Coronavirus, quei casi di polmonite nei bambini che i medici non si spiegavano: il sospetto sull’origine dell’epidemia a gennaio

Polmoniti sospette, con sintomi difficili da ricondurre a normali malanni di stagione. Ormai sarebbe sempre più chiaro che l’epidemia nella regione più colpita d’Italia sarebbe iniziata prima del paziente 1 di Codogno

Conoscere come si è sviluppata davvero l’epidemia di Coronavirus è necessario per evitare errori di valutazione nella Fase 2. È questa la dottrina sposata dai ricercatori che stanno lavorando all’analisi di regione Lombardia sui casi sospetti di gennaio, quelli prima del paziente 1. L’ipotesi è che ci siano stati circa 1.200 pazienti che avrebbero accusato sintomi paragonabili a quelli del Covid-19.


Il periodo che è stato studiato per dare questa stima è quello che va dal 1 gennaio al 19 febbraio. Secondo i nuovi dettagli pubblicati dal Corriere della Sera, alcuni di questi casi potrebbero essere stati registrati anche nei bambini. Il quotidiano infatti riporta la testimonianza di Gian Vincenzo Zuccotti, direttore responsabile delle Pediatria e del Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Buzzi di Milano.


Secondo il medico, tra gennaio e febbraio sono stati registrati «quadri clinici a cui non si riusciva a dare nome e cognome. Tosse e febbre che non passavano mai. Penso che l’epidemia possa essere partita prima in età pediatrica». Oltre alla testimonianza di Zuccotti, a supportare la tesi che retrodata l’inizio dell’epidemia in Lombardia c’è anche la voce dell’epidemiologo Marcello Tirani: «A partire dal “paziente 1” le Ats lombarde si sono adoperate per identificare i contatti stretti. Ai 5.800 testati abbiamo chiesto di ricordare l’esordio dei sintomi e abbiamo ricostruito l’andamento».

Il parere degli esperti:

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