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Campania, la protesta di insegnanti e presidi contro De Luca: «Questa chiusura è una pagliacciata». Conte: «Non è la soluzione migliore»

16 Ottobre 2020 - 12:37 Fabio Giuffrida
«Oggi è il giorno più buio per la scuola», si legge in un manifesto che le mamme hanno portato per protestare insieme con i propri figli

Dalle 7 di questa mattina sono quasi 4.500 le firme raccolte su Change.org per chiedere la riapertura delle scuole in Campania. «Chiediamo che il ministero dell’Istruzione intervenga contro l’ordinanza della regione», recita l’appello della petizione. «Chiediamo che tutti gli studenti e studentesse della Regione Campania ritornino, con decorrenza immediata, a poter usufruire della didattica “in presenza” nel rispetto dei protocolli sanitari nazionali vigenti. La Campania non può e non deve restare il fanalino di coda in un settore chiave come l’istruzione».

Oltre al braccio di ferro con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il governatore della Campania Vincenzo De Luca deve ora anche fare i conti con la protesta di genitori e insegnanti contro la sua decisione di fermare la didattica in presenza fino alla fine di ottobre. Ieri, i contagi in Campania hanno superato la soglia dei mille, quella fissata giorni fa dal presidente della Regione per imporre nuove misure restrittive.

Lasciare i bambini a casa su chi graverà se non sui genitori (vedi: madri) e i nonni, categoria a rischio? Siamo stati mesi a mettere in piedi un’utopia: far ripartire la scuola in sicurezza

Viola Ardone, scrittrice e insegnante

Per la scrittrice e insegnante Viola Ardone, la decisione «è una dichiarazione di impotenza». La prima cosa da sacrificare è «sempre la scuola. In particolare poi – dice Ardone – lasciare i bambini di infanzia ed elementari a casa su chi graverà se non sui genitori (vedi: madri) e i nonni, categoria a rischio? Siamo stati mesi a mettere in piedi un’utopia: far ripartire la scuola in sicurezza».

La protesta

Intanto le mamme degli studenti hanno protestato davanti alla sede della Regione Campania. «Oggi è il giorno più buio per la scuola» è il testo di un manifesto che le donne hanno portato per protestare, insieme con i propri figli.

Conte: «Chiudere la scuola non è la migliore soluzione»

«Il ministero dell’Istruzione ha confrontato i dati del contagio a scuola con l’Istituto superiore di sanità. Quest’ultimo ha confermato che la curva del contagio a scuola è molto bassa. Questo significa che si è lavorato in modo proficuo. Il merito è anche della grande attenzione riposta dai dirigenti scolastici, dai docenti e dal personale Ata. Ne ho parlato con De Luca, chiudere subito in blocco tutte le scuole non è la migliore soluzione» ha detto il premier Giuseppe Conte.

L’affondo del sindaco di Napoli

Dura la presa di posizione del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che si è scagliato contro l’ordinanza del governatore campano. «L’ordinanza è una bandiera bianca, è un po’ come una confessione dell’incapacità di rafforzare la rete sanitaria pubblica territoriale. Tutto quello che in questi mesi si doveva fare, ed era prevedibile, non è stato fatto», ha detto a Radio24. Un provvedimento «preso in poche ore e senza consultare nessuno, che mette in ginocchio una comunità scolastica, una città. Soprattutto bisognerebbe spiegare – ha aggiunto – perché non sono stati messi in campo una serie di provvedimenti che avrebbero potuto evitare tranquillamente una decisione come questa».

Sul fronte sanitario va ancora peggio secondo il primo cittadino di Napoli: «Non abbiamo più una rete territoriale in grado di monitorare i positivi e i contatti diretti. La situazione è fuori controllo, l’assistenza domiciliare è inesistente, chiunque comincia ad avere dei sintomi anche non particolarmente gravi va a pressare sugli ospedali. Le reti di territorio non riescono a monitorare la situazione e c’è un’autogestione della pandemia e nonostante la Regione Campania abbia speso tantissimo, facciamo il minor numero di tamponi».

Il rischio è che presto si possa tornare a chiudere tutto: «Siamo all’inizio di un’escalation che porterà al lockdown, magari non quello di massa come il primo ma a quello stiamo arrivando. Per ora De Luca ha chiuso le scuole fino al 30 ottobre ma non le riaprirà. Si arriverà fino a Natale». «Il tema vero non sono né il trasporto né la scuola, ma è la sanità pubblica ma ce la si prende con la scuola» ha continuato. Anziché lasciare a casa i ragazzi, causando «una catastrofe educazionale e pedagogica», bisognerebbe «intervenire sullo scaglionamento degli orari, sull’alternanza tra didattica a distanza e in presenza, con chiusure e quarantene dove ci sono focolai».

«Non è nelle scuole che si diffonde il contagio»

Una dirigente scolastica intervistata da la Repubblica afferma invece che i numeri dei contagi «nelle scuole sono sotto lo zero virgola. Sono assolutamente insignificanti. Non è nelle scuole che si diffonde il contagio». Per la preside si tratta di una pagliacciata: «Non serviva la risalita dei contagi per rendersi conto di cosa accade sui mezzi pubblici, e non può, la scuola, pagare lo scotto di altri disservizi». Dura anche la dirigente Angela Cambri, secondo cui a pagare il conto di questa situazione saranno «i più fragili».

La protesta degli autisti di scuolabus

Ad aggiungere tensione al tema della chiusura delle scuole in Campania, la situazione dei conducenti degli autobus dedicati al trasporto degli alunni. Gli autisti hanno organizzato un corteo di protesta sul lungomare di Napoli, diretto verso il palazzo della Regione, per chiedere a De Luca un aiuto economico alle aziende di trasporto che, dopo il blocco delle attività scolastiche, sono costrette a fermarsi. Sono una quarantina i bus gialli che stanno percorrendo le strade intorno alla sede della Regione.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/FABIO FRUSTACI

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