?

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