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Coronavirus, la zona arancione scuro, la nuova cabina di regia e l’ipotesi per cinema e teatri: il primo Dpcm firmato da Draghi

25 Febbraio 2021 - 09:32 Valerio Berra
Il 27 marzo è la giornata mondiale del teatro. Il nuovo Dpcm finirà il 6 aprile ma è questo il giorno di cui si sta parlando per riaprire i musei e gli altri luoghi della cultura

Il 5 marzo scade l’ultimo Dpcm per fermare il Covid che porta la firma di Giuseppe Conte. E il nuovo governo guidato da Mario Draghi non sembra intenzionato a scompaginare troppo i confini entro cui si è mosso il suo predecessore. Anzi. Secondo le prime indiscrezioni, saranno confermate tutte le restrizioni già in vigore: ristoranti chiusi la sera, viaggi fuori regione solo per chi ha la seconda casa, cinema e teatri ancora serrati. A confermarlo anche il ministro della Salute Roberto Speranza, uno dei pochissimi reduci del cambio di governo. Ieri al Senato ha detto: «In questo ultimo miglio non possiamo assolutamente abbassare la guardia: non ci sono oggi le condizioni epidemiologiche per abbassare le misure di contrasto alla pandemia».

Il nuovo Dpcm sarà in vigore fino al 6 aprile, data che include anche Pasqua e Pasquetta (rispettivamente 4 e 5 aprile). L’unica data in cui potrebbe aprirsi qualche spiraglio è quella del 27 marzo. Da qui, ma non è confermato, si parla di due aperture molto attese: quelle di cinema e teatri e quelle per muoversi da una regione all’altra anche senza avere una seconda casa. Data non casuale, visto che si tratta della Giornata mondiale del teatro. Gli ultimi dettagli dovrebbero essere definiti oggi, con la riunione dei governatori.

Il portavoce del Cts e la cabina di regia: cosa cambia nel governo

Il primo Dpcm dell’era Draghi segna anche un cambio di passo per il metodo con cui verranno prese tutte le decisioni sulla pandemia: il numero dei membri del Cts è stato ridotto, verrà scelto un portavoce e la cabina di regia è stata allargata ai ministri che guidano dicasteri legati all’economia, vale a dire Giancarlo Giorgetti e Stefano Patuanelli. Inoltre, per riparare a uno dei punti sui cui Matteo Renzi aveva avviato lo strappo con Giuseppe Conte, la decisioni prese con il Dpcm verrano annunciate con anticipo a Parlamento e governatori, così da accogliere i suggerimenti delle parti.

La nuova zona «arancione scuro» o «arancione rafforzato»

Priorità alle varianti. Le nuove manifestazioni del virus sono al centro delle preoccupazioni dei tecnici, soprattutto la variante inglese che secondo la fondazione Bruno Kessler di Trento potrebbe diventare entro due mesi addirittura la forma di Coronavirus prevalente in Italia. Un’attenzione che ha portato all’introduzione nel nuovo Dpcm di una nuova fascia cromatica: «arancione scuro» o «arancione rafforzato». Sarà questa l’etichetta usata per definire quelle zone in cui c’è una presenza rilevante di casi riconducibili alle varianti del Coronavirus.

Il numero dei nuovi casi sta aumentando e al momento esistono 25 zone rosse in tutto il Paese. Da piccoli comuni a intere province. Intanto la campagna vaccinale non è ancora decollata, visto che (dati aggiornati a ieri) il numero delle persone che hanno già ricevuto prima e seconda dose di vaccino è arrivato a 1,34 milioni. Dall’arrivo delle prime dosi in Italia sono passati due mesi.

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