In Evidenza Donald TrumpGoverno MeloniStellantis
ECONOMIA & LAVOROBorseCoronavirusPetrolioSpread

Caos coronavirus su Piazza Affari, apertura a fatica e valanga di titoli sospesi. Schizza lo spread, anche dopo il crollo del petrolio

Prima dell'apertura di Milano, erano arrivate cupe premesse da Wall Street e le borse asiatiche, tutte in rosso profondo

Piazza Affari a Milano parte a fatica nella riapertura di settimana dopo le nuove misure introdotte in Italia per l’emergenza Coronavirus. Vendite impallate per mezz’ora fino a registrare poi un crollo del 10,8%, con buona parte dei titoli del listino principale che non riescono a fare pezzo, con crolli teorici a doppia cifra come per Saipem a -29%. Sono finiti in asta di volatilità dopo drastici cali del 10% Exor, Moncler, Terna, Stm. Sono riuscite a entrare nelle negoziazioni solo le utilities, come A2s a -8,8, Hera a -4,6% e i farmaceutici Diasorin in positivo al 5% e Recordati a -4,5%. Lo spread fra Btp e Bund schizza a 216 punti contro i 178 della chiusura di venerdì. Il rendimento del decennale raggiunge l’1,3%.

In piena emergenza globale per il coronavirus, scoppia la guerra anche tra Russia e Arabia Saudita sui prezzi del petrolio, che ha visto le quotazioni crollare. Al Nymex di New York il barile è sceso fino a 27,61 dollari, perdendo il 33,12% e superando i minimi registrati dal 1991. Crolli anche dal Brent, dove il petrolio perde un terzo del suo valore, scendendo a 31,55 dollari al barile. Ed è scattata intanto la corsa ai beni rifugio, con l’oro che è volato a 1700 dollari l’oncia, ai massimi dal 2012.

Wall Street

I rendimenti dei titoli di Stato americani crollano con la fuga ai beni rifugio innescata dal crollo delle borse per il coronavirus. I rendimenti sui Treasury a 10 anni calano allo 0,5% per la prima volta nella storia, quelli sui Treasury a 30 anni affondano sotto l’1%, anche in questo caso è la prima volta. I future sui listini di Wall Street accentuano le perdite. Quelli sullo S&P 500 arrivano a perdere il 5%, mentre quelli sul Dow Jones perdono 1.119 punti.

Tokyo

Profondo rosso per la Borsa di Tokyo nella prima seduta della settimana, quando aumenta l’allarmismo degli investitori sull’espansione del coronavirus su scala globale e mentre crolla il prezzo del petrolio e lo yen si apprezza sulle principali valute. Al termine della pausa di tarda mattina il Nikkei cede il 6,15% a quota 19.473,07, lasciando sul terreno oltre 1.250 punti. Lo yen si rivaluta sul dollaro ai massimi dal novembre 2016 negli scambi in Asia e consolida lo status di bene rifugio, fino a raggiungere quota 102,20 sul biglietto verde, da un valore di 108 della scorsa settimana. L’aumento dell’incertezza durante l’emergenza coronavirus vede la divisa nipponica consolidare i guadagni anche sull’euro a un livello di 116,70.

È ancora più accentuata la contrazione del Pil giapponese – la prima in cinque trimestri -, dopo l’aumento della tassa sui consumi deciso dal governo a ridosso del quarto trimestre. Nel periodo tra ottobre e dicembre il calo è pari all’1,8%, dall’1,2% dei dati preliminari, mentre su base tendenziale l’arretramento è del 7,1%, rispetto alla prima lettura di un meno 6,3%. Nello stesso periodo le spese in conto capitale delle aziende sono diminuite del 4,6%, e i consumi privati – che contribuiscono alla formazione di oltre la metà del Pil giapponese, sono scesi del 2,8%. Lo scorso ottobre il governo ha introdotto il primo incremento della sales tax, l’equivalente della nostra Iva, a partire dal 2014, dall’8 al 10%, una misura giudicata necessaria a sostenere i costi sempre crescenti della spesa sociale e a fronteggiare il rapido invecchiamento della popolazione.

Shanghai

Le Borse cinesi, in brusca frenata, si avvicinano alla pausa di metà seduta con pesanti perdite scontando sia i timori sulla diffusione del coronavirus sia il tracollo dei prezzi del petrolio dopo il mancato accordo tra Opec e Russia: l’indice Composite di Shanghai cede il 2,05%, a 2.972,44 punti, mentre quello di Shenzhen perde l’1,86%, a quota 1.879,58.

Hong Kong

La Borsa di Hong Kong in pesante correzione: l’indice Hang Seng brucia quasi 1.000 punti e segna un tonfo del 3,59%, a quota 25.209,22, per effetto dei timori sulla diffusione del coronavirus e, da ultimo, dello scontro tra Arabia Saudita e Russia su produzione e prezzi del petrolio.

Sydney

La Borsa australiana è crollata di oltre il sette percento oggi, il suo giorno peggiore dalla crisi finanziaria globale del 2008 a causa dei timori per la diffusione del nuovo coronavirus e per il crollo dei prezzi del petrolio. L’indice ASX 200 è sceso del 7,33%, ovvero 455,60 punti, per chiudere a 5.760,60, mentre l’All Ordinaries ha perso il 7,40%, (-465,10 punti) a 5,822,40.

Il parere degli esperti:

Leggi anche:

Articoli di ECONOMIA & LAVORO più letti