Ghali da Fabio Fazio: «Stop a tutte le guerre, fa strano sentire che non si può parlare più di pace» – Il video

L’intervento del rapper milanese a “Che tempo che fa”: «Il successo fa perdere l’innocenza. Sono andato dalla psicologa e mi sono fermato per un anno e mezzo»

Lo «stop al genocidio» pronunciato dal palco dell’Ariston, le polemiche sull’appello alla pace, l’intervista «censurata» a Repubblica e persino l’incidente diplomatico con l’ambasciatore Alon Bar. A una settimana dalla fine del Festival di Sanremo, Ghali torna a parlare in pubblico. E lo fa partecipando a Che tempo che fa, la trasmissione condotta da Fabio Fazio sul Nove. «Parlare di pace è diventato qualcosa di divisivo, mentre a scuola un tempo ci si facevano i temi», osserva il conduttore. E Ghali prosegue: «Sentiamo quella frase per tutta la vita. Fa strano sentire che ora non si può più». Come accaduto già durante il Festival, Ghali lascia che sia il suo pupazzo alieno, Rich Ciolino, a suggerire un messaggio da lasciare al pubblico. Sul palco dell’Ariston l’appello era stato «Stop al genocidio», questa volta il messaggio è «Stop alle guerre, ai respingimenti, alle ingiustizie e a chi dice “aiutiamoli a casa loro”».


Ospite a Che tempo che fa, Ghali ha ricordato la genesi di Casa Mia, il brano portato a Sanremo e diventato un inno dei movimenti pro-Palestina, ma – precisa il rapper – scritto prima della strage compiuta da Hamas il 7 ottobre. Nel corso della trasmissione, l’artista milanese con genitori tunisini ha ripercorso anche il primo incontro con il successo, «che ti fa perdere l’innocenza. Ero annebbiato, non riuscivo a fare la mia vita normale, sono andato dalla psicologa, mi sono fermato per un anno e mezzo, volevo tornare autentico». Per tanto tempo, ha aggiunto Ghali, «sono stato un ultimo e lo sono ancora». Il rapper ha raccontato di aver comprato casa da poco «in un quartiere alla periferia di Milano» e a proposito del suo rapporto con la musica ha aggiunto: «L’arte è una stanza creativa per chi soffre, l’unico modo che abbiamo per far diventare pietra preziosa il nostro dolore».


Leggi anche: