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Veneto e Friuli chiudono le scuole superiori fino al 31 gennaio. La Campania non le riapre prima del 25. Il M5s: «Inaccettabile»

04 Gennaio 2021 - 14:27 Felice Florio
Caos sulla ripartenza. Il Movimento 5 stelle attacca: «Gli accordi erano chiari e vanno rispettati. Basta tergiversare»

Non accenna a dissolversi il polverone sollevatosi intorno alla riapertura della scuola. Prima delle festività natalizie, il governo dava per certo il rientro in classe il 7 gennaio per gli alunni delle superiori. Invece, con il primo weekend dell’anno, la certezza della riapertura è venuta meno. Giuseppe Conte insiste per il ritorno in classe, alcuni governatori ravvisano la mancanza delle condizioni di sicurezza, il Comitato tecnico scientifico si muove sul filo del rasoio tra pressioni politiche e ragioni della scienza. In questa situazione nebulosa, a farne le spese sono i dirigenti scolastici, i professori e gli studenti, ignari di cosa dovranno fare di qui a tre giorni. «La cosa più importante – ha dichiarato Fabio Ciciliano, segretario del Cts, la mattina del 4 gennaio -, non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane. È una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno tornando ad aumentare». Nell’attesa di una posizione ufficiale, alcune Regioni si stanno muovendo da sole ed emanando ordinanze valide sui propri territori.

La Toscana riapre le superiori

È deciso Eugenio Giani, il presidente della Regione Toscana, nel seguire la direzione del governo e riaprire le scuole secondarie di secondo grado già dal 7 gennaio: «Saremo minoritari ma siamo convinti che il rapporto tra insegnanti e studenti sia essenziale, quindi, anche complice il fatto che con i dati ce lo possiamo permettere, in Toscana il 7 gennaio si riparte con le scuole superiori». Giani, durante la conferenza stampa nel palazzo della Presidenza della giunta regionale, ha ribadito l’iter che seguiranno le riaperture delle scuole toscane: «Secondo le indicazioni dell’ordinanza del ministro della Salute Speranza – si procederà – al 50% – di didattica in presenza -, se poi i dati epidemiologici peggiorano si tornerà alla Dad in modo esclusivo».

Caveri, Valle d’Aosta: «Rinvio sarebbe grave»

L’assessore all’Istruzione della Valle d’Aosta, Luciano Caveri, ha sottolineato che la sua Regione è «pronta ad aprire le scuole superiori il 7 gennaio». Ha inoltre ribadito che «la decisione di un rinvio sarebbe molto grave», e ha spiegato che il suo territorio ha «le condizioni di sicurezza per poterlo fare. Se altre Regioni ritengono di non essere in grado di aprire, possono stabilire il rinvio autonomamente con proprie ordinanze; ma se Roma decidesse diversamente per tutti saremmo difronte a un fatto compiuto che ci preoccuperebbe moltissimo».

Le ordinanze di Veneto e Friuli

È il caso del Veneto, dove il governatore Luca Zaia ha firmato un’ordinanza per tenere chiuse le scuole superiori fino al 31 gennaio. «Non ci sembra prudente – ha commentato la decisione – in questa situazione epidemiologica riaprire le scuole. Questo è ciò che dobbiamo fare per il bene della comunità oggi». Il presidente del Veneto ha anticipato che molti suoi omologhi delle altre Regioni «faranno un provvedimento simile». Zaia ha voluto precisare che la decisione non ha nulla a che vedere con il problema dei trasporti.

«La Regione – ha aggiunto Zaia per smarcarsi dalla querelle politica – può intervenire con ordinanze sul rischio sanitario, non è in contraddizione con le norme nazionali. Non mi sorprende che la ministra Azzolina si batta per la riapertura, perché è il ministro dell’Istruzione, ma in questo momento non è prudente. Quando abbiamo portato l’accordo delle Regioni sui protocolli per la riapertura non eravamo arrivati a questa situazione. La situazione sta degenerando – ha concluso – e bisogna rispondere con misure ad hoc».

Anche il Friuli Venezia Giulia, ha giocato di anticipo rispetto alle decisioni definitive dell’esecutivo. Il presidente, Massimiliano Fedriga, ha pronta «un’ordinanza che sposti dopo il 31 gennaio il rientro in classe dei ragazzi delle secondarie di secondo grado». Ad annunciarlo l’assessore regionale all’Istruzione Alessia Rosolen. Chiarendo, però, che «ci sono possibilità di intervenire da qui al 31 gennaio, a seconda di come la curva epidemiologica si modificherà nelle prossime settimane».

La decisione della Campania

In Campania, dalla riunione dell’Unità di Crisi della Regione, è emersa invece l’intenzione di mantenere le scuole superiori chiuse fino al 25 gennaio. Potranno tornare l’11 gennaio gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, esattamente come funzionava prima della pausa natalizia. «A partire dal 18 gennaio sarà valutata dal punto di vista epidemiologico generale la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola primaria», si legge nella nota dell’Unità di Crisi.

L’attacco del M5s

In questo quadro, è da registrare la dura presa di posizione degli esponenti del Movimento 5 stelle in commissione Istruzione al Senato: «Continuare a tergiversare sulla data di riapertura degli istituti scolastici, procrastinando il rientro dei nostri studenti, come stanno facendo molti presidenti di Regione, dopo accordi ben precisi sui tracciamenti e sul trasporto pubblico locale assunti a dicembre non è più accettabile. Lo scorso 23 dicembre sono stati presi degli accordi tra il governo e le Regioni, messi nero su bianco, che devono essere rispettati».

Sileri prende tempo

Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha ribadito che la scuola «è un luogo in cui il rischio di contagio è basso». Per questo, il viceministro ha detto di ritenere «auspicabile» la riapertura, ma «prestando maggiore attenzione a ciò che c’è intorno a essa, come il trasporto pubblico e la mobilità generale». Tuttavia, Sileri non si esprime sulla certezza del ritorno in classe il 7 gennaio: occorre attendere «nei prossimi giorni, i dati del contagio, che potrebbero risentire dei contatti cresciuti nel periodo delle feste – prevedendo la didattica in presenza alle superiori – laddove l’andamento del virus si dimostrerà sotto controllo e gli ospedali non saranno sotto pressione».

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