Dal caso Giambruno alla guida dei Verdi europei: chi è Benedetta Scuderi, la 32enne italiana candidata alla Commissione Ue

La co-portavoce dei Giovani Verdi beffò in diretta tv l’allora compagno della premier. Ora vuole guidare gli ecologisti di tutta Europa. Ecco cos’ha in mente

Per un italiano arcinoto che si smarca (fino a prova contraria), ce n’è una che ha una gran voglia di farsi largo e che alla presidenza della Commissione europea è da qualche giorno candidata ufficialmente. Mario Draghi, retroscena dei quotidiani a parte, non è in campagna elettorale per la guida delle istituzioni Ue. Benedetta Scuderi, classe 1991, invece sì. Dal 2 dicembre la giovane salernitana è una delle quattro candidate alla guida dei Verdi europei in vista delle elezioni continentali in programma il prossimo giugno. Si vota per il rinnovo del Parlamento europeo, certo. Ma l’Assemblea che ne nascerà sarà quella che dovrà votare il suo gradimento alla prossima Commissione. E tra gli euro-partiti i Verdi sembrano essere quelli partiti per primi (anche per recuperare terreno nei sondaggi) nell’identificazione dei volti della campagna: i loro due lead candidates proposti, nel più roseo dei scenari, per la guida della Commissione emergeranno dal Congresso di Lione di inizio febbraio. I delegati dei partiti ecologisti di tutto il continente li sceglieranno (almeno uno sarà una donna) in una rosa di quattro: l’olandese Bas Eickhout, la tedesca Terry Reintke, la lettone Elīna Pinto, e l’italiana Benedetta Scuderi, appunto. Mezza Italia s’è accorta di lei lo scorso settembre, quando «trollò» in diretta tv l’allora conduttore tv e compagno della premier Andrea Giambruno, inchiodandolo (prima di Striscia la notizia) al suo plateale machismo. Una vicenda misera e tutta italiana, ma di cui in fondo a Scuderi non è dispiaciuto essere protagonista – se è vero, come racconta a Open, che uno dei punti forti della sua campagna pan-europea sarà proprio il femminismo.


Piattaforma di campagna

«Punterò su tre battaglie fondamentali», racconta Scuderi, sino ad oggi co-portavoce dei Giovani Verdi europei. «Primo, la giustizia climatica. Secondo, il femminismo. Terzo, la riduzione delle diseguaglianze, tra i Paesi e non solo dentro ciascuno di essi». Già perché Scuderi, nella battaglia interna all’euro-partito che si è appena aperta, insisterà anche e soprattutto su ciò che lei rappresenta: se passasse, sarebbe la prima rappresentante del Sud Europa a guidare i Verdi nella loro storia. «Anche dentro alla mia famiglia politica c’è uno schiacciamento sulle percezioni del Nord-Ovest d’Europa: dobbiamo ridare voce e rappresentanza a chi proviene da contesti più svantaggiati, alle donne, ai giovani». La sfida di Scuderi s’annuncia in effetti tutt’altro che facile: la grande favorita per guidare i Verdi nei prossimi mesi è l’europarlamentare Terry Reintk, espressione di quello che è di gran lunga il più forte dei partiti ecologisti europei, quello tedesco. Ma per lo meno il secondo posto accanto al suo pare contendibile, e Scuderi non ha nulla da perdere. «Negli ultimi 5 anni l’Ue ha fatto grandi conquiste sul tema della transizione ecologica, ma negli ultimi mesi la Commissione sembra aver smarrito la sua ambizione, dando appoggio all’agenda delle destre», dice la giovane attivista, ricordando i recenti passi indietro delle istituzioni Ue su una serie di “mattoni” chiave del Green Deal. «In molti Paesi europei, compreso il nostro, i popolari stanno in coalizione con l’estrema destra. C’è il rischio che il prossimo anno emerga la stessa maggioranza anche in Europa», avverte Scuderi. Già, ma che cos’hanno da dire di più allettante i Verdi, per evitare che ciò accada e riportare la lotta al cambiamento climatico in cima alle priorità?


