Coronavirus. Ancora rimedi omeopatici su Facebook?

di Juanne Pili

Analizziamo un tipico post promozionale sull’ennesimo rimedio omeopatico anti-Covid. E impariamo a diffidarne

Come abbiamo visto fin dalle origini dell’emergenza sanitaria dovuta al nuovo Coronavirus, l’omeopatia è tra le prime medicine alternative a fare subito capolino, riciclandosi per promettere nuovi “fantastici” rimedi contro la Covid-19. Si parla anche di un vaccino omeopatico, ma è la stessa Boiron (colosso dei rimedi omeopatici) a smentire una qualsiasi utilità di questa pseudomedicina contro la pandemia in corso.

Tuttavia ogni tanto in rete qualche proclama sulla presunta efficacia di un prodotto omeopatico si trova sempre. Un post apparso recentemente su Facebook ci incuriosisce particolarmente, per il seguito ricevuto e la convinzione dell’autore, nonostante si fondi su «evidenze» piuttosto ingenue. Viene promosso il cosiddetto Eupatorium perfoliatum in diluizioni omeopatiche.

Riportiamo di seguito i passaggi principali del testo:

«Qui sotto potete leggere una delle tante testimonianze sull’efficacia del rimedio omeopatico Eupatorium perfoliatum, sia come profilassi preventiva che come cura Covid, come lo potete vedere in foto in tutto il suo “vegetal” splendore».

«Straordinariamente il rimedio pare coprire anche sintomi che non sarebbero propriamente “suoi” (non vengono menzionati nelle varie sperimentazioni effettuate nel 1846, 1863, 1879, 1890, 1900), quali i sintomi neurologici riguardanti perdita del gusto e dell’olfatto, facendo riflettere sull’eventuale “aggiunta repertoriale” anche di questi sintomi».

«Ciò che però è ancor più sorprendente, è che lo stesso rimedio funge come da “azzeratore” dei falsi positivi del tampone, dando risultato sempre negativo anche se in precedenza il tampone era positivo».

Innanzitutto l’omeopatia non funziona. Mai

Omeopati sono anche alcuni degli autori di presunti studi, che dimostrerebbero un nesso tra onde elettromagnetiche e infezione da Coronavirus. Che l’omeopatia sia di fatto un placebo, ovvero utile al massimo a dedurre quanto la suggestione – o il bias degli sperimentatori – possano giocare un ruolo nel falsare dei test, è ormai assodato da tempo, anche alla luce di ampie analisi sistematiche. Semplicemente l’acqua non ha memoria di alcun tipo, quindi nessun principio attivo – diluito fino a non avere fisicamente alcuna traccia di esso – potrà risultare efficace.

  • Per maggiori approfondimenti potete leggere un nostro articolo dove vengono elencate le principali fallacie dell’omeopatia.

Falsi positivi negativizzati?

Il testo è interessante, se non altro perché fornisce spunti per ripercorrere diversi falsi miti attorno alla Covid-19, che finiscono immancabilmente per venire riciclati da complottisti e guru delle Medicine alternative, a sostegno delle proprie tesi.

Per esempio, si insinua che i tamponi – verosimilmente quelli standard per l’analisi molecolare RT-PCR – producano falsi positivi. Certamente trovare tracce di anticorpi o del genoma virale non significa automaticamente che vi sia ancora una infezione in atto; il soggetto potrebbe essersi già immunizzato, o i virioni ormai inattivati. Tuttavia, la maggiore preoccupazione è per i falsi negativi (che non riguarda il test PCR quanto quelli per gli anticorpali o gli antigenici).

  • Per maggiori approfondimenti rimandiamo a una nostra guida essenziale ai test diagnostici.  

Secondo la narrazione, tale rimedio sarebbe riuscito a fungere da «”azzeratore” dei falsi positivi». Supponendo che il dato sia stato ricavato in maniera onesta, questo potrebbe dipendere semplicemente dal fatto, che col passare del tempo dal primo test ai successivi, il positivo diventa convalescente per poi guarire del tutto, perdendo così ogni traccia rilevabile dell’infezione.

Non è la prima volta che fenomeni analoghi, spiegabili con un normale andamento fisiologico, vengono attribuiti ad una correlazione spuria tra mancati sintomi e l’assunzione di un rimedio omeopatico. Del resto l’Eupatorium compare da tempo in una lista di rimedi omeopatici, che dovrebbero curare febbri e influenze stagionali.  

Metodo scientifico Vs Tradizione

Uno dei problemi che si evincono dalla lettura di questo post Facebook – e che accomuna tutti i seguaci delle cosiddette «ricerche indipendenti» – è la scarsa dimestichezza col concetto stesso di Ricerca scientifica. Come potremmo spiegare altrimenti il punto in cui l’autore fa riferimento a «sperimentazioni effettuate nel 1846, 1863, 1879, 1890, 1900»?

Se non si riesce a trovare di meglio nell’arco di oltre un Secolo ci sarà un motivo, no? La Scienza è in continua evoluzione, per metodi, scoperte e qualità della verifica degli studi; per questo la letteratura di riferimento dovrebbe riguardare le ricerche più recenti. 

Un paragone calzante potrebbe essere quello con la Medicina tradizionale cinese, esaltata proprio in nome di una «tradizione millenaria». Ma nel Metodo scientifico la prima cosa che si impara è che una pratica non vale solo perché è diventata di uso comune da tempo immemore: altrimenti oggi il Sistema tolemaico sarebbe ancora in uso, non trovate?

Open.online is working with the CoronaVirusFacts/DatosCoronaVirus Alliance, a coalition of more than 100 fact-checkers who are fighting misinformation related to the COVID-19 pandemic. Learn more about the alliance here (in English).

Foto di copertina: cenczi | Omeopatia.

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Juanne Pili