Ecco da dove Tiani è andato a pescare il «ciondolo anti-Covid»: perché le sue giustificazioni non reggono

Dopo l’intervento alla Camera, il sindacalista e capo di InnovaPuglia interviene in televisione fornendo le sue giustificazioni, ma sbaglia ancora

Il segretario nazionale del sindacato di Polizia Siap Giuseppe Tiani si è reso famoso per la presentazione di un fantomatico «ciondolo anti Covid» durante il suo intervento video alla commissione Affari costituzionali della Camera. Secondo Tiani si tratterebbe di un dispositivo di tecnologia israeliana capace di inibire qualsiasi virus – per poi dire batteri – attorno a chi lo indossa, ma dice come si chiama e dove si possa per fornirlo agli agenti di Polizia impegnati sul campo.

Intervistato da TGNorba 24, Tiani cerca di fare chiarezza sul suo intervento, negando di aver fatto riferimenti al nuovo Coronavirus:

Intanto non è una medaglia, è uno strumento di alta tecnologia. Faccio chiarezza, mi è stato riferito da ingegneri esperti, elettrotecnici, elettro… non so la specializzazione che hanno, che lavorano in ambito sanitario che mi hanno fornito questo strumento. È praticamente un purificatore d’aria, il senso dell’intervento era quello, nell’ambito del decreto sicurezza e immigrazione di fornire a tutto il personale di Polizia che è particolarmente esposto agli agenti atmosferici infettanti, dai pollini alle polveri sottili, al fumo passivo, a tutto ciò che può essere portatore, diciamo, di virus che non sono certamente non sono il coronavirus, non mi riferivo al coronavirus perché il Presidente della Commissione ad un certo punto mi ha interrotto perché il mio tempo era esaurito.

Nega di aver fatto riferimento al Coronavirus, eppure nel suo intervento alla Camera aveva detto un chiaro e tondo «qualsiasi virus». Dice anche «di segno positivo», ma è bene ricordare che il virus non ha una sua carica elettrica.

Quale è stata la fonte che ha convinto Tiani ad acquistare il prodotto? Lo spiega sempre a TGNorba 24:

È una tecnologia già usata negli ospedali, d’altronde Repubblica, che è una delle testate più qualificate del nostro giornalismo, a settembre e ad agosto ha dato ampio risalto di questa start up italiana che ha inventato questo strumento.

In precedenza aveva sostenuto che la tecnologia fosse israeliana, ma in questo caso si parla di una start up italiana che è stata effettivamente promossa da Repubblica, ma in due articoli sponsorizzati e dunque a pagamento affinché vengano pubblicati. Ecco il primo del 3 agosto 2020 dal titolo «Ecco il purificatore d’aria che si indossa» con l’evidente scritta «Contenuto Sponsorizzato»:

Ecco il secondo del 14 settembre da titolo «AirMed, il purificatore d’aria pret-a-porter» con l’evidente scritta «Contenuto Sponsorizzato»:

Come potrebbe aver fatto pensare che il prodotto in questione potesse essere utile contro il Sars-Cov-2? Ecco il passaggio dell’articolo sponsorizzato del 3 agosto:

La recente emergenza sanitaria ha comportato la necessità di indagare in modo più approfondito l’incidenza delle infezioni virali (Covid-19 compreso) in relazione al particolato atmosferico, che lo strumento è in grado di combattere efficacemente. Le polveri, infatti, costituiscono un substrato ideale per i virus, che rimangono nell’aria per molto tempo. Questa problematica può essere brillantemente risolta grazie a AirMed, che verrà commercializzato attraverso il canale delle farmacie e parafarmacie da settembre 2020 in tutta Italia.

C’è da dire che nel sito dell’azienda non risultano riferimenti al Sars-Cov-2 e alla Covid19. C’è da dire, inoltre, che siti come Altroconsumo paragonano l’utilizzo dei purificatori «come aprire la finestra», che è gratis.

Ricordiamo che il virus si trasmette per via aerea tramite le particelle di saliva (droplet) che emettiamo dalle nostre vie respiratorie parlando, starnutendo e tossendo, le quali possono giungere nelle superfici – incluso il purificatore – che se vengono toccate senza fare attenzione possono veicolare il virus verso l’organismo della persona che lo indossa. Evitiamo pratiche rischiose al fine di evitare ulteriore diffusione del virus e il rischio che diventi endemico.

Per concludere, Tiani non si è reso conto che i due articoli di Repubblica sono dei contenuti sponsorizzati, a pagamento in quanto pubblicitari. Sostiene di non aver fatto riferimenti al Sars-Cov-2, ma non lo specifica nell’incontro alla Camera dove ha fatto invece riferimento a «qualsiasi virus». Non ci siamo!

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