Serie A, si gioca finché non c’è un focolaio in squadra: cosa prevede il protocollo per limitare le Asl

Previsto lo stop con 12 casi nel gruppo squadra senza considerare la Primavera con la Lega che domani 13 gennaio modificherà l’attuale protocollo

Toccherà agli esperti del Cts esprimersi in ultima battuta sul nuovo regolamento che il mondo dello sport professionistico, dal basket al calcio al volley, ha concordato con il governo nel vertice di ieri 11 gennaio. L’obiettivo della bozza, anticipata dalla Gazzetta dello Sport, è di evitare come già accaduto che siano le Asl a intervenire per fermare le singole partite, soprattutto con criteri non omogenei tra province diverse. Nel nuovo regolamento sarebbe quindi prevista la «quarantena soft», già applicata quando è ripartita la Serie A dopo il primo lockdown, secondo cui i contatti stretti con un caso positivo di Covid-19 possa comunque allenarsi e giocare. La novità stavolta è sulla soglia di positivi da non superare perché una squadra possa scendere in campo: in un gruppo non dovranno esserci più del 35 per cento degli atleti positivi. Nel caso del calcio, per esempio, una squadra con 33-34 calciatori in rosa potrà disputare le partite fino a quando non avrà superato il limite di 11 casi di positività. Altrimenti la partita dovrà essere rinviata.


I limiti alle Asl

Quando si parla di gruppo squadra, la Primavera risulta attualmente esclusa dal discorso, un passaggio che si avvicina molto alle regole della Premier League e che si differenzia da ciò che era stato disposto dalla Lega di Serie A, che oltre a introdurre nel suo regolamento i più giovani, aveva inserito anche il vincolo della maggiore età, motivo per cui se un giocatore sopra i diciotto anni è positivo ma fa parte della Primavera, il provvedimento sarebbe stato comunque valido, ma da ora in avanti non sarà più così. Ulteriore linea guida che andrà a limitare le Asl è la cosiddetta quarantena «morbida», inserita nella circolare del Ministero della Salute del 30 dicembre 2021, motivo per cui nel caso in cui dovesse verificarsi una singola positività vale la quarantena soft, mentre nell’eventualità di più casi entreranno in gioco nuove norme. Chi risulta vaccinato con una dose negli ultimi 120 giorni non verrebbe fermato, ma ovviamente dovrebbe «autosorvegliarsi», mentre chi ha effettuato l’ultima somministrazione da più di 120 giorni dovrà sottoporsi alla quarantena «soft» per tre giorni al posto dei cinque inizialmente previsti, con la possibilità di giocare le partite.


Ieri 11 gennaio, il nuovo protocollo è stato discusso in un vertice di governo con la sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali, il ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, il ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente del Coni Giovanni Malagò e il numero uno della Federazione Medico-Sportiva Maurizio Casasco. Oggi il documento sarà esaminato dalla conferenza Stato-Regioni, dopo di che sarà compito del Cts fare una valutazione del regolamento, con la circolare che sarà poi emanata dal Ministero della Salute.

Chi rischia lo stop

Secondo quello che dovrebbe essere il nuovo criterio, le squadre di Serie A che al momento rischiano maggiormente di non poter disputare le prossime partite sono Udinese e Verona. Di seguito il numero delle attuali positività nelle squadre di calcio.

  • Atalanta: 4 positivi
  • Bologna: 8 positivi
  • Cagliari: 1 positivo
  • Empoli: nessun positivo
  • Fiorentina: 2 positivi
  • Genoa: 6 positivi
  • Inter: nessun positivo
  • Juventus: 1 positivo
  • Lazio: nessun positivo
  • Milan: 4 positivi
  • Napoli: 8 positivi
  • Roma: 1 positivo
  • Salernitana: 6 positivi
  • Sampdoria: nessun positivo
  • Sassuolo: 2 positivi
  • Spezia: nessun positivo
  • Torino: 4 positivi
  • Udinese: 12 positivi
  • Venezia: nessun positivo
  • Verona: 11 positivi

Immagine di copertina: Ansa

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