La transizione ecologica e le azioni di Ultima Generazione

«Non c’è bisogno di grandi azioni per far capire ai cittadini l’urgenza della transizione ecologica», ribalta la frittata Scuderi. «I cittadini avvertono già sulla loro pelle gli effetti del cambiamento climatico, l’Italia stessa è ormai regolarmente messa in ginocchio dagli eventi estremi». Il problema, secondo lei, sta se mai nell’attuale leadership: «A fronte di questa sensibilità abbiamo un governo totalmente negazionista: Salvini lo è senza mistero, Meloni è del tutto indifferente alla questione climatica. Ecco perché il problema non è far comprendere l’urgenza della transizione, ma come indirizzarla perché sia giusta, conveniente. Perché funzioni, deve partire dalle persone e tornare a loro». Tornare a dialogare sulle strade e in particolare coi giovani, insomma. Strategia decisamente differente da quella messa in atto, pur con lo stesso obiettivo, dagli attivisti di movimenti come Ultima Generazione o Extinction Rebellion. Blocchi stradali, imbrattamenti a monumenti e attacchi a opere d’arte sono ormai all’ordine del giorno, per l’esasperazione (per lo più) dei cittadini. Che ne pensa la candidata verde, di questo tipo di azioni? «Io non le faccio e non le farei, non rientrano nel mio vocabolario di attivismo», dice Scuderi, che ha iniziato a fare politica ai tempi del liceo ma non ha mai avuto altra tessera se non quella dei Verdi. «Ciò detto, dobbiamo comprendere la proporzionalità del gesto rispetto all’obiettivo: di fronte a un governo immobilista, che non fa nulla di fronte a catastrofi climatiche che uccidono persone, il loro messaggio lo fanno passare con tutti i mezzi che hanno. Strategia controproducente? Forse, ma siamo sicuri che se non compissero queste azioni parleremmo altrettanto della questione climatica?», chiede Scuderi, che si dice più preoccupata, se mai, dell’inasprimento delle pene per gli autori dei blocchi stradali: «Siamo al limite della repressione autoritaria», avverte la candidata, memore anche di quanto accaduto pochi giorni fa alla Prima della Scala.

Quel che resta del caso Giambruno

Se la lotta al patriarcato e alla violenza di genere rientra a pieno titolo nel suo programma politico, è inevitabile chiedere conto a Scuderi di quel tanto breve quanto intenso scambio avuto pochi mesi fa in diretta tv con Andrea Giambruno. Che ne pensa dell’uccisione in Abruzzo dell’orsa Amarena?, le chiese l’allora conduttore di Diario del Giorno, persuaso si sarebbe parlato solo di animali e di un “innocuo” caso di cronaca. La portavoce dei Giovani Verdi colse l’attimo e lo fulminò: «Potremmo dire che è responsabilità dell’orsa, perché se non fosse uscita di notte da sola non avrebbe incontrato il cacciatore, o il lupo, e quindi queste cose non sarebbero successe», disse la giovane verde, inchiodando Giambruno alle sue contestatissime affermazioni sullo stupro di gruppo di Palermo. Che ne pensa dunque, Scuderi, della triste fine di quella parabola, con la rottura tra Giambruno e Meloni e il suo siluramento dalla conduzione a Mediaset dopo l’uscita dei suoi fuorionda sessisti? «Penso che sia stato tutto un teatrino – risponde l’attivista -. Il maschilismo di Giambruno era già emerso da tempo, lo sapevano tutti. Io l’ho trollato perché aveva detto cose inaccettabili. Non entro e non entrerò mai nel loro privato, ma ricordo che Meloni lo difese pubblicamente anche dopo quelle frasi su Palermo». Tutto bene quel che finisce bene, se non altro, con il suo allontanamento dallo schermo? Non ne è affatto convinta, la protagonista dello scontro di inizio settembre: «Avrei preferito di gran lunga un’indagine interna da parte di Mediaset, non solo su quel programma, su veri e propri abusi oltre che commenti e comportamenti patriarcali. Non ha senso che Giambruno vada via, se poi la cultura rimane la stessa».

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