Un giorno sui mezzi pubblici (strapieni) di Milano. Basta il limite dell’80% per fermare il virus? – Il videoreportage

di Valerio Berra

Se in metropolitana, con i tornelli, è possibile monitorare il numero dei passeggeri sui vagoni, a bordo di bus e tram tutta la responsabilità del controllo è in mano agli autisti

«Il coprifuoco in Lombardia è necessario perché la situazione è esplosiva» Le parole sono quelle del direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano Fabrizio Pregliasco. E Milano è diventata un sorvegliato speciale: «Per densità di popolazione, interscambi lavorativi, i contatti legati alla tipologia abitativa di Milano, sicuramente è un malato più grave». Il 18 ottobre in città si sono superati i 700 contagi, il 20 erano comunque 515 e, anche per questo, il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha deciso di imporre un coprifuoco su tutta la regione: dal 22 ottobre tutti in casa dalle 23 alle 5 del mattino. Un’ordinanza che, secondo i retroscena, aspetta di trovare un compromesso via libera del leader della Lega Matteo Salvini.


Nell’ordinanza del governatore Fontana e nel Dpcm firmato in questi giorni dal governo non si parla però di un aspetto: i mezzi pubblici. Attualmente la capienza consentita è dell’80%, un limite che sulla linea metropolitana il comune di Milano viene fatta rispettare da un algortimo, come ha spiegato a Open l’assessore ai trasporti Marco Granelli: «Vengono contati gli ingressi di tutte le persone, quando poi si supera il limite l’algoritmo decide di bloccare i tornelli per far defluire i passeggeri. Abbiamo una media tra le 50 e 70 chiusure al giorno».


Il
nodo di bus e tram, la responsabilità è degli autisti

Niente tornelli, niente algoritmo però. Mentre la metro può contare su un sistema automatizzato, per i bus e i tram si deve fare affidamento agli autisti. Secondo il protocollo dell’Azienda trasporti milanesi (Atm) è il conducente che deve controllare che il proprio mezzo non sia pieno. E così sono proprio i bus, soprattutto negli orari di punta, a rischio assembramento. In tutti i mezzi presi durante le nostre riprese, dobbiamo dirlo però, è stato difficile vedere persone senza mascherina.

Quanto
costa ridurre la capienza

In termini di servizi, ridurre la capienza dei mezzi di trasporto ha un costo. E non da poco. Secondo le analisi dell’Associazione delle imprese del trasporto pubblico locale (Asstra) spassare dall’80% al 75% di capienza vorrebbe dire impedire a 91mila persone di muoversi, mentre scendere al 50% provocherebbe un danno alla mobilità di 275mila persone, tra studenti e lavoratori. In pratica, ridurre la capienza dei mezzi di trasporto ora con la didattica in presenza e le imprese ancora aperte potrebbe non essere possibile.

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