Caso Lombardia e polemiche sui dati da zona rossa, alla fine Fontana minimizza: «Forse non è colpa di nessuno»

Il presidente della Regione: «La polemica mi lascia indifferente: lasciamo che la magistratura accerti come si sono svolti i fatti e individui se ci sono delle responsabilità»

Giorni e giorni di accuse incrociate, di scaricabarile, di guerra a colpi di dati e parametri. Di comunicati stampa, dirette e post Facebook, conferenze stampa. Da un lato la Lombardia che accusa Roma per essere finita in zona rossa. Dall’altra l’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute che sottolineano come la decisione di assegnare alle regioni una zona piuttosto che un’altra venga presa con ordinanza del ministro della Salute in base al relativo Dpcm ma soprattutto visti e analizzati dalla Cabina di Regia i dati dei contagi di Coronavirus delle singole aree inviati dalle suddette regioni.


La Lombardia in zona rossa? Ingiusto, i dati saranno sbagliati. Come dite? È in base ai dati che la Lombardia manda? «Non abbiamo mai sbagliato a dare i nostri numeri né mai rettificato», assicurava in queste ore il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Eh ma, dice oggi Silvio Brusaferro, la Lombardia sapeva già da giorni, da prima di metà gennaio del risultato dei calcoli di Iss e Fondazione Kessler sull’indice Rt. «I numeri vengono sempre rimandati alle Regioni» prima della firma delle ordinanze il venerdì. Eh, ma prima del 20 gennaio, nessuna protesta è giunta dalle parti della Lombardia, mentre i dati giunti e quindi analizzati parlavano di un destino da zona rossa. «Tutto è passato senza problemi, altrimenti avremmo fatto un secondo calcolo, come succede spesso dopo le richieste regionali», spiega ancora Brusaferro.


E quindi, queste richieste di risarcimento al governo per essere finiti in zona rossa anziché arancione (con tutte le relative ricadute economiche sul territorio)? La class action degli esercenti? Le responsabilità? Le calunnie alla Regione?

«La polemica mi lascia indifferente: fidiamoci di quello che decideranno i  giudici. Probabilmente non è colpa di nessuno, lasciamo che la magistratura accerti come si sono svolti i fatti e individui se ci sono delle responsabilità», dice oggi il governatore lombardo a Tgcom24. Un’uscita che viene accolta on line da alcuni utenti con una certa ironia.

«Io sono tranquillo e sereno. Noi abbiamo sempre mandato i dati in maniera corretta e trasparente». Anzi.

«Siamo stati noi a segnalare tutto. Siamo stati noi che abbiamo sollevato la questione, che abbiamo chiesto una sospensiva dell’ordinanza che ci metteva in zona rossa per esaminare tecnicamente la situazione, siamo stati noi che abbiamo fatto ricorso al Tar convinti che la classificazione era sbagliata e che abbiamo insistito affinché venissero affrontati tutti i problemi legati all’algoritmo».

Lo scontro politico

A ricostruire la natura tutta politica dello scontro è un’esclusiva del Corriere della Sera che racconta come i dati – per come hanno ricevuto la convalida del comitato tecnico scientifico come emerge anche dalla relazione che i tecnici lombardi hanno inviato all’Iss – dimostrerebbero la versione di Brusaferro, e quindi che l’errore sarebbe imputabile al calcolo settimanale della regione, sul calcolo finale dei guariti e dei sintomatici.

In copertina ANSA

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