Coronavirus. Le mascherine sono solo un simbolo e non proteggono? I No Mask e le fonti, un rapporto fallito

di Juanne Pili

Le fonti sono importanti, ma vanno lette bene e non utilizzate in maniera parziale come stanno facendo i No Mask

Il farmacista Stefano Montanari, assieme ad altri sodali, hanno recentemente pubblicato dei post Facebook che hanno un certo interesse per noi, nel senso che mostrano palesemente come il loro pubblico di riferimento sia stato disabituato a controllare le fonti. Questi hanno assorbito una storia fittizia, che non corrisponde alla realtà, nemmeno quando si deve tener conto delle linee guida emesse dagli enti competenti, riguardo all’uso delle mascherine come deterrente alla diffusione del nuovo Coronavirus, e il ruolo degli asintomatici.

Già in passato abbiamo mostrato come, in ambito No Vax/No Mask – ambiente che tiene in grande considerazione le affermazioni di personaggi come Montanari – si facesse largo uso strumentale di fonti, il cui senso viene totalmente distorto, confidando nel fatto che la fan base non avrebbe avuto i mezzi o l’interesse di verificarle. Analizziamo tre esempi emblematici.

Il non senso sul ruolo delle mascherine 

Cominciamo dal post Facebook di Montanari su un articolo apparso sul New England Journal of Medicine (NEJM), originariamente il primo aprile 2020. Il farmacista ha cortesemente tradotto il testo per i suoi follower:

«Leggiamo insieme cosa ne pensa dell’utilizzo delle mascherine negli ospedali e all’aperto il New England Journal of Medicine. Abbiamo tradotto l’articolo per voi». 

La lettera, firmata da un gruppo di medici, riporta passaggi piuttosto ambigui se non si conosce con esattezza qual è il reale ruolo delle mascherine, nel contesto più ampio delle norme di contenimento della diffusione del SARS-CoV2, come il seguente:

«È chiaro anche che le mascherine hanno un ruolo simbolico; non sono solo degli strumenti, appaiono anche come talismani che possono aiutare ad aumentare il senso di sicurezza e fiducia nei propri ospedali da parte degli operatori sanitari». 

Purtroppo Montanari dimentica di tradurre la nota editoriale presente in testa al documento, riportando quanto gli stessi autori dell’articolo hanno messo in chiaro in una successiva lettera del 3 giugno, che evidenziamo in grassetto:

«Nota dell’editore: questo articolo è stato pubblicato il 1 aprile 2020 su NEJM.org. In una lettera all’editore del 3 giugno 2020, gli autori di questo articolo affermano: “Sosteniamo con forza gli appelli delle agenzie sanitarie pubbliche affinché tutte le persone indossino maschere quando le circostanze li costringono a stare entro 1,8 metri dagli altri per periodi prolungati“».

NEJM | La nota editoriale che non si nota.

Sono gli stessi medici che firmano l’articolo del primo aprile a mettere in chiaro l’importanza di indossare le mascherine quando non è possile rispettare la distanza di sicurezza, come da sempre supponiamo siano abituati a fare loro stessi, in clinica.

Il testo è effettivamente di sei mesi fa, e il contenuto potrebbe apparire piuttosto ovvio a chi è informato correttamente sul ruolo delle mascherine. Non sono un «talismano» che se indossato ci proteggerà, perché hanno un ruolo sociale: è una forma di rispetto verso il prossimo, perché proteggiamo gli altri dall’emissione del nostro droplet, ovvero le goccioline di saliva che contengono le particelle virali, nell’ipotesi di essere asintomatici.

Montanari scrive senza precisare questo aspetto fondamentale, lasciando che i suoi lettori rafforzino la suggestione in base alla quale i «poteri forti» ci vogliano imporre le mascherine a prescindere, come protezione individuale, quando anche diversi esperti da noi intervistati, esprimono la preoccupazione che queste possano farci dimenticare l’esigenza di conservare la distanza di sicurezza.

Il non senso sui CDC e le mascherine

Il dubbio che i «guru» dei Free Vax e dei No Mask usino le lacune dei propri lettori per rafforzare un’immagine totalmente distorta delle mascherine, si ingrandisce quando leggiamo il recente post Facebook di un altro personaggio, il quale porta come fonte uno studio dei CDC (Center for Disease Control and Prevention) americani, basato su un sondaggio.

«Caratteristiche dei sintomatici adulti che erano pazienti ambulatoriali in 11 diversi centri – riporta l’autore del post – Alla domanda sull’utilizzo della protezione respiratoria 14 giorni prima dell’insorgenza della malattia, le risposte sono state le seguenti: Mai portato la Mascherina: 5 casi; Raramente portato la mascherina: 6 casi; Qualche volta la Mascherina: 7 casi; Spesso portata la mascherina: 23 casi; Sempre portato la mascherina: 118 casi».

Il post di Davide Lombardi.

Il paper ha un grosso limite. In questo caso abbiamo infatti una correlazione spuria, ovvero un parallelo tra due fattori senza che ne venga dimostrato il collegamento causale. Lo ripetiamo per l’ultima volta: le mascherine non servono come protezione individuale, per tanto è irrilevante sapere se un positivo le usava più spesso di altri, conta infatti rispettare la distanza di sicurezza, specialmente se si incontrano positivi asintomatici che non le indossano. Anche in questo caso vediamo l’uso sistematico delle lacune dei lettori, per distorcere il senso di un documento.

I monitoraggi dei CDC su mascherine e positivi, per esempio, servono a monitorare infatti l’uso generale di questi dispositivi. Per esempio locali come i ristoranti rimangono critici, in quanto si deve togliere la mascherina per mangiare e non sempre si riesce a conservare la distanza di sicurezza. Se tanti positivi sintomatici le avrebbero usate, significa che abbiamo ancora un problema di copertura generale e di educazione alle modalità d’uso; mentre tanti asintomatici continuano a non rispettare semplici norme di sicurezza, anche quando non sarebbe difficile farlo.

Il non senso sulla sospensione del vaccino Johnson & Johnson

Chiudiamo analizzando brevemente un altro post Facebook di Montanari, dove si riporta la notizia della sospensione del vaccino Johnson & Johnson contro la Covid-19.

«Solo per la Johnson & Johnson 60.000 pazienti sottoposti alla sperimentazione, che viene interrotta dallo Sponsor perché uno dei partecipanti ai trial si è ammalato senza che gli esperti siano finora riusciti a trovare le cause», scrive il Farmacista.

Analogamente alla sospensione – a cui è seguita una ripartenza – del vaccino di Oxford/AstraZeneca, abbiamo un singolo caso su migliaia, di cui non è stata trovata una connessione causale con la somministrazione del vaccino. Non di meno, come da prassi, le sperimentazioni vengono sospese comunque in vista di accertamenti. È del tutto normale che questo accada, ma agli occhi di un free vax, che pensa di vivere in un mondo dove nessuno verifica la sicurezza dei vaccini, potrebbe essere concepito come un rafforzamento dei propri pregiudizi.

Invece la Scienza non si fa usando le lacune della gente, bensì emendando i pregiudizi, cercando nel contesto le risposte giuste a legittimi dubbi, diversamente da quel che succede quando facciamo marketing o impostiamo una campagna pubblicitaria, magari per rafforzare la propria fan base, in un periodo in cui l’immagine del prodotto è in crisi.

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Juanne Pili