Coronavirus, Santelli firma l’ordinanza: in Calabria bar e ristoranti aperti con servizio ai tavoli all’esterno

«Sarà consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto», si legge nell’ordinanza

Da giovedì in Calabria qualcosa cambia. Mentre l’Italia alle prese con il Coronavirus non è ancora uscita dalla fase uno, la governatrice Jole Santelli (Fi) firma un’ordinanza anticrisi per la ripresa delle attività. In aperto contrasto con l’attuale decreto del presidente del Consiglio Conte, Santelli brucia le tappe e passa direttamente oltre la fase due, durante la quale sarà consentito l’asporto di cibi e bevande. «Sarà consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto», si legge nell’ordinanza firmata dalla presidente della Regione. Secondo il documento, queste attività potranno essere «riattivate presso gli esercizi che rispettano le misure minime anti-contagio e ferma restando la normativa di settore».


Ai punti 6 e 7:


Secondo l’ultimo bollettino della Protezione civile, in Calabria ci sono 753 “attualmente positivi” al Coronavirus e le vittime fin qui registrate sono 86, per un totale di 1.102 casi in totale di persone colpite dal Covid-19. Numeri, dunque, al di sotto dei bilanci registrati nelle regioni del Nord Italia. «Poiché in queste settimane i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che oggi la Regione ponga in loro fiducia – ha scritto Santelli nell’annunciare le nuove misure -. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del governo».

È di oggi la lettera – indirizzata al presidente Mattarella, al premier Conte, alle Camere e al ministro per gli Affari Regionali Boccia – nella quale i governatori di centrodestra fanno presente quanto sia necessario per le Regioni riformare la rigida struttura del Dpcm per fare in modo che possa contemplare una certa flessibilità per le Regioni colpite meno duramente dall’epidemia:

«Pare assolutamente necessario – si legge nel documento – che l’attuale struttura del Dpcm 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva».

Il parere degli esperti:

